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Napoli. Calci e pugni a infermiera del Cardarelli. Gli aggressori sono i genitori di una paziente

A scatenare l’ira degli aggressori sarebbe stata la preoccupazione per la figlia ventenne che accusava dolori al petto e che, secondo i genitori, i sanitari stavano trascurando. A quanto riferito dall’infermiera, con i genitori della ragazza c’era già stata una discussione il giorno precedente, degenerato il girno dopo nella violenza.  Fials: “Indignazione, l'Azienda si costituisca parte civile e venga applicata subito la nuova legge. Mai più violenze contro il personale sanitario”.

07 DIC - Ritenevano che la loro figlia ventenne, che lamentava dolori al petto, fosse trascurata. E così hanno preso a calci e pugni una infermiera del pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli con cui, il giorno prima, avevano già avuto una discussione. Nell’aggressione, secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbero avuto un ruolo altre due persone in corso di identificazione, che avrebbero aiutato la coppia di genitori ad aggredire la donna. La donna è stata medicata e giudicata guaribile in 10 giorni.

I due aggressori saranno denunciati dai Carabinieri per percosse e lesioni, mentre sono in corso indagini chiarire cosa sia accaduto e identificare le altre due persone coinvolte.

Contro l’accaduto si schiera la Fials, che parla di una “barbara aggressione” che si è consumata in una situazione già insostenibile. In una situazione che, spiega la Fials, “i sindacati definiscono insostenibile in un documento condiviso e inviato alla Direzione Generale della struttura a cui chiedono di costitursi parte civile”. La Direzione, in una nota, replica replica che “La sicurezza dei nostri operatori è da sempre una priorità assoluta, un obiettivo che perseguiamo tramite il servizio di vigilanza”. Ma, riferisce la Fials, "secondo le testimonianze dei presenti, la professionista è stata avvicinata e presa a calci e pugni senza che si innalzasse uno scudo di sicurezza intorno a lei”.

In attesa che “venga fatta piena luce sulla vicenda e si renda giustizia alla collega così duramente colpita”, la Fials esprime “la massima solidarietà e auspica che venga applicata la nuova legge sulle aggressioni al personale sanitario. Ricordiamo che, dopo un lungo e sofferto iter, la scorsa estate è stata approvata la legge n. 113 del 14 agosto 2020, dal titolo “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni”, (entrata in vigore dal 24 settembre 2020). La norma ha modificato l’articolo 583-quater del codice penale, riconoscendo il professionista sanitario in servizio come “pubblico ufficiale” e affermando che le lesioni personali cagionate in servizio “sono punite con la reclusione da quattro a dieci anni; le lesioni gravissime, con la reclusione da otto a sedici anni”. La nuova legge ha aggiunto inoltre una “circostanza aggravante” all’articolo 61 del codice penale: ‘L’avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell’esercizio di tali professioni o attività’”.

“Auspichiamo dunque che questo odioso atto di violenza, l'ennesimo di una lunga serie, contro un operatore sanitario venga punito quanto prima con una pena più severa di un terzo di quella prevista, così come prescritto dal legislatore. Attendiamo con ansia anche l'applicazione della norma per quanto riguarda la perseguibilità d’ufficio e non più a querela, nei casi di percosse (art. 581 codice penale) e di lesioni non gravi (art. 582 codice penale) a danno di un operatore sanitario”, conclude la Fials che richiama infine “il capoverso della norme laddove prescrive che le Aziende Sanitarie vengono impegnate a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento. E laddove considera sanzioni pecuniarie da 500 a 5.000 euro a 'chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso funzionali allo svolgimento di dette professioni’. Mai più violenze!”.

07 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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