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Coronavirus. Regione Toscana chiede a console cinese garanzie su permanenza fiduciaria di chi torna

Fino al tardo pomeriggio di ieri le autorità cinesi non avevano ancora inviato i nominativi di chi deve rientrare in Italia e non dispone di un alloggio adeguato per garantire la permanenza fiduciaria. Il presidente La richiesta della Toscana è che in assenza di garanzie chi deve tornare aspetti la fine dell’emergenza sanitaria. Rossi ha investito della questione il Governo. LA LETTERA AL GOVERNO

25 FEB - La Toscana aspetta l’elenco delle persone che devono rientrare in Italia dalla Cina. Per sollecitare le autorità cinesi, la Regione avuto ieri un incontro con consolato cinese sull’emergenza coronavirus. Due, in particolare, le richieste che la Regione pone: l’elenco dei nominativi delle persone che devono ancora tornare e che sono prive di un alloggio adeguato per garantire la permanenza fiduciaria (ovvero l'isolamento) e l’esigenza che le stesse, in assenza di tali garanzie, dunque non tornino. L’elenco dei nominativi però, fino al tardo pomeriggio di ieri, non era ancora arrivato e sul secondo punto il consolato ancora non aveva ancora risposto. Così il presidente Enrico Rossi ha deciso di investire della questione il Governo; e una lettera, firmata anche da Matteo Biffoni sindaco di Prato e presidente di Anci Toscana, è già partita per Palazzo Chigi, per il ministro della Salute, per il ministro degli Affari esteri e per il commissario straordinario e capo della protezione civile.

“Abbiamo appreso dagli organi di stampa – scrivono Rossi e Biffoni – che circa 500 lavoratori cinesi e italo-cinesi a Prato e circa 200 a Firenze starebbero rientrando dalla Repubblica popolare cinese per riprendere la loro attività presso il distretto del pronto moda della Toscana centrale e che una parte degli imprenditori, per il tramite di un loro rappresentante, Xu Quilin, si sarebbero dichiarati indisponibili a provvedere, come di consueto, ai loro alloggi alle condizioni preesistenti, facendo così venir meno un domicilio certo”. In questo modo all’emergenza sanitaria se ne aggiungerebbe una sociale ed abitativa. In assenza di risposte dal consolato, la Toscana chiede così al Governo di attivarsi presso l’ambasciatore cinese a Roma e presso la Repubblica popolare cinese.

La Regione aveva ribadito anche, nel corso dell’incontro di ieri con il console, l’esigenza che per i cinesi che vivono in Toscana e che tornino da aree critiche della Cina, ma che non dispongono di alloggi adeguati, siano trovate soluzioni utili per garantire le condizioni di una permanenza domiciliare fiduciaria e che quelli non ancora rientrati che sarebbero privi di alloggi adeguati aspettino la fine dell’emergenza sanitaria prima di rientrare in Italia. “Quella della permanenza domiciliare - spiega infatti la Regione in una nota - è la misura infatti, compresa la sorveglianza attiva, che si applica a tutte le persone di ritorno da aree a rischio, pur in assenza di sintomi collegabili al Covid-19. Per tutti i viaggiatori è obbligo infatti segnalare il rientro: anche a chi non torna dalla Cina ma da Paesi in cui la trasmissione dell’infezione è comunque significativa. Nella disposizione rientrano pure i comuni italiani già oggetto di quarantena”.

“Il consolato cinese, che - come riferiva nel tardo pomeriggio di ieri la Toscana - sulle garanzie per la permanenza domiciliare fiduciaria al riguardo non ha ancora formulato proposte, ha ribadito la disponibilità nel continuare a contribuire alla diffusione nella comunità cinese toscana di tutte le informazioni utili circa le misure preventive da adottare per ridurre il rischio di contagio. La Regione ha chiesto al consolato pure un elenco di nominativi di cinesi che a loro risultino già tornati in Italia e che si trovino in Toscana, ma anche su questo la risposta non è stata finora soddisfacente”.

25 febbraio 2020
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