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Hpv. Estendere la vaccinazione anche agli uomini


È la proposta di Libertiamo, l'associazione presieduta da Benedetto Della Vedova (Fli). "In questo modo, oltre a comprimere la capacità di trasmissione tra i due sessi, si potrebbero risparmiare più di 150 milioni".

25 NOV - Estendere la vaccinazione per l’Hpv anche alla popolazione maschile, a partire dai 12 anni, come avviene per le ragazze può comportare un risparmio di costi sanitari pari a 151,5 milioni di euro per anno. È quanto emerge da un paper dal titolo: “Il vaccino HPV: un alleato universale”, elaborato da Libertiamo, l’associazione presieduta da Benedetto Della Vedova, capogruppo di Futuro e Libertà della Camera, sulla diffusione della vaccinazione per il papillomavirus.
 
“Il papilloma virus – è riportato nel documento – è un’infezione con un incidenza molto elevata sia nella popolazione maschile che in quella femminile”. Fino ad oggi però gli sforzi maggiori si sono concentrati nella prevenzione del cancro della cervice uterina con la vaccinazione delle donne a partire dai 12 anni. Libertiamo invece propone un “approccio più lungimirante e ad ampio spettro” con l’estensione “della vaccinazione anche alla popolazione maschile, al fine di comprimere la capacità di trasmissione tra i due sessi, ma soprattutto di contrastare il manifestarsi di altre numerose e spesso gravi patologie correlate all’Hpv che colpiscono anche gli uomini, finora sottovalutate”. 
 
“L’esclusione degli uomini dalla campagna di vaccinazione rappresenta una discriminazione non giustificabile – si legge ancora nel documento – . L’estensione dell’accesso agevolato alla vaccinazione risponde ad esigenze di equità, nel senso del pari accesso ai trattamenti sanitari in funzione del genere e dell’orientamento sessuale”. Dai dati diffusi nel corso della tavola rotonda – a cui hanno partecipato gli autori dello studio Marco Faraci e Diego Menegon, i parlamentari Flavia Perina (Fli), Gianni Mancuso (Pdl) e Claudio Gustavino (Udc) – è emerso che l’Hpv, oltre ad essere collegato al tumore della cervice uterina nelle donne, è responsabile del 40% dei casi di carcinomi del pene, del 90% dei casi di carcinomi all’ano, del 3% dei casi di carcinomi alla bocca e del 12% dei tumori all’orofaringe. La spesa sanitaria per il trattamento delle patologie Hpv correlate è di 340,2 milioni di euro all'anno, a cui si aggiungono 75 milioni di euro per lo screening destinato alle donne. Tolti i costi dello screening, Libertiamo rileva che per la cura delle donne venogno spesi 242,1 milioni di euro e per la cura della popolazione maschile circa 98 milioni di euro.
 
Secondo Diego Menegon, uno degli autori del documento “ogni anno in Italia ci sono 3500 nuovi casi e 1500 decessi per l’Hpv che è un virus ubiquitario che si trasmette anche in via indiretta per contatto”. E quindi la vaccinazione universale – ha ribadito Marco Faraci, altro autore – “economicamente sostenibile comporterebbe equità sociale”. Vaccinazione che non ha elementi di obbligatorietà ma di tutela di tutti gli adolescenti “perchè se c’è un alto numero di uomini vaccinati si può spezzare la catena del contagio”.
 
“Già in passato ci siamo occupati del settore pur non essendo degli esperti – ha spiegato nel suo intervento introduttivo Benedetto Della Vedova – e lo abbiamo fatto perché riteniamo che nei grandi filoni in cui mettere mano c’è quello delle politiche sanitarie per i costi che le politiche sanitarie hanno e che inevitabilmente sono destinati a crescere. Dentro le politiche sanitarie un tema centrale è quello della prevenzione e in questo caso del vaccino per il papilloma virus. Prevenzione come migliore investimento delle politiche di sostenibilità”.
 
D’accordo con gli autori Flavia Perina parlamentare di Fli secondo cui “estendere la vaccinazione agli uomini può comportare una diminuzione dei casi”. La Perina ha poi lamentato come anche i ragazzi vadano responsabilizzati poiché oggi tutti “i problemi della sessualità sono una responsabilità prevalentemente femminile”.
 
“Con il vaccino Hpv c’è un difetto di prevenzione perché ancora oggi in Italia muoiono ogni anno 1.500 donne per il tumore del collo dell’utero mentre già venti anni fa l’Oms aveva chiarito che se tutte le donne facessero prevenzione, attraverso il pap test o il vaccino, non ci sarebbero stati più decessi”. A dirlo è il senatore dell’Udc, Claudio Gustavino che ha ricordato come in Italia esiste un’aggravante alla diffusione del vaccino perché “non c’è un solo servizio sanitario ma 21 servizi sanitari regionali e la stessa campagna non è stata promossa in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e, per questo motivo, l’adesione non è stata entusiasmante”.
 
Anche Gianni Mancuso (Pdl) ha posto l’accento sul problema della centralità delle cure “per la sanità occorre pensare che ci sono problemi che non possono essere gestiti a livello regionale ma attraverso politiche nazionali. Purtroppo però le risorse, sia economiche che umane, sono ancora insufficienti. Gli stessi operatori non sempre fanno il lavoro che dovrebbero fare consigliando a volte in maniera inappropriata le famiglie”. 

25 novembre 2011
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