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La Campania e il Piano ospedaliero: inutile se non ci saranno i manager giusti

18 APR - Gentile Direttore,
ed ora chi la porterà avanti la rivoluzione del nuovo piano ospedaliero, i commissari che De Luca ha voluto insediare o quelli (che talvolta sono le stesse persone) cui Polimeni  e D'Amario non hanno saputo imporre di attendere questo fondamentale documento di programmazione prima di azzerare tutte le unità operative semplici e anche quelle complesse?

Dopo che anche l’Istat ci ha confermato che al Sud l’aspettativa di vita è inferiore rispetto al Nord (qualche mese fa una classifica ci assegnò tre anni di vita in meno in media rispetto all’inquinatissima Milano, (un fenomenale risultato della gestione commissariale del piano di rientro), ci vogliono persone serie che si impegnino restituire alla gente la sanità che le è stata sottratta in questi anni!. Ce n’è voluto perché l’Istituto Superiore di Sanità riconoscesse il disastro delle ‘Terra dei Fuochi’ come un problema sanitario e non solo ambientale: e chissà se è un caso che il relativo documento sia stato pubblicato alla vigilia del Capodanno, quando l’attenzione dell’opinione pubblica era distratta. Ma nonostante questo soprassalto di coscienza al Sud la scuola o gli ospedali sembrano destinati ad essere considerati alla stregua di “ammortizzatori sociali” perché la gente mediamente non ha risorse sufficienti per acquistare privatamente questi beni e servizi. Prova ne è che nonostante al Sud i posti letto siano di meno (si badi bene, stiamo parlando dell’area più popolosa del Paese), il governatore De Luca ha dovuto bloccare una possibile, ulteriore riduzione. La cosa paradossale è che i cosiddetti opinionisti continuano a gridare ai quattro venti che un’assistenza sanitaria così non ce la possiamo più permettere.
 
Negli anni scorsi abbiamo assistito a vergognose manfrine tra la Regione che ordinava al manager del Cardarelli allora in sella Rocco Granata di andarsene e lui che si ostinava a rimanere al suo posto, come sembra intenzionata a fare Patrizia Caputo che gli è succeduta. Ora se non esiste nel nostro Paese una legge che permetta un fisiologico ricambio dei vertici cosa bisognerebbe fare? Certo, se l’unica maniera per mandare via qualcuno è addebitargli delle colpe che appartengono più ai suoi predecessori, la cosa è spiacevole. Certo che c’è voluto l’attuale commissario a Napoli 2 nord Antonio D'Amore perché l’Asl adottasse finalmente una contabilità analitica per centri di costo che era un obbligo di legge. Ed i suoi predecessori cos’hanno fatto? Ma se non sai chi spende di più e perché, se quello che si spende è produttivo o meno, come si può fare una programmazione utile ad evitare per esempio di dover chiudere i rubinetti negli ultimi mesi ai centri convenzionati? E come si fa a riparare una Tac rotta se non ci sono più soldi? Noi speriamo che la struttura di controllo deliberata da De Luca al posto dell’Aran vagli con attenzione tutte le scelte dei manager: perché qualcuno deve pagare per i duecento e più pazienti costretti a migrare presso strutture fuori Campania per la sola radioembolizzazione delle metastasi epatiche e magari anche per le centinaia di milioni di apparecchiature per cui non c’era il personale adatto e per il quale forse oggi si ricorrerà a nuovi precari.
 
Difficile da digerire i distinguo e le critiche più o meno velate al presidente dell’Anac Cantone quando si sa bene che ci sono fior di inchieste su mazzette intascate da direttori e primari per i  quali parlare di “odore di conflitto d’interesse” è un semplice, ributtante eufemismo. Per qualcuno basta che le Aziende ed i loro manager si siano dotati di un roboante “piano triennale perla trasparenza e la prevenzione della corruzione” per essersi ripuliti la coscienza ed aver sconfitto questo vero e proprio cancro. Ci sono strutture sanitarie in Campania che hanno previsto di controllare di tanto in tanto il 3% dei propri dipendenti e di questo 3% solo l’1% dei dirigenti amministrativi. Praticamente quelli che si occupano di appalti non verranno controllati mai. Ma ripeto: finché manager e direttori non risponderanno delle loro scelte quotidiane di gestione, continueranno ad esercitare il loro potere senza nessuna possibilità di critica, neanche da parte dei sindacati. De Luca ha detto che ne risponderanno e noi ci aspettiamo che pasi dalle parole ai fatti. Gli diamo credito anche se sappiamo che non è facile cambiare marcia in una Regione in cui la sanità per troppi anni è stata una mucca da mungere per tutti, a cominciare dal sistema della partitocrazia dal quale talora neanche i medici hanno saputo mantenersi fuori.
 
Roberto D’Angelo
Segretario provinciale Cisl medici Napoli 

18 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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