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Covid. “I tossicodipendenti è meglio siano vaccinati all’interno dei servizi per le dipendenze”. La richiesta degli operatori del settore


“Il miglior successo di una estesa copertura vaccinale per la infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti tossicodipendenti si realizzerà se la vaccinazione potrà essere effettuata quanto prima. Ci sono circa 300.000 pazienti da vaccinare, pazienti in cura presso i 580 SerD e le 800 Comunità Terapeutiche; inoltre sono circa 7.000 gli operatori impegnati in questi servizi”, così in un nota la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze.

17 DIC - “Per le difficoltà intrinseche alla patologia e alle condizioni sociali il miglior successo di una estesa copertura vaccinale per la infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti tossicodipendenti si realizzerà se la vaccinazione potrà essere effettuata quanto prima. Ci sono circa 300.000 pazienti da vaccinare, pazienti in cura presso i 580 SerD e le 800 Comunità Terapeutiche; inoltre sono circa 7.000 gli operatori impegnati in questi servizi”, così in una nota la FederSerD, la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze, che chiede che “la vaccinazione possa essere effettuata nei Servizi per le Dipendenze non appena sarà disponibile il vaccino per SARS-CoV-2, con il supporto, ove necessario, di altro personale infermieristico messo a disposizione dalla ASL”.
 
Per FeDerSerD il tema è urgente e va “affrontato con la necessaria tempestività e con la piena collaborazione dei Servizi specialistici di settore”.
 
“Oggi tutti parlano di una medicina territoriale da rifondare. C’è una grande spinta a riscrivere un modello di sanità moderna che, sganciata finalmente dai giochi di un potere tanto consolidato quanto inadeguato, sia in grado di assegnare al territorio nelle sue specifiche ramificazioni le attribuzioni e le competenze necessarie per le migliori cure possibili. Una sanità moderna capace di affrontare i temi specifici della cronicità, dell’invecchiamento della popolazione, delle marginalità, delle vulnerabilità in agguato come ci ha dimostrato la attuale pandemia”, prosegue la nota.
 
“Già oggi - prosegue la nota - possiamo si può dire che se avessimo avuto una medicina territoriale strutturata in maniera adeguata anche l’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sarebbe stato meglio contenuto. Siamo convinti che è possibile ed è necessario attivarci fin da subito con iniziative e attribuzioni in linea con una medicina moderna. All’interno del SSN i SerD hanno sempre occupato uno spazio cruciale ma misconosciuto in tema di sanità pubblica. I servizi delle dipendenze sono stati e sono in prima linea per prevenire e curare la dipendenza, per fronteggiare le gravi patologie correlate, quali l’infezione da HIV, l’epatite da HCV e oggi l’infezione da SARS-CoV-2”.
 
“È evidente – conclude la Federazione - che ci troviamo di fronte ad una popolazione target eterogenea: più socialmente integrata rispetto ad anni fa, ma con presenza di comportamenti rischiosi e con una percentuale non irrilevante di soggetti che vivono situazioni di grave marginalità e disagio, e per questo maggiormente esposti al rischio di COVID - 19, come evidenziato anche dalla letteratura più recente ed autorevole (Lancet/2020).  Questi pazienti – per la condizione di vulnerabilità sanitaria derivata dal tipo di stile di vita e dalle patologie legate alla dipendenza – debbono essere considerati ad alto rischio di “contatto e di diffusione per la infezione da SARS-CoV-2” e per questo motivo debbono essere inclusi tra i primi gruppi da vaccinare”.

17 dicembre 2020
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