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Esami inutili. 44% medici riceve richieste quasi ogni giorno. E se paziente insiste il 36% li prescrive. Studio Fnomceo-Slow Medicine

di Sandra Vernero e Guido Giustetto

Primi risultati dell’indagine effettuata su circa 4.000 Medici italiani su esami diagnostici, trattamenti e procedure non necessari nella pratica clinica corrente. Per il 93% dei medici rispondenti la frequenza di test, trattamenti e procedure non necessari rappresenta un problema molto o abbastanza serio.

27 MAG - Per la prima volta è stata effettuata una indagine sul comportamento dei medici italiani di fronte alla richiesta, da parte del paziente, di esami diagnostici, trattamenti e procedure ritenuti non necessari. L’indagine, condotta in collaborazione tra Slow Medicine e Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri negli ultimi mesi del 2015, si è basata sul questionario impiegato da ABIM Foundation presso i medici USA nel 2014 e si è avvalsa della pubblicazione online del questionario sul sito FNOMCeO e della adesione volontaria dei medici alla compilazione. Hanno iniziato il questionario 4.263 medici, e 3.688 l’hanno completato.
 
Dai primi risultati emerge che i medici italiani sono in generale molto consapevoli del fenomeno del sovrautilizzo di esami diagnostici e trattamenti: per il 93% dei medici rispondenti la frequenza di test, trattamenti e procedure non necessari rappresenta un problema molto o abbastanza serio e il 44% dichiara di ricevere dai pazienti richieste di esami e trattamenti non necessari almeno ogni giorno o più volte la settimana.
 
I pazienti italiani seguono in buona percentuale i suggerimenti del medico: il 66% dei medici rispondenti afferma che i pazienti seguono sempre, quasi sempre o spesso il consiglio di evitare test, trattamenti o procedure non necessari.
 
Il dialogo appare buono: Il 77% dei medici rispondenti afferma che quando il paziente richiede un test, un trattamento o una procedura non necessari, sempre o quasi sempre gli spiega perché quanto richiesto non è necessario. Una percentuale un poco inferiore (54%) riferisce di parlare sempre, quasi sempre o spesso con i pazienti dei costi delle diverse procedure.
 
Però se il paziente non è convinto e insiste, il 36% dei medici rispondenti dichiara di prescrivere un test, un trattamento o una procedura pur ritenendolo inutile e il 20% si dichiara incerto.
 
L’esigenza di una maggior sicurezza emerge anche nelle risposte successive: il 51% indica la necessità di sicurezza tra le maggiori motivazioni di prescrizioni non necessarie, mentre il timore di sequele legali rappresenta una motivazione maggiore per il 33% dei rispondenti e il desiderio di assecondare il paziente è chiamato in causa da percentuali ancora inferiori.
 
E solo il 23% dei medici rispondenti si sente molto sicuro nell’indirizzare il paziente ad evitare un test, un trattamento o una procedura non necessari.
 
La maggioranza di medici rispondenti (63%) si sente molto responsabile della corretta informazione del paziente al fine di evitare test, trattamenti e procedure non necessari, e il 79% ritiene che il medico sia la figura con il ruolo più adatto per affrontare il problema di test, trattamenti e procedure non necessari, distanziando di gran lunga altre istituzioni: solo per il 7% lo hanno le aziende sanitarie, per il 5% il legislatore o il governo, sempre per il 5% le società scientifiche.
 
Infine, i medici rispondenti indicano tra gli strumenti utili a ridurre la prescrizione di esami e trattamenti non necessari: avere più tempo a disposizione per discutere con il paziente le varie opzioni (88%), poter disporre di materiale informativo evidence based preparato per i pazienti (84%), e a seguire la riforma della legge sulla responsabilità del medico (83%) e la modifica del sistema di remunerazione/sanzione (60%).
 
In conclusione, dai primi risultati dell’indagine emerge tra i medici italiani che hanno risposto al questionario la piena consapevolezza del fenomeno della prescrizione di esami e trattamenti non necessari e del fatto che il medico abbia in assoluto il ruolo più adatto per affrontare il problema. A questo fine vengono indicate come prioritarie l’esigenza di una maggior sicurezza per fronteggiare il fenomeno, che sembra indicare l’opportunità di iniziative di informazione e formazione sul tema, e la necessità di avere più tempo da dedicare alla relazione con il paziente e di padroneggiare gli strumenti della comunicazione.
 
Sandra Vernero
Vicepresidente di Slow Medicine
 
Guido Giustetto
Presidente Ordine dei Medici di Torino e Consigliere FNOMCeO

27 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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