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Nuovi dipartimenti di medicina generale. Lo Smi contro la nomina di sindacalisti Fimmg a direttori

Per il Sindacato dei medici italiani “l’intera operazione sembra ispirata all'autoreferenzialità di alcuni vertici sindacali, preoccupati di acquisire posizioni di privilegio e potere. Un colossale conflitto di interessi tra sindacati e controparte pubblica”. I nuovi direttori dei dipartimenti sono Boscherini (segretario Fimmg Firenze) per la Asl Centro e Grisillo (Fimmg Arezzo) per la Asl Sud Est. Attesa la nomina del direttore dell'Asl Nord Ovest, ma anche in questo caso dovrebbe trattarsi di un sindacalista della Fimmg.

28 APR - L’istituzione di tre dipartimenti di medicina generali in Toscana, e la nomina di altrettanti responsabili, ha fatto scattare le polemiche. Sotto accusa la forma e le modalità delle scelte prese dalla regione Toscana con la collaborazione di alcuni sindacati. “Assente un protocollo di definizione di possibili conflitti di interesse, che infatti sono immediatamente emersi, con la nomina a direttore dei neo dipartimenti di figure sindacali apicali che dovranno poi sedere anche alla trattative aziendali. Chi rappresenteranno questi dirigenti ? I medici iscritti o la Regione da cui hanno ricevuto l'incarico?”, denuncia lo Smi (Sindacato dei medici italiani), che sta studiando la possibilità di impugnare la decisione della regione guidata da Enrico Rossi.
 
Due dei nuovi direttori di dipartimento di medicina generale sono infatti segretario provinciali della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia. Si tratta di Vittorio Boscherini (segretario provinciale Fimmg Firenze) per la Asl Centro e di Dario Grisillo (Fimmg Arezzo) per la Asl Sud Est. Ancora in attesa per la nomina del direttore del dipartimento di medicina generale della Asl Nord Ovest, ma secondo la Smi si tratterebbe, anche in questo caso, di un sindacalista della Fimmg.

“La messa a regime del Dipartimento di Medicina Generale - spiega Raffaele Gaudio, segretario regionale Smi Toscana -  è intanto l’ultima tappa  della progressiva perdita di autonomia, e della mutazione giuslavorista e culturale, dei medici di generale: lo slittamento ulteriore, punto di quasi non ritorno,  verso l’approdo Dirigenziale /Dipendente.  Recependo consapevolmente strumenti, metodologie, logiche in linea con l’amministrazione e management aziendali: negoziazione  del budget, obiettivi di salute, politiche di controllo su gestione e risparmi. Una per tutte: la stretta sulla spesa farmaceutica e diagnostica, che già oggi in molti casi ha superato i limiti dell’incapienza clinica e terapeutica per i propri pazienti”.

Gaudio contesta anche nel metodo questa operazione: “L'istituzione del Dipartimento di Medicina Generale è intriso di sostanza/logica aziendale: la nomina dei Direttori di Dipartimento con relativa assegnazione di stipendio proprio di  tali incarichi (130/140 mila euro/annui) senza possibilità di sfiduciabilità. La messa a punto del meccanismo, infatti, è discutibile anche sotto il profilo dell’opportunità, correttezza e rispetto verso tutti i medici afferenti alle AFT: il Direttore di Dipartimento scelto per ogni Asl dal Direttore Generale fra una terna di Coordinatori AFT, non solo non decade dal proprio ruolo di Coordinatore di AFT, ma non ne può essere sfiduciato per l’intero mandato dei tre anni, la durata dell’incarico come Direttore di Dipartimento”.

“L’intera operazione - sottolinea - sembra ispirata ad una autoreferenzialità di alcuni  vertici sindacali, più preoccupati evidentemente di acquisire posizioni di privilegio e potere alla soglia del pensionamento, colonizzando e controllando, manu militari, tutto. Un colossale conflitto di interessi tra sindacati e controparte pubblica, proprio nella Regione di Enrico Rossi, che ultimamente ha cavalcato la crociata contro l'intramoenia, come causa delle liste di attesa, puntando appunto il dito su presunti conflitti di interessi della categoria medica. Le risorse sono al lumicino ed il SSN non potrà più garantire nulla senza una ulteriore deriva privatistica che sta già affilando le armi attraverso i propri Consorzi Sanitari, a decretare la fine di un SSN equo, solidale. E con essa verrà trascinato quello che resta della Medicina Generale”.

“Ma non finisce qua - conclude Gaudio -  abbiamo anche dato mandato al nostro consulente legale di verificare la possibilità di impugnare questa riorganizzazione della medicina generale in Toscana. Un grottesco pasticcio a danno della categoria”.

28 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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