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Un Comitato tecnico scientifico in ogni Regione per attuare il Pnrr

L’idea di affiancare all’amministrazione regionale un comitato di esperti, in analogia con l’esperienza nazionale durante la pandemia, potrebbe essere un buon inizio per un futuro assetto del servizio in cui il ruolo dei professionisti sia riaffermato nel suo giusto valore, garantendo così lo sforzo congiunto per conseguire i migliori risultati possibili nonostante le drammatiche difficoltà del momento.

09 MAR - Sabato scorso il Ministro Speranza era a Firenze per assistere alla presentazione dello stato dell’arte della Regione Toscana sulla attuazione del PNRR. Tutte le Regioni, chi più chi meno, saranno al lavoro per non perdere i fondi assegnati; la Toscana ha già deliberato sulla spesa necessaria per costruire o ristrutturare ogni singola Casa di Comunità, Centrale Operativa e Ospedale di Comunità.
 
Una proiezione di spesa strettamente collegata al finanziamento del PNRR, anche se nessuno nega il problema drammatico del reperimento del personale e degli oneri derivanti dal rispetto dei requisiti strutturali e organizzativi previsti dall’ordinamento.
 
Purtroppo su questo quadro, già complesso, gravano le pesanti ombre della guerra in Ucraina: la possibile crisi energetica, l’aumento dei costi delle materie prime, l’inflazione, formano un quadro assai instabile che rischia di stravolgere ogni previsione di spesa. Il Ministro ha accennato a questa difficoltà, senza sottovalutarla ma dando l’impressione di far conto sugli incrementi del Fondo Sanitario previsti per i prossimi anni per rispettare il programma di interventi post pandemici sulla sanità.
 
Tuttavia, di fronte agli impegni assunti e specificati nelle delibere regionali, pur diluiti nel tempo fino al 2026, la preoccupazione aumenta. Non accadrà, come spesso è accaduto, che si cambia il cartello nelle vecchie strutture, spostando al massimo qualche ufficio? Nel quartiere nel quale ho sempre esercitato c’è una vecchia sede territoriale INAM che ha cambiato insegna in AUSL, poi in ASL, ora in Distretto: diventerà Casa di Comunità?
 
Allora la domanda è: esiste un piano B? Cioè si sta pensando a come adattare o modificare o sostenere il Next Generation EU di fronte alla grave crisi economica che investe il mondo? O pensiamo di far fronte all’aumento dei costi energetici e inflazionistici aumentando ancora il debito pubblico?
 
A mio avviso la questione non può essere affrontata solo sul piano economico. Se il problema è quello della mancanza di fondi, anche dopo l’eventuale integrazione tra i finanziamenti del PNRR e l’incremento previsto del Fondo Sanitario, è chiaro che le misure dovranno riguardare aspetti macroeconomici di reperimento di finanziamenti e di risparmi energetici, oltre che di razionalizzazione ulteriore della spesa.
 
Ma sono convinto che tutti questi sforzi non sono sufficienti: occorre un coinvolgimento dei professionisti sanitari tutti, medici in particolare, perché senza la condivisione della governance del servizio non si potranno ottenere risultati virtuosi. Occorre la partecipazione al governo della sanità di quelle stesse figure che hanno consentito di tenere in vita, durante la pandemia, un servizio sanitario che costa meno degli altri omologhi europei pur con risultati ottimi.
 
E’ questa una percezione diffusa, tanto che alcuni parlano dell’opportunità di “patto per il lavoro” tra amministratori e operatori, meglio se anche con tutti gli stakehoklders della sanità pubblica.
 
Al fine dei risultati auspicati sarebbe necessario far seguire questo atto da una legge quadro sul personale della sanità; se non si definisce con legge la governance del sistema e l’affidamento della formazione post laurea al servizio sanitario pubblico, non otterremo mai i cambiamenti progettati anche se fossero disponibili tutti i finanziamenti necessari.
 
Una proposta per la governance. Pur con tutte le critiche possibili, durante la pandemia si è registrata, a grandi linee, una sintonia o convergenza tra le esigenze sanitarie e quelle economico politiche mediante un ragionevole accordo tra CTS e Governo. Nonostante il protagonismo di alcuni scienziati e lo sbandamento di alcuni politici si è in genere trovata la misura tra proposte professionali e atti di governo.
 
Potrebbe essere utile insediare in ciascuna Regione un Comitato Tecnico Scientifico, sulla falsariga di quello nazionale, con lo scopo di attuare i progetti del PNRR, cosicché le linee guida professionali fossero opera di gruppi di lavoro afferenti al CTS, fermo restando la autonomia delle decisioni politiche.
 
In conclusione, di fronte al probabile deterioramento del quadro finanziario, occorre che i protagonisti della sanità ritrovino una comunanza di visione etica e politica all’interno del quadro delineato dai progressi della scienza e della tecnica. L’idea di affiancare all’amministrazione regionale un comitato di esperti, in analogia con l’esperienza nazionale durante la pandemia, potrebbe essere un buon inizio per un futuro assetto del servizio in cui il ruolo dei professionisti sia riaffermato nel suo giusto valore, garantendo così lo sforzo congiunto per conseguire i migliori risultati possibili nonostante le drammatiche difficoltà del momento.
 
Antonio Panti

09 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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