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Vaccino anticancro. Al Pascale via libera alle sperimentazioni su fegato e mammella

La sperimentazione contro il cancro al fegato con Hepavac prenderà il via ai primi di settembre, dopo 3 anni di studi che ha visto coinvolti, oltre al Pascale, il Sacro Cuore di Verona e altri 4 Paesi europei (Germania, Spagna, Belgio e Regno Unito). Nel 2018 il Pascale sperimenterà anche un vaccino contro un cancro della mammella refrattario alle cure, e in questo caso la struttura partenopea sarà l’unica in Italia a testare la terapia.

27 GIU - Sperimentazione di due vaccini terapeutici (fegato e mammella), accordi di formazione, assistenziali e clinici con Cina, Colombia e Cile e poi radioterapie aperte al pomeriggio e drastica riduzione delle liste di attesa e anche visite specialistiche gratuite presso il Pio monte della Misericordia per venire incontro agli indigenti che non fanno la prevenzione. E’ un’estate di grande spolvero per l’istituto tumori Irccs Pascale di Napoli che sotto la guida del manager Attilio Bianchi, in sella dall’ottobre scorso, punta a consolidare il ruolo di centro monospecialistico clinico e di ricerca per la cura dei tumori, punto di riferimento per tutto il centro sud.
 
Hepavac contro il cancro al fegato
Prenderà ufficialmente il via ai primi di settembre il vaccino terapeutico Hepavac, primo vaccino mondiale contro il cancro al fegato scoperto da un team di ricercatori del Pascale coordinato da Luigi Buonaguro. Dopo il nulla osta del Comitato etico dell'Istituto dei tumori di Napoli tutto è pronto per l’arruolamento dei primi 40 pazienti affetti da epatocarcinoma non metastatico. Dopo 3 anni di studi, che ha visto coinvolti, oltre all'Italia con il Pascale e il Sacro Cuore di Verona, altri 4 Paesi europei (Germania, Spagna, Belgio e Regno Unito) il protocollo vaccinale è stato approvato dalle Agenzie regolatorie e la settimana scorsa ha avuto l'ok anche dal Comitato etico del polo oncologico campano, ultimo passaggio perché il vaccino prendesse il via.
 
“Se i risultati saranno quelli auspicati - dice Luigi Buonaguro - il nostro sarà il primo vaccino al mondo per il tumore epatico candidato alla sperimentazione su vasta scala per testarne in maniera definitiva l'efficacia". “La nostra ricerca – aggiunge Bonaguro - vuole arrivare a produrre un vaccino per quelle persone che hanno già sviluppato un tumore al fegato e sono state trattate con terapie ablative, la strategia è innovativa: il vaccino è composto da epitopi tumore-specifici - dei frammenti caratteristici di questo tipo di cancro - ma prelevati, di volta in volta, dal paziente affetto da questa malattia, permettendo lo sviluppo di una terapia personalizzata corrispondente alla situazione patologica del malato agendo sul sistema immunitario”.

Sul piano clinico, l’ultimo riconoscimento del Pascale riguarda i tumori neuroendocrini. L’Unità operativa di Oncologia medica addominale diretta da Antonio Avallone - nell’ambito del Dipartimento addome del Gruppo oncologico multidisciplinare (Gom), sui tumori neuroendocrini coordinato da Salvatore Tafuto, ha ottenuto per i suoi standard quali-quantitativi il riconoscimento di Centro di eccellenza europeo da parte dell’europea Enets. Il Gom neuroendocrino del Pascale ha all’attivo numerosi studi clinici e s’incardina in una rete trasversale costituita da altri tre centri napoletani: la Federico II, il Cardarelli e il Monaldi, ed  è uno dei pochissimi centri italiani, l’unico del meridione, identificato per la sperimentazione dell’immunoterapia in pazienti con tumori neuroendocrini differenziati (detti G1 e G2) metastatici e resistenti a precedenti terapie senza distinzione sull’origine del tumore. Per le forme indifferenziate, (dette G3), la sperimentazione con Immunoterapia partirà da settembre 2017.
 
 
Cancro della mammella
E il Pascale è in prima fila anche sul fronte della sperimentazione di un vaccino contro un cancro della mammella refrattario alle cure. La somministrazione inizierà nel 2018 e in questo caso la struttura partenopea sarà l’unica in Italia a testare la terapia. La novità è stata presentata al congresso Asco (American society of Clinical oncology) di Chicago, tempio mondiale della ricerca clinica oncologica. I risultati, discussi tra gli altri da Michelino De Laurentiis primario di oncologia medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli, hanno rappresentato la base per il lancio di questo studio clinico mondiale di fase III, (quindi uno studio di fase avanzata) e in grado di fornire risultati definitivi.
 
“Lo studio, altamente innovativo – dice De Laurentiis - prevede la somministrazione del vaccino anti Globo H-KLH come terapia adiuvante (cioè subito dopo l’intervento chirurgico al seno) in donne con tumore triplo-negativo con lo scopo di aumentare i tassi di guarigione di questo sottotipo di tumore mammario ad alta aggressività”.

De Laurentiis ha già ottenuto di affiancare alla sperimentazione principale ulteriori studi di combinazione del vaccino con farmaci inibitori dei checkpoint immunologici su pazienti in fase metastatica.

Il Pascale dunque conferma di essere uno dei centri mondiali col maggior numero di trattamenti innovativi per il tumore della mammella. “I farmaci immunoterapici attuali, cosi detti inibitori dei checkpoint immunologici, - conclude de Laurentiis - agiscono sostanzialmente rimuovendo il freno immunologico che il tumore tiene premuto per evitare di essere attaccato dal sistema immunitario. Ne consegue un’attivazione generica del sistema immunitario che ha il potenziale negativo di scatenare patologie autoimmunitarie nell’organismo. Inoltre, questa risposta immunitaria, proprio perché in qualche modo generica, non è sempre efficace contro il tumore. Questo è forse uno dei motivi per cui l’immunoterapia ha avuto, per ora, successi limitati nelle forme tumorali meno immunogene, come il tumore della mammella. I vaccini terapeutici, invece, mirano a scatenare una risposta immunitaria altamente specifica contro il tumore, in teoria potenzialmente più efficace e con meno effetti collaterali”.
 
Pascale ospedale nel mondo
E il Pascale allarga gli orizzonti anche sul fronte della formazione e dell’internazionalizzazione: nelle settimana scorse il manager Attilio Bianchi ha siglato  un’intesa con il governo cinese a margine di una missione a Pechino e Shangai dove hanno fatto tappa oltre al manager una delegazione composta dal direttore sanitario Rosa Martino, da Paolo Muto, direttore della Radioterapia dell’Istituto, e da Franco Naccarella, docente di Cardiologia dell’Università di Bologna, rappresentante legale della Società EuroChina per la Salute Srl. L’intesa prevede cooperazione internazionale in ambito medico, tramite programmi di educazione e condivisione di esperienze cliniche e formazione per la promozione delle scienze mediche applicate all’oncologia e al management sanitario.
 
Su questo primo asse a partire dal prossimo ottobre e per tre anni arriveranno all’istituto partenopeo 450 medici cinesi suddivisi in gruppi di 35-40 camici bianchi. Si tratta di oncologi medici, chirurghi, ricercatori, radiologi e radioterapisti provenienti da ogni parte della Cina che perfezioneranno a Napoli le proprie conoscenze confrontandosi su metodologie di lavoro e condivisione di protocolli. Ogni gruppo sarà ospitato per 3 mesi, poi scatterà il turn-over per un totale di 160 ogni anno. La seconda azione coinvolge il Cicams (Cancer institute and hospital chinese academy of medical sciences peking union medical college) con cui il Pascale punta a sviluppare azioni comuni  per simposi e conferenze su argomenti specifici nell’ambito della prevenzione del cancro, in particolare cervice uterina e mammella). Non mancano, infine accordi per lo scambio di studenti nel settore della radioterapia e dell’epidemiologia.

Un analogo accordo è stato inoltre siglato dell'Istituto tumori di Napoli con la Centro nazionale di cancerología di Bogotá, una sorta di omologo del Pascale in Sudamerica. Cooperazione scientifica, progetti di ricerca comuni, scambi tra professionisti, second opinion su casi complessi, progetti di telemedicina e formazione a distanza i contenuti dell’accordo stipulato con i responsabili dell’Istituto napoletano. Con l’istituto nacional de cancerología di Bogotá inoltre sono stati individuati progetti specifici riguardanti alcune attività di ricerca che già si svolgono al Pascale.
 
“Sono già stati attuati tre eventi di connessione in diretta – spiega Bianchi - in corrispondenza di altrettanti eventi di formazione in sala operatoria, anche nel campo della chirurgia robotica che hanno interessato il testa-collo, il colon-retto e l’apparato urinario. Sessioni tenute rispettivamente dai primari dell’Istituto Franco Ionna, Paolo del Rio e Sisto Perdonà”. Sulla scia dell’accordo con la Colombia poi, nei giorni scorsi, è pervenuta alla dirigenza del Pascale una richiesta di collaborazione da parte dell'Istituto oncologico di Santiago del Cile che potrebbe anticipare la costituzione di un consorzio internazionale per la ricerca avanzata in concologia con la regia dell’Istituto napoletano.
 
Il nodo dei precari
Intanto il Pascale è al lavoro per affrontare il nodo dei circa 300 ricercatori precari in scadenza di contratto. Di stabilizzazione è tornato a parlare il direttore Bianchi ricevuto a Roma, nei giorni scorsi, dal sottosegretario alla Salute Davide Faraone. A fare pressing anche Antonella Ciaramella e Leonardo Impegno (Pd) che hanno rappresentato la disponibilità del presidente della Giunta regionale, Vincenzo De Luca, a sostenere eventuali soluzioni. La vertenza è nazionale e riguarda in tutto il Paese. Da gennaio del 2018, infatti, assenza di soluzioni ancora tutte da individuare alcuni centri di eccellenza della ricerca, tra cui Pascale e Izsm di Portici, potrebbero vedere decimate le proprie risorse umane inficiando eccellenze riconosciute a livello internazionale e la continuità della ricerca biomedica. Il nodo da sciogliere sono anche le risorse che il Governo, in sede di approvazione del bilancio, dovrebbe appostare su questa partita del Pubblico impiego per garantire una ricerca pubblica di alto livello.

Ettore Mautone

27 giugno 2017
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