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Mandelli (Fofi): “La spesa per i farmaci in Italia sta calando troppo. A rischio l’innovazione”


Lo ha sottolineato all’ultimo Consiglio nazionale degli Ordini dei farmacisti.“Dal 2009 è diminuita ogni anno, con un calo di oltre il 6% in termini reali nel 2012 e del 14% tra il 2008 e il 2012”. E per il presidente ciò “si traduce in un accesso ai trattamenti innovativi decisamente più basso in Italia rispetto all’UE a 9: il 70% in meno in campo cardiovascolare e il 50% in meno in oncologia”.

26 NOV - Chiusura dell’anno e chiusura del secondo triennio dell’attuale Comitato centrale e della presidenza di Andrea Mandelli sono andati a coincidere nel Consiglio Nazionale della Federazione degli Ordini svoltosi lunedì scorso.
Come sottolineato dallo stesso Mandelli nella sua relazione, dunque, un momento di bilancio. Bilancio della situazione generale della sanità italiana –uno dei capitoli fondamentali della vita del paese – e sulle prospettive dalla professione. L’analisi molto dettagliata della relazione può essere riassunta in alcuni punti chiave. Il primo è che ormai da tempo, in termini reali, la spesa sanitaria italiana non cresce e, aumentando la domanda di prestazioni e servizi, se non altro per ragioni demografiche, siamo di fronte a una riduzione del finanziamento ormai ancorato al 7% circa di un PIL in costante diminuzione. “Se poi esaminiamo nel dettaglio la spesa farmaceutica il dato è ancora più evidente e drammatico. Dal 2009 è diminuita ogni anno, con un calo di oltre il 6% in termini reali nel 2012 e del 14% tra il 2008 e il 2012” ha argomentato Mandelli.
 
Un dato che si traduce in un accesso ai trattamenti innovativi decisamente più basso in Italia rispetto all’UE a 9: il 70% in meno in campo cardiovascolare e il 50% in meno in oncologia. Ciò malgrado, da una parte il Servizio sanitario nazionale rimane in ottima posizione nella classifiche internazionali, e dall’altra permangono, malgrado la riduzione della spesa, sprechi e corruzione. Un’evidente contraddizione che, per Mandelli, rende non differibile una vera riforma dell’assistenza sanitaria che vada ben oltre la riduzione contabile del finanziamento della Sanità.
 
Occorre anche liberarsi da “una stortura che negli ultimi anni ha acquistato, per effetto della crisi, un effetto devastante. Quando si parla della dispensazione di un farmaco, di un intervento di angioplastica, si considerano queste prestazioni come un costo, non come un prodotto per la cui realizzazione sono stati acquistati beni strumentali, sono stati pagati stipendi che a loro volta hanno sostenuto consumi e produttività di altri settori.  Ma soprattutto un investimento che acquisisce salute per i cittadini, capacità produttiva alla società, maggiore ricchezza. Certamente perché possa imporsi questa visione della spesa sanitaria sono fondamentali la lotta allo spreco, l’individuazione dei gold standard nell’erogazione delle cure, l’indicazione di obiettivi realistici”.
Resta da vedere , come affermato da Mandelli e come ripreso più volte nel dibattito successivo alla relazione, se l’attuale assetto del Servizio Sanitario Nazionale sia funzionale a una reale  riorganizzazione, con i suoi 21 sistemi differenti, con le sue pratiche disomogenee, con le sue sempre più evidenti difficoltà.
 
In questo quadro il servizio farmaceutico ha subito un contraccolpo formidabile che  ha messo sul tappeto due aspetti inediti per il settore: da una parte la sempre più forte sofferenza delle farmacie di comunità e dall’altra il costante aumento dei farmacisti che non trovano la prima occupazione o hanno perso l’impiego. Di qui la necessità, tra l’altro, di porre mano anche al sistema previdenziale per tenere conto anche del progressivo aumento delle forme di lavoro atipico e precario. Peraltro, ha sottolineato il Presidente, la crisi ha colpito anche i colleghi che operano negli altri settori: ospedali e ASL, dove il blocco degli stipendi e del turnover crea situazioni sempre meno sostenibili, l’industria del farmaco e la filiera tutta.
 
Ma accanto alle note negative, la relazione registra con orgoglio gli obiettivi raggiunti negli ultimi sei anni dall’azione federale. Dalla Legge sulla farmacia dei servizi, al ritorno degli innovativi in farmacia attraverso la revisione del PHT, all’inserimento del farmacista  – attraverso il dossier farmaceutico – nel processo di informatizzazione della sanità, alla sperimentazione delle prestazioni avanzate del farmacista (il progetto del farmacista di dipartimento in collaborazione con SIFO e Ministero della salute ma soprattutto la sperimentazione dell’MUR patrocinata dalla Federazione). Un lungo elenco di impegni mantenuti che soprattutto “ha riportato il farmacista di comunità al centro del dibattito sulla tutela della salute” ha detto Mandelli, attraverso un percorso che vedeva una situazione di partenza difficilissima: quel 2006 in cui la parola d’ordine era liberalizzare e le professioni in genere erano vista come “un freno al dinamismo del paese”. “Certamente queste negatività sono ancora davanti a noi, così come non accenna a mollare la presa la crisi economica, ma è cambiato nettamente il nostro atteggiamento: non siamo più in difesa” ha sintetizzato Mandelli.
 
Una conclusione confermata anche dall’andamento del dibattito, che ha sottolineato l’importanza della sperimentazione di un nuovo e più centrale ruolo del farmacista nel processo di cura, così come la necessità che tutte le componenti professionali si adoperino perché i successi ottenuti dall’azione federale, come nel caso della revisione del PHT, vengano applicati in sede regionale.
Da tutti gli interventi è emerso chiaramente il pieno apprezzamento dell’azione svolta dall’attuale Comitato centrale e la condivisione degli obiettivi di evoluzione della professione indicati dal presidente Mandelli per il prossimo triennio.

26 novembre 2014
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