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Negli Usa create in laboratorio le zanzare “anti malaria”

di Maria Rita Montebelli

I ricercatori dell’Università della California hanno creato una nuova specie di ‘zanzara- Frankenstein’ dotata di geni ‘blocca-malaria’. L’idea è quella di portare questi ‘infiltrati’, cioè le zanzare geneticamente modificate e incapaci di trasmettere la malaria, in aree endemiche di malattia, allo scopo di trasmettere questi geni protettivi alle generazioni successive, fino a creare una popolazione di zanzare ‘anti-malaria’

25 NOV - Il vaccino anti-malaria è ancora un sogno lontano e anche la ricerca di nuove terapie contro questa patologia, responsabile di migliaia di morti e di milioni di nuovi casi ogni anno nel mondo, fatica a mantenere le sue promesse. Bed net (le zanzariere da letto impregnate di insetticidi e l’uso di insect repellent sono tra i presidi più efficaci per difendersi dalle punture di questi pericolosi insetti. Ma adesso si profila all’orizzonte una soluzione inedita e biotech per un approccio alla prevenzione da ‘guerra biologica’.
 
Utilizzando una tecnica di editing genico del tutto innovativa (il cosiddetto metodo Crispr), i ricercatori dell’Università della California hanno creato una nuova specie di ‘zanzara- Frankenstein’ dotata di geni ‘blocca-malaria’. L’idea è quella di portare questi ‘infiltrati’, cioè le zanzare geneticamente modificate e incapaci di trasmettere la malaria, in aree endemiche di malattia, allo scopo di trasmettere questi geni protettivi alle generazioni successive, fino a creare una popolazione di zanzare ‘anti-malaria’.
 
Per ottenere questo risultato i ricercatori delle sedi di Irvine (UCI) e San Diego (UCSD) hanno inserito un tratto di DNA nella linea germinale di zanzare Anopheles stephensi (il più comune vettore della malaria in Asia). E la gradita sorpresa è stata che il frutto del loro intervento di ingegneria genetica veniva trasmesso al 99,5% della progenie. Il metodo Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) consiste nell’accedere al nucleo della cellula, per tagliare via un tratto del DNA ed eventualmente rimpiazzarlo con una nuova sequenza. La loro ricerca è stata pubblicata online su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
 
“I risultati del nostro studio – commenta Anthony James, professore di biologia molecolare e biochimica, microbiologia e genetica molecolare dell’UCI – riaprono il sogno di adattare questa tecnica per ottenere l’eradicazione della malaria”.
Il laboratorio del professor James sta lavorando da vent’anni al progetto delle zanzare ‘anti-malaria’ e già di recente aveva fatto parlare di sé per i suoi modelli anti-dengue. Nel 2012 aveva dimostrato che gli anticorpi in grado di alterare la biologia del parassita, dopo essere stati adattati da quelli del sistema immunitario del topo, potevano essere introdotti nelle zanzare. In questo caso però il DNA protettivo viene trasmesso solo a metà della progenie.
 
Un netto passo avanti nella giusta direzione è stato fatto all’inizio dell’anno, quando Ethan Bier eValentino Gantz, due biologi dell’UC San Diego hanno annunciato di essere riusciti a mettere a punto un nuovo metodo in grado di introdurre le mutazioni desiderate in entrambi le copie di un gene. La reazione a catena mutagena è stata ottenuta utilizzando un enzima, la Cas9 nucleasi associata a Crispr e trasmettendo le mutazioni attraverso la linea germinale; questo consente di ottenere una percentuale di trasmissione della neo-mutazione alla progenie pari al 95%.
 
A questo punto si è consumato il ‘matrimonio’ tra i due filoni di ricerca, il metodo Crispr messo a punto da Bier e Gantz e le zanzare di James. Il professor Gantz ha associato ai geni antimalaria l’enzima Cas9 (un enzima in grado di ‘tagliare’ il DNA) e un RNA guida per creare una ‘cassetta’ che, iniettata negli embrioni di zanzara va a colpire un punto specifico del DNA della linea germinale, nel quale vengono inseriti i geni degli anticorpi antimalaria. E per essere sicuri di essere andati a target i ricercatori californiani hanno inserito in questa ‘cassetta’ una proteina in grado di far diventare rosso fluorescente gli occhi della progenie, effetto ottenuto appunto nel 95% delle zanzare con il gene mutato.
 
“Si tratta di un passo significativo – afferma James - che potrebbe preludere presto a studi sul campo”. Il gene anti-malaria funziona anche se di sicuro i ricercatori americani troveranno il modo di migliorare ulteriormente  la produzione di queste zanzare-Frankenstein. E’ certo tuttavia che con questa tecnologia si riusciranno a creare vaste popolazioni di zanzare ‘anti-malaria’.
 
Maria Rita Montebelli

25 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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