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Contratto medici. Cimo e Anaao Campania: “Nelle pieghe uno ‘scippo’ ai danni dei medici della Campania e del Sud” 

Il riferimento è alla ripartizione delle risorse di alcuni fonti come quello Inail per i certificati medici, che fanno riferimento ai trattamenti accessori o altre indennità. “Un assaggio dei meccanismi che saranno attivati con l’autonomia che potrebbero, appunto, sul fronte della Sanità, differenziare e penalizzare soprattutto le buste paga dei camici bianchi che lavorano nelle corsie della Campania e di altri territori del sud dello Stivale”. SCHEDE

01 FEB - Un vero e proprio “scippo”, ai danni dei medici della Campania e di quelli che lavorano in quasi tutte le regioni del Sud, si nasconde nelle pieghe del nuovo contratto di lavoro firmato due settimane fa, all’Aran, dai sindacati dei camici bianchi e dalla parte pubblica. Un assaggio – secondo la Cimo, uno dei maggiori sindacati della dirigenza medica - dei meccanismi che saranno attivati con il progetto di legge per l’autonomia che potrebbero, appunto, sul fronte della Sanità, differenziare e penalizzare soprattutto le buste paga dei camici bianchi che lavorano nelle corsie di Asl e ospedali della Campania e di altri territori del sud dello Stivale. A uscirne col portafogli più leggero sono i medici di quasi tutte le regioni del Sud, in particolare quelli che lavorano in Campania, regione che già parte dalla più bassa percentuale di assegnazione delle risorse generali in base alla popolazione servita.

Proprio la Cimo, insieme a Fesmed e Anaao, i principali sindacati della dirigenza medica, ha inserito una nota a verbale sul documento di accompagnamento del nuovo contratto di lavoro, apposta durante la lunga ed estenuante fase delle trattative all’Aran, per definire arretrati e adeguamenti stipendiali. «Il riparto tra le Regioni – si legge nella nota – di cui alla tabella “A” allegata al contratto, non compete alla contrattazione collettiva, infatti le leggi 205 del 2017 e 145 del 2018 – viene ribadito - prevedendo l’incremento del fabbisogno sanitario nazionale standard, dispongono che la successiva proposta di assegnazione avvenga in sede di Conferenza Stato-Regioni”. Dietro un linguaggio in burocratese stretto si nasconde il colpo di mano di cui c’è traccia anche nella formula utilizzata dall’atto di indirizzo (dettato dalle Regioni) per la stipula del nuovo contratto quando si parla di “finalizzazione” delle suddette risorse e appunto non di “ripartizione” come era in precedenza previsto dalla legge.

Il taglio maggiore proviene dal fondo Inail per i certificati medici. La Finanziaria del 2018 prevede di assegnare alle Regioni in totale 25 milioni di euro (somma rivedibile ogni due anni in base ai certificati emessi a decorrere dal 2019) per l’attività di compilazione e trasmissione dei certificati per via telematica da parte dei medici e delle strutture sanitarie del Ssn, per infortuni e malattie professionali. Fondo che era ripartito con la stessa percentuale di suddivisione del fondo sanitario nazionale. Ebbene questa quota passa per la Campania da una fetta del 9,32% della torta all’1,14%. La Puglia, per restare al Sud, passa dal 6,6% al 4,4, la Sardegna dal 2,7 all’1,5, la Sicilia dall’8% al 2,8%. Anche il Lazio ci perde: dal 9,6% al 3,8 mentre l’Emilia-Romagna sale dal 7,5 al 13,1%, la Lombardia dal 16,7 al 19%, il Veneto dall’8,19 al 19,9%.

I tagli ci sono anche per altri tre fondi nazionali che fanno riferimento ai trattamenti economici accessori della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria e delle professioni sanitarie, alla retribuzione individuale di anzianità e ad altre indennità. In questo caso la perdita è più piccola, circa l’1% per la Campania (che passa dal 9,3% all’8,3%) ma è la somma che fa il totale come sappiamo.

E allora a mettere in fila i numeri ecco che dal 2023 al 2026 la Campania perde in un caso 2,2 milioni sul totale di 289 milioni assegnati alle regioni, nel secondo il taglio negli stessi quattro anni ammonta a poco più di 3 milioni (su una posta totale di 312). Su altri 108 milioni di una particolare indennità stabilita con la finanziaria del 2021 la perdita è di soli 822 mila euro ma per la voce Inal, relativa al fondo per i certificati medici, la scure diventa evidente e ammonta e genera una perdita, in quattro anni, di 8,7 milioni di euro. In totale, dunque, i medici campani perdono dal 2023 al 2026 circa 3,5 milioni all’anno che diventano 4 nel 2026 per una somma di 14,8 milioni di euro. Spalmati sull’intera platea di camici bianchi potrebbero diventare pochi spiccioli in meno in busta paga a vantaggio, anche questo esiguo, di dottori residenti nelle regioni premiate ma è il principio quello che conta.

“Siamo fermamente convinti che l’Aran – conclude Antonio De Falco, leader campano della Cimo, ex chirurgo dell’Ascalesi che ha seguito passo passo i lavori per l’approvazione del nuovo contratto – non sia legittimata a ripartire fondi che invece la legge prevede che sia nelle competenze della Conferenza Stato-Regioni dopo un accordo politico che viene rinnovato di anno in anno. Non a caso nell’atto di indirizzo del contratto si parla di “finalizzare” questi fondi e non di “ripartire” le risorse accantonate. Una formula che evitare di andare in rotta di collisione con la norma ma che non cambia la sostanza delle cose e che si traduce, forse, in un primo assaggio di quello che avverrà con l’autonomia differenziata”.

Sulla questione interviene anche Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e componente del Gruppo Misto: “Le risorse per riconoscere ulteriori incrementi stipendiali ai sanitari sono state infatti suddivise tra le varie regioni contravvenendo ai criteri di riparto che la Conferenza Stato-Regioni aveva fissato, che già sono penalizzanti per la nostra Regione, definendo nuovi criteri e sottraendo in tal modo circa 4 milioni all’anno che sarebbero spettati ai medici della Campania. Per questo ho scritto al Presidente De Luca chiedendogli la massima attenzione su una vicenda che si configura come un vero e proprio scippo, l’ennesimo, ai danni della nostra sanità”.

“L’assurdo – prosegue Ciarambino - è che mentre la Campania ne esce penalizzata, altre regioni, guarda caso del Nord, ne risultano avvantaggiate e riceveranno più fondi, come ad esempio l’Emilia Romagna. In pratica - conclude la vicepresidente del Consiglio regionale - al termine del quadriennio 2023-2026, ai medici della Campania saranno stati sottratti circa 15 milioni di euro, mentre a quelli dell’Emilia Romagna spetterà un extra pari a 12 milioni di euro. Ci troviamo di fronte all’ennesima e plateale diseguglianza, che è solo il preludio di ciò che accadrà alla Campania e al Sud con l’approvazione dell’autonomia differenziata”.

Ettore Mautone

01 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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