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Spending review. Bissoni (Agenas): “In sanità non aspettiamoci risultati in tempi brevi”


“È doveroso compiere un percorso di revisione della spesa anche in sanità, ma sapendo che per molti beni e servizi occorre guardare anche alla qualità e all’appropriatezza”. A meno che non si vogliano fare semplicemente “tagli lineari”. L'intervento del neo presidente Agenas al convegno della Cgil.

31 MAG - “La spending review in sanità non darà risultati in tempi brevi”, sia perché nella categoria di “beni e servizi” rientrano cose molto diverse – dai beni di consumo, ai presidi sanitari, alle stesse prestazioni – che vanno dunque trattate con attenzione, sia perché molte Regioni hanno già compiuto una propria spending review e dunque hanno già “corretto” in questo senso la spesa.

È questo il parere del presidente dell’Agenas Giovanni Bissoni, espresso intervenendo oggi al Convegno organizzato a Roma dalla Cgil Medici e dedicato al tema del “governo clinico”. Bissoni ha affrontato l’argomento dopo esser stato sollecitato dal ministro della Salute Renato Balduzzi che ha ricordato come Agenas avrà un ruolo di collaborazione con il ministero proprio in materia di spending review.
“Ovviamente in un momento così grave, ciascuno deve fare la propria parte – ha detto Bissoni – e dunque è doveroso compiere un percorso di revisione della spesa anche in sanità, sapendo però che nell’ambito del Ssn c’è una specificità che non riguarda altri settori”. Restando solo sulla spesa per beni e servizi, che copre circa il 25% della spesa, pari a 29 miliardi nel 2011 – è chiaro come si sia di fronte a una cifra ben lontana dai 69 mld annunciati come spesa rivedibile in sanità per questa voce. E poi occorre distinguere tra beni di consumo, presidi sanitari e prestazioni. “La parte più semplice – ha spiegato Bissoni – riguarda i beni di consumo, dove bisogna organizzare la domanda e dare spazio alla competizione di mercato tra i soggetti fornitori”.
 
Più delicato è invece intervenire sulla spesa per i presidi sanitari, dove sotto la stessa denominazione possono esserci prodotti anche molto diversi tra loro. Bissoni ha portato come esempio gli “inserti tibiali”, che possono costare da 199 a 2.479 euro, secondo le tabelle recentemente pubblicate. “Non possiamo dare l’idea che siano tutti uguali e che dunque si debba solo cercare di spendere meno, perché si tratta invece di oggetti molto diversi tra loro, perché ci sono inserti tibiali che magari arrivano dalla Cina e ci sono quelli di ultima generazione in lega di titanio. Dobbiamo cercare di stringere la forbice segnalata dal rilevamento – ha detto ancora il presidente Agenas – ma per questa categoria di beni dobbiamo farlo anche attraverso la discussione con i professionisti, perché questa è propriamente una delle aree del governo clinico”.
Ancora più complesso il controllo della spesa per l’acquisizione delle prestazioni sanitarie. “Le tariffe sono state da poco riviste – ha ricordato Bissoni – ma in questo campo è essenziale soprattutto l’appropriatezza delle prestazioni, che è problema complesso che va affrontato attraverso una revisione dei modelli organizzativi, da una parte, e il rapporto con i professionisti, dall’altra”.
 
“Ciascuna di queste categorie di beni e servizi ha bisogno di un diverso processo di controllo – ha sintetizzato il presidente Agenas. – Per questo, che in sanità la spending review determini dalla sera alla mattina risparmi consistenti, è una scommessa non facile da vincere. Ed è una scommessa che rischia di tradursi in un più tradizionale taglio lineare”.
Bissoni ha quindi indicato la necessità di creare un “servizio stabile, autorevole ed efficiente di Health Tecnology Assestment”, simile a quello che già esiste per la farmaceutica. “Non basta fare la spending review una tantum – ha concluso – occorre istituire una funzione permanente di Hta”.
 

31 maggio 2012
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