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Corte dei conti: “Serve un  nuovo Patto per il Welfare”


"Un duraturo controllo della spesa pubblica può ormai difficilmente prescindere dalla questione del “perimetro” dell’intervento pubblico, con la necessità di riorganizzare alla radice le prestazioni e le modalità di fruizione dei servizi pubblici". Anche perché, seocndo la Corte, altri aumenti delle tasse sono impensabili.

25 GIU - “Le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa, caratterizzata da saggi di crescita del Pil e della produttività non inferiori all’1,5 per cento annuo e da un riassorbimento dei livelli della disoccupazione, che dovrebbe ridiscendere verso il tasso fisiologico del 7 per cento”. È quanto ha evidenziato il Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo Enrica Laterza nel giudizio della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2014.

No ad aumenti pressione fiscale. Per la Corte “difficilmente il sistema economico potrebbe sopportare ulteriori aumenti della pressione fiscale. Prioritaria appare, semmai, la necessità di un intervento di segno opposto, volto a restituire capacità di spesa a famiglie e imprese”.
“Ma se la prospettiva di una pressione fiscale che resti sull’attuale elevato livello appare difficilmente tollerabile – evidenzia -, anche sul fronte della spesa i margini d’azione sono meno ampi di quanto la percezione comune ritiene. Le stesse analisi condotte per la Relazione oggi resa pubblica confermano la difficoltà di realizzare pienamente il programma di spending review, a motivo degli ampi risparmi già conseguiti per le componenti più flessibili (redditi da lavoro e consumi intermedi) e per il permanere di un elevato grado di rigidità nella dinamica delle prestazioni sociali”.

Un  nuovo Patto con i cittadini per il welfare. “La ridotta natalità, il contemporaneo innalzamento dell’età media della popolazione e l’erosione dei livelli di occupazione – rileva la Corte - creano una combinazione sfavorevole – peraltro più accentuata che nella maggior parte degli altri Paesi occidentali – che non può essere affrontata con i mezzi tradizionali delle politiche di bilancio, mentre richiederebbe una revisione coraggiosa dei confini dell’intervento pubblico. E’ questo un punto di snodo che deve portare al centro dell’attenzione il fatto che un duraturo controllo della spesa pubblica può ormai difficilmente prescindere dalla questione – cui già si è accennato – del “perimetro” dell’intervento pubblico, con la necessità di riorganizzare alla radice le prestazioni e le modalità di fruizione dei servizi pubblici. Il recupero di efficienza degli apparati pubblici non può essere disgiunto da una maggiore partecipazione dei cittadini alla copertura dei costi di alcuni servizi, che richiederà, in primo luogo, una contestuale, rigorosa, articolazione tariffaria, che realizzi il precetto costituzionale (art. 53) della concorrenza alle spese pubbliche in ragione della diversa capacità contributiva. Si impone, in altri termini, una riorganizzazione dei servizi di welfare sulla base di una “riscrittura del patto sociale che lega i cittadini all’azione di governo”.

Per la sostenibilità occorre crescita pil dell’1,5% all’anno. “Negli anni passati – sottolinea infine Laterza - il concentrarsi dell’attenzione sulle correzioni immediate da apportare ai livelli di indebitamento ha posto in ombra un ulteriore elemento. Poca attenzione è stata, infatti, rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa, caratterizzata da saggi di crescita del Pil e della produttività non inferiori all’1,5 per cento annuo e da un riassorbimento dei livelli della disoccupazione, che dovrebbe ridiscendere verso il tasso fisiologico del 7 per cento. Si tratta di uno scenario non conseguibile in assenza di interventi profondi, capaci di accelerare la dinamica della produttività totale dei fattori. E’ in questo ambito di sostenibilità che deve tornare centrale la discussione sul programma di riforme strutturali”

“I conti dello Stato rappresentano una quota rilevante del Conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche – ha detto il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri Proprio a tal fine, nella relazione che accompagna il giudizio di parificazione, le risultanze finanziarie del Rendiconto generale sono puntualmente raccordate con il Conto economico dello Stato sulla base, appunto, delle nuove regole della contabilità nazionale. Guardando a questa versione dei conti dello Stato – che è poi quella rilevante per le verifiche europee – si evidenzia come le componenti principali della spesa corrente (redditi di lavoro e consumi intermedi) abbiano continuato a segnare, nel 2014, incrementi di limitatissima portata, in linea con i programmi generali di revisione e contenimento della spesa. Anche gli interessi sul debito hanno invertito la tendenza e si sono ridotti significativamente, così come – ed è questo, invece, un segnale non positivo – gli investimenti in opere e infrastrutture pubbliche. Il moderato aumento dell’indebitamento netto rispetto al 2013 è, pertanto, pressoché per intero da attribuire all’espansione delle spese per prestazioni sociali. Anche dalla approfondita analisi condotta sulle risultanze del Rendiconto generale dello Stato trae, dunque, conferma una valutazione che – pur ponendo in luce talune criticità nel percorso di risanamento – testimonia lo sforzo condotto in questi anni per il riequilibrio dei Conti pubblici”.

Gestione spesa sanitaria migliorata. “La spesa sanitaria è, tradizionalmente, uno dei settori che ha sempre maggiormente inciso sulla finanza pubblica. Bisogna, però, riconoscere che, nell’ultimo biennio, l’andamento della gestione finanziaria di detto comparto è sostanzialmente migliorato

25 giugno 2015
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