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Usavano falso principio attivo in un farmaco per la tosse. Arrestati tre manager della Geymonat


Il farmaco è l'Ozopulmin (una supposta per la tosse per bambini e adulti). I tre, dopo aver perso la fornitura del principio attivo per disaccordi commerciali, avrebbero usato una sostanza 'simile' ma assolutamente inefficace e potenzialmente pericolosa. Il prodotto ritirato dal commercio a marzo ma 9.500 confezioni sono ancora nelle case.

19 GIU - I carabinieri del Nas di Latina hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelari agli arresti domiciliari, emesse dal Gip di Frosinone Annalisa Marzano, nei confronti di tre manager della casa farmaceutica Geymonat di Anagni in provincia di Frosinone.
 
Secondo le indagini condotte dai Nas insieme ad Aifa e Iss, i tre arrestati sono accusati di aver inserito nel farmaco contraffatto (un medicinale da banco, per bambini e adulti, in forma di supposta e atto a contrastare le affezioni respiratorie), al posto del principio attivo, una sostanza ‘simile’ (normalmente usata per cosmetici ed integratori alimentari), farmaceuticamente inefficace, ma in grado di simularne analiticamente la presenza. Il tutto “a discapito della salute dei pazienti, inconsapevoli assuntori di un farmaco completamente inidoneo allo scopo terapeutico”, come giudicato dall' I.S.S. a seguito di specifiche indagini analitiche eseguite sui campioni sequestrati.
 
“Chi ha in casa il farmaco anti-tosse ozopulmin” in supposte “è pregato di non utilizzarlo e di riconosegnarlo alla farmacia vicino casa, ai Carabinieri o ai Nas”. Questo è stato l'appello lanciato dal vicecomandante dei Nas Antonio Diomeda, che oggi alla stampa ha illustrato i risultati dell'indagine condotta dai Nas di Latina in sinergia con Aifa e Iss. I Nas hanno annunciato in ogni caso di aver già ritirato tutte le confezioni presenti nelle farmacie fin da marzo quando sono iniziate le indagine, ma secondo le stime ci sarebbero circa 9.500 confezioni (su 35.000) del prodotto nelle case degli italiani, con scadenza marzo 2016.
 
Il caso.
In particolare, dalle indagini (che sono partite dalla segnalazione di un farmacista che aveva notato come la supposta si sgretolasse) è emerso - sottolineano i militari - che “gli indagati, rimasti privi del benché minimo quantitativo di principio attivo a seguito di un disaccordo commerciale con la ditta fornitrice, per assicurare la continuità del prodotto nelle farmacie e non perdere la fetta di mercato ad opera di farmaci concorrenti, decidevano di avviare comunque la produzione dei lotti del farmaco incriminato (una supposta , nella piena consapevolezza di esporre a rischi per la salute un considerevole numero di persone e di bambini, ponendo in commercio un farmaco contraffatto e inidoneo al suo scopo terapeutico, che avrebbe potuto cagionare un aggravamento delle affezioni respiratorie”.

I tre arrestati, “pianificando minuziosamente la strategia per la preordinata contraffazione”, dapprima si erano procurati il ‘sostituto’ del principio attivo dalla Francia e successivamente hanno eseguito sul prodotto finito le analisi obbligatorie ricorrendo ad un metodo diverso da quello riconosciuto, in modo di assicurare la falsa positività. Quindi, “ottenuti gli auspicati risultati analitici favorevoli, liberavano regolarmente i farmaci sul mercato ed alteravano in ultimo i rendiconti di produzione e i dati informatici delle materie prime per occultare la presenza nei farmaci del sostituto e far risultare fittiziamente quella del principio attivo”.

Il farmaco in questione - con scadenza marzo 2016 - è stato immediatamente ritirato dal commercio con provvedimento amministrativo dell'Aifa e non è più presente nelle farmacie sin dalle prime battute dell'indagine.

19 giugno 2013
© Riproduzione riservata

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