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Medici non specializzati in corsia. I sindacati prendono le distanze dalla Regione

L’Anaao contesta le delibere di metà agosto nel merito ma anche nel metodo: “Organizzazioni sindacali completamente esautorate dal confronto” e “a fronte di tanta arroganza e supponenza della politica siamo costretti a utilizzare ancora una volta la via giudiziaria”. Per la Fp Cgil “serve una scelta chiara” e non “soluzioni pasticciate”. “Pensano che le professionalità sanitarie possano essere sostituite con figure meno qualificate e meno preparate senza conseguenze sul Servizio sanitario”, osserva Fvm. Anche per la Fp Cgil Medici "un corso di 92 ore e un tutor formativo di circa due mesi non può adeguatamente formare dei medici appena laureati a lavorare in un reparto così complesso come il pronto soccorso”

di Endrius Salvalaggio
11 SET - Nella settimana di ferragosto venivano approvati due provvedimenti regionali che davano il via libera all’assunzione (con contratti autonomi) di 320 giovani medici, laureati e abilitati, ma non ancora in possesso della specializzazione, per l’area del Pronto Soccorso e di 180 per la Medicina Internistica. Lunedì 09 settembre in Azienda Zero c’è stato un incontro fra l’Assessore Manuela Lanzarin, il direttore generale Domenico Mantoan e tutti gli ordini provinciali dei medici, oltre che i rispettivi presidenti delle scuole di medicina di Padova e di Verona. Il clima è stato di collaborazione reciproca e di condivisione circa proposte e soluzioni. Ricordiamo che nella Regione Veneto si conferma un fabbisogno generale di oltre 1.300 medici, calcolato l’anno scorso, ma tendenzialmente in aumento.

“Lavoriamo su due fronti – ha detto Lanzarin – uno nell’immediato e uno di prospettiva programmatoria. Mentre definiamo con le Università e i Medici tutti i contenuti dell’operazione, la Regione proseguirà con l’applicazione delle decisioni in materia di assunzione di medici laureati e abilitati, ma non specializzati. Il 15 settembre parte la prima chiamata per la specialità di medicina d’urgenza. Vedremo quale sarà l’adesione, e porteremo questo riscontro al Tavolo con le Università”.

Già dalla settimana prossima ci potrebbero essere i primi incontri su alcuni punti fondamentali tra cui:

1. Ricognizione da parte della Scuole del numero degli specializzandi che già stanno ruotando su tale rete e di quelli che, potenzialmente, anticipando l’anno di rotazione all’esterno delle sedi istituzionali, potrebbero essere immessi nelle reti formative regionali.

2. Piena attuazione delle direttive ministeriali che impongono la turnazione degli specializzandi in tutte le strutture della rete formativa, con riconoscimento da parte dei Consigli delle Scuole di Specialità dei livelli crescenti di autonomia e di responsabilità individuale, in aderenza agli standard formativi europei.  Così facendo sarà possibile un corretto inserimento nelle varie UOC e servizi territoriali e ogni altra struttura del SSR accreditata e identificate come strutture di sede, collegate e complementari, che compongono la rete formativa a livello regionale o macroregionale, salvaguardando gli aspetti inerenti la qualità della formazione, ma anche la qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti.

3. Valutazione della possibilità di ulteriore ampliamento delle reti formative.

4. La stabilizzazione dei precari assunti/incaricati a vario titolo per poter determinare le reali esigenze di copertura degli organici.

5. Utilizzazione delle risorse economiche della Regione Veneto, per aumentare i contratti regionali.

Nell’immediato, però, quella dei medici non specializzati in corsia sembra alla Regione una strada percorribile.

Da questi provvedimenti prendono però la distanza i sindacati. Benazzato Adriano, Segretario Anaao Assomed Veneto, spiega: “Allo stato attuale le organizzazioni sindacali della Dirigenza Medica e Sanitaria del Veneto sono state completamente esautorate, evidentemente per volontà di Zaia e dell’assessore Lanzarin, dal confronto regionale sulle tematiche sopracitate che sono poi di prevalente competenza sindacale. Preferiscono evidentemente discutere e confrontarsi con altri interlocutori che non hanno titolo in materia quali i Presidenti di Ordine e Presidi della Scuole di Medicina delle Università di Padova e Verona. Abbiamo chiesto e poi sollecitato un incontro urgente a Zaia che non è stato “concesso”. Abbiamo ricevuto tardivamente una convocazione remota a Venezia a firma del dr. Mantoan per il 24 settembre. A fronte di tanta arroganza e supponenza della politica regionale siamo pertanto costretti, utilizzare ancora una volta la via giudiziaria che confermiamo”.

Daniele Giordano, Segretario Cgil Funzione Pubblica Veneto, dice: “In questi anni abbiamo più volte sollecitato l’esigenza di aprire un confronto vero sulle condizioni di lavoro nei nostri ospedali e sulla grave carenza di personale che, a nostro avviso, non riguarda solo la dirigenza medica ma anche gli infermieri ed il personale tecnico. Abbiamo chiesto sin da subito che si evitassero soluzioni pasticciate che potrebbero rischiare di compromettere la qualità del nostro sistema sanitario. Dal nostro punto di vista riteniamo che serva una scelta chiara per allargare le borse di specialità, attuare meccanismi di rotazione degli specializzandi e una loro diffusione in tutti gli ospedali del Veneto”. 

Alberto Pozzi Vicepresidente Fvm Veneto, commenta: “Ancora una volta si percepisce la distanza tra politica e la realtà operativa che richiede competenze, esperienza e responsabilità per garantire quella qualità delle cure che hanno consentito al servizio sanitario regionale veneto di diventare benchmark. Una politica così lontana dalla realtà operativa che pensa di risolvere con una frettolosa delibera un problema ormai storico (e mai affrontato seriamente dalla politica) senza confrontarsi con chi lavora sul campo. E’ questo l’aspetto più preoccupante dell’iniziativa regionale. Quello di pensare che le professionalità sanitarie possano essere sostituite con figure meno qualificate e meno preparate senza conseguenze sul Servizio sanitario”.

Tiberio Monari Esecutivo regionale FP CGIL medici, afferma: “Vogliamo richiamare il protocollo di intesa che in data 15 luglio scorso le OO.SS. hanno firmato in Regione, ed a cui chiediamo un riscontro in tempi adeguati per far fronte alle varie criticità della assistenza sanitaria nella Regione Veneto, che risultano sempre più complesse e di cui le criticità dei pronto soccorso rappresentano la punta dell'iceberg. Manca un’analisi sui bisogni di salute della popolazione in base a questi disporre di risorse umane adeguate sia numericamente che in termini di competenze. Per quanto riguarda l’assunzione dei medici neolaureati non condividiamo tale scelta. Non riteniamo che un corso di 92 ore e un tutor formativo di circa due mesi possa adeguatamente formare dei medici appena laureati a lavorare in un reparto così complesso come il pronto soccorso. Vi sarebbe inoltre una differenziazione su base regionale della formazione post laurea e ci chiediamo qual è lo stato giuridico di questi medici e chi risponde del loro operato”.

Endrius Salvalaggio

11 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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