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Salute sessuale e riproduttiva. Nove ragazzi su 10 si informano solo sul web. In famiglia se ne parla poco, i consultori sono sconosciuti e la scuola è la “grande assente”. Ma ci sono lacune informative anche tra i medici. La prima indagine nazionale del Ministero della Salute


Adolescenti e giovani si rivolgono alla rete per avere notizie ma vorrebbero che fosse la scuola a dare le corrette informazioni. Scarsamente utilizzati i consultori. C’è anche tanta confusione tra gli adulti sui meccanismi riproduttivi e non mancano anche tra i professionisti bisogni formativi da riempire. Questi i risultati finali delle quattro indagini condotte nell’ambito del Progetto “Studio Nazionale Fertilità” presentato oggi a Roma al ministero della Salute. Grillo: "Serve alleanza tra scuola e Ssn". Il RAPPORTO

19 FEB - Vuoi avere informazioni sulla tua salute sessuale e riproduttiva? Chiedilo alla rete. La pensano così circa 9 giovani e giovanissimi su 10 che cercano in internet tutte le notizie sull’argomento non pensando affatto di potersi rivolgere alla famiglia o al medico. E tanto meno a un consultorio nonostante questi i servizi socio-sanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, siano determinanti per la promozione e la prevenzione in questi ambiti: meno di 1 giovane su 10 lo ha utilizzato.

Eppure la quasi totalità di adolescenti e universitari una soluzione alternativa l’avrebbero: sono infatti convinti che dovrebbe essere la scuola a dover garantire le giuste informazioni parlando di sessualità e procreazione.

Di certo le loro conoscenze in questi campi lasciano molto a desiderare: ancora tantissimi ignorano che malattie come sifilide, gonorrea, clamidia si trasmettono attraverso i rapporti sessuali. E la confusione regna sovrana quando ci si addentra su temi che riguardano i fattori di rischio per la salute riproduttiva, con un gradiente di conoscenze  che peggiora da Nord a Sud.

In generale nella popolazione italiana è bassa la consapevolezza del ruolo giocato dall’età femminile e maschile sulla fertilità: ignorano che l’orologio biologico scatti molto prima di quanto non credano e così continuano a pensare di poter fare figli anche in età molto avanzate.

E a proposito di figli quasi l’80% dei ragazzi li immagina nel proprio futuro, tuttavia crescendo cambiano opinione e così 4 adulti su 10 non ci pensano proprio a procreare. I motivi? Principalmente per fattori economici e lavorativi, per l’assenza di sostegno alle famiglie con figli, e alla sfera personale e della vita di coppia.
 
E i professionisti? Hanno sicuramente buone conoscenze sui temi della salute sessuale e riproduttiva, ma mostrano anche qualche défaillance conoscitiva. Soprattutto sovrastimano le tecniche di procreazione medicalmente assistita nel risolvere sempre i casi di infertilità. Lasciando così deluse tante coppie.
 
A scattare la fotografia di conoscenze, comportamenti e atteggiamenti in ambito sessuale e riproduttivo di adolescenti, studenti universitari e adulti, ma anche delle conoscenze dei professionisti sanitari, (Pdl, Mmg, ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi, ostetriche) sono i dati conclusivi di quattro indagini condotte nell’ambito del Progetto “Studio Nazionale Fertilità” presentato oggi a Roma al ministero della Salute. Promosso dal Ministero stesso è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità con la partecipazione dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova e dell’Università degli Studi di Bologna.
 
I dati delle 4 indagini
Le indagini sono state realizzate grazie al supporto delle Regioni, sia nel settore sanitario che nella scuola. Nell’indagine adolescenti è stato reclutato un campione complessivo, rappresentativo di tutto il Paese, di più di 16mila studenti di 16-17 anni e ha coinvolto 941 classi terze di 482 scuole secondarie di secondo grado, distribuite su tutto il territorio nazionale, con un’alta adesione. L’indagine sugli studenti universitari ha visto la partecipazione di quasi 14mila giovani e una bassa partecipazione. Quella condotta sulla popolazione maschile e femminile in età fertile, 18-49 anni, ha permesso di realizzare più di 20mila interviste, utilizzando il sistema di sorveglianza PASSI. Le indagini sui professionisti sono state condotte con la collaborazione delle principali società scientifiche e federazioni di categoria.
 
L’INDAGINE SUGLI ADOLESCENTI
“Doctor internet” è il punto di riferimento di ragazzi e ragazze sulle tematiche della salute sessuale e riproduttive (per l’89% i maschi e l’84% le femmine). In media il 40% si rivolge anche agli amici (38% i maschi 46% le femmine) e poco più di un ragazzo su cinque si rivolge alla famiglia.
 
Soprattutto i giovanissimi hanno ancora molto da imparare sui fattori di rischio/protettivi per la riproduzione (età e stili di vita) e in particolare su alcune infezioni/malattie a trasmissione sessuale (IST) quali epatite virale, sifilide, gonorrea, papilloma virus e clamidia. Un esempio? La gonorrea, solo tre ragazzi su dieci sono consapevoli che si può trasmettere attraverso i rapporti sessuali e poco poco più di due ragazze su dieci lo sa. Ma anche sui metodi contraccettivi in grado di proteggere dalle IST ci sono troppi vuoti informativi: circa il 20% ritiene che basti utilizzare pillola, cerotto, anello vaginale o dispositivi ormonali sottocutanei.
 
Consultorio questo sconosciuto. Continuano a rimanere poco utilizzati (solo un 3% dei maschi e un 7% delle femmine si sono rivolti a questa struttura) e conosciuti (il 29% dei ragazzi non sa cosa siano e lo ignora il 16% delle ragazze). Anche il contatto con i medici specialisti è limitato, in particolare tra i maschi: appena il 12% si è rivolto a un andrologo.
 
Eppure gli adolescenti fanno sesso: circa 1 su 3 ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi (35% dei maschi e 28% delle femmine) e con leggere differenze per area geografica, specialmente tra le ragazze (22% al Sud e 32-30% al Centro-Nord).
 
I metodi contraccettivi più conosciuti sono il preservativo (99%) e la pillola (96%). Per quanto riguarda l’utilizzo dei metodi contraccettivi, rispetto all’indagine fatta dall’Iss nel 2010, rimane stabile la percentuale di chi non usa alcun metodo (10%), mentre aumenta l’utilizzo del preservativo (più del 70% al primo rapporto e negli ultimi 3 mesi) ma anche quello del coito interrotto (circa il 25%) e del calcolo dei giorni fertili (11%).
 
La famiglia è un luogo in cui difficilmente si affrontano argomenti quali “sviluppo sessuale e fisiologia della riproduzione”, “infezioni/malattie sessualmente trasmissibili” e “metodi contraccettivi”. Appena 1 adolescente su 5 affronta con la famiglia in maniera approfondita queste tematiche.
 
È la scuola che dovrebbe garantire l’informazione sui temi della sessualità̀ e della riproduzione: la pensa così ben il 94% dei ragazzi e il 61% ritiene che i percorsi formativi dovrebbero iniziare dalla scuola secondaria di primo grado o anche prima. Tuttavia solo il 22% degli adolescenti vorrebbe ricevere queste informazioni dai propri docenti, mentre il 62% vorrebbe personale esperto esterno alla scuola.
 
Differenze regionali. Il livello di conoscenze dei ragazzi varia a seconda della macro area di nascita con un gap tra Nord e Sud del Paese. D’altra parte, appena il 33% dei ragazzi del Sud ha partecipato a corsi/incontri sul tema della sessualità/riproduzione conto il 78% dei loro coetanei del Nord del Paese pari al 78% (aumenta il divario Nord-Sud rispetto al 2010).
 
Infine, tra gli adolescenti appena il 7% i pensa di non avere figli nel suo futuro, mentre quasi l’80% di loro indica, come età giusta per diventare, genitore prima dei 30 anni
 
L’INDAGINE SUGLI STUDENTI UNIVERSITARI
Sono state indagate le conoscenze relative agli stili di vita sulla salute sessuale e riproduttiva: 1 su 4 degli intervistati ha dichiarato di fumare, 2 su 3 consumano alcolici nel corso della settimana e più dell’80% è consapevole che questi comportamenti influenzano la fertilità, sia maschile che femminile.Nonostante molti si sentano adeguatamente informati sulle ematiche di salute sessuale e riproduttiva, al dunque gli studenti sovrastimano la loro conoscenza, o talvolta, l’informazione che hanno è addirittura non corretta (come per gli adolescenti).
 
L’83% ha già avuto rapporti sessuali completi, con un’età media al primo rapporto tra i 17 e i 18anni. Il 95% ha dichiarato di usare metodi contraccettivi nei rapporti abituali: il preservativo (71%), la pillola e altri metodi ormonali (46%), coito interrotto (24%); tuttavia il 22% dichiara di aver avuto rapporti occasionali non protetti.
 
Scarse le conoscenze sulle fertilità. L’età giusta per diventare genitori viene percepita tra i 26 e i 30 anni, ma sui tempi della fertilità maschile e femminile non c’è una corretta conoscenza, considerando tempi più lunghi rispetto a quelli biologici. In particolare la conoscenza è particolarmente scarsa per quanto riguarda la fertilità̀ maschile: quasi il 40% degli studenti che pensa che non si riduca mai e il 9% non sa cosa rispondere.
 
La scuola e gli incontri educativo-informativi sono percepiti come il miglior canale di diffusione ed informazione per le tematiche sessuali e riproduttive, anche se ancora una volta il canale più gettonato per ottenere autonomamente le informazioni rimane internet (più del 90%).
 
Per quanto riguarda il contatto con i medici specialisti, mentre il 75% delle studentesse ha fatto una visita ginecologica, solo 1 studente su 4 è stato dall’andrologo; e si sono rivolte al consultorio familiare solo il 34% delle studentesse intervistate, mentre è stato utilizzato solo dal 13% dei maschi.
 
L’INDAGINE SUGLI ADULTI
Non c’è piena consapevolezza del ruolo giocato dall’età nella fertilità biologica femminile e ancor più nella capacità riproduttiva maschile, come emerso anche nella popolazione più giovane.Infatti solo il 5% del campione è consapevole che le possibilità̀ biologiche per una donna di avere figli iniziano a ridursi già dopo i 30 anni; una buona parte, 27%, pensa che questo accada intorno ai 40-44 anni, 28% oltre questa età e il 14% con la menopausa.
E lo scenario peggiora quando si parla di fertilità biologica maschile: nove persone su dieci (87%) forniscono una risposta inadeguata (oltre i 45 anni o mai) o non sanno dare alcuna indicazione.
 
Per quanto riguarda la propensione alla procreazione, un po’ meno della metà dei rispondenti (44%) dichiara di non essere intenzionato ad avere figli; il 4% è incerto ma pensa di no e il 7% non ci ha ancora pensato. E comunque quasi un 1/3 di chi non ha figli (il 31%) dichiara di non volerne neppure in futuro o di non averci pensato.
 
Le motivazioni per rinunciare o rinviare la nascita di un figlio, escludendo dalla stima le persone senza un partner o che riferiscono problemi di fertilità, sono legate principalmente a fattori economici e lavorativi e all’assenza di sostegno alle famiglie con figli (41%), seguiti da quelli collegati alla vita di coppia (26%) o alla sfera personale (19%); infine ci sono problemi di salute (17%) o legati alla gestione della famiglia (12%).
 
L’INDAGINE SUI PROFESSIONISTI
L’indagine ha coinvolto i professionisti della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) e con una limitata adesione: hanno risposto 706 pediatri di libera scelta (Pdl), ossia il 14,1%, e 759 Mmg (il 15,2%).
 
Pediatri di Libera Scelta e Medici di Medicina Generale. In generale tra i professionisti c’è un buon livello di conoscenza in ambito di salute sessuale e riproduttiva, tuttavia si evidenziano carenze formative su alcune aree e di conseguenza sulla comunicazione agli assistiti.
Quali? Tra i Pls emergono “défaillance” sull’importanza di alcune vaccinazioni anche per preservare la capacità procreativa e sull’importanza dell’obesità e dell’eccessiva magrezza sulla fertilità. Sono scarse le informazioni fornite agli adolescenti sui rischi delle infezioni/ malattie sessualmente trasmissibili e sulla non efficacia dei contraccettivi orali per la protezione dalle infezioni/ malattie sessualmente trasmissibili.
 
Tra i Mmg i bisogni formativi sono principalmente su: prescrizione di acido folico a tutte le pazienti che manifestano desiderio di gravidanza; non raccolta, nell’anamnesi, dell’età della menopausa della madre della paziente; tempistica per iniziare accertamenti sull’infertilità; informazioni agli assistiti sull’importanza dell’età maschile sulla fertilità; informazioni ai giovani assistiti o ai loro genitori sulla vaccinazione per il virus HPV; percorsi per salvaguardare la fertilità di giovani assistite che devono sottoporsi a chemioterapia.
 
Ginecologi, endocrinologi, andrologi, urologi e personale ostetrico
Hanno risposto al questionario: 376 ginecologi (11%), 113 endocrinologi (10%), 238 andrologi/urologi (23%) e 1.171 personale ostetrico (11%).
Per quanto riguarda le conoscenze e la pratica clinica, in generale, i professionisti hanno buone conoscenze (3 professionisti su 4 hanno risposto correttamente alle domande nella maggioranza dei casi), con differenze minime per specialità
 
Dalle risposte fornite, tuttavia, appaiono evidenti alcune aree su cui sarà necessario concentrare l’attività̀ formativa:
● anche in questo caso non è chiaro per tutti che l’età, anche quella maschile, è una componente fondamentale della capacità riproduttiva e che bisogna insistere su questo tema con i/le pazienti/coppie, quando c’è il tempo per intervenire;
● è ancora non soddisfacente l’informazione erogata da parte degli operatori sui rischi delle patologie sessualmente trasmissibili, in particolare non se ne parla a sufficienza ai soggetti più esposti;
● ancora non tutti hanno chiara la necessità di effettuare la profilassi preconcezionale con acido folico e la tempistica con cui eseguirla;
● ancora si prescrivono ai maschi infertili terapie non del tutto appropriate in condizioni in cui le linee guida danno invece indicazioni chiare;
● anche nel campo della fertilità femminile persistono, seppure minoritarie, pratiche chirurgiche non più̀ appropriate;
● è generalizzato un eccessivo ottimismo sulle possibilità delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) di risolvere sempre i casi di infertilità. Persiste, inoltre, la tendenza a consigliare la Pma a pazienti in cui è evidentemente inutile, generando aspettative che procureranno frustrazione alle coppie.


 

19 febbraio 2019
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