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Malattie neurodegenerative. Al Belcolle di Viterbo nuove tecnologie per migliorare le capacità diagnostiche

Cresce l’impegno dell’ospedale nel campo delle Malattie neurodegenerative, grazie all’attivazione di reti e i percorsi di cura per i pazienti affetti da demenze e da Parkinson e alla dotazione di un software di aggiornamento della risonanza magnetica, acquistato con fondi della Regione Lazio per un importo di 120mila euro. Circa 1.000 le prestazioni erogate nel 2019.

30 GEN - Sono circa 1000 le prestazioni erogate nel 2019 ai pazienti con malattie neurodegenerative presso l’unità operativa di Neurologia & Utn dell’ospedale Belcolle, diretta da Nicola Pio Falcone. Nello specifico: 499 alle persone con disturbi cognitivi e demenze e 453 nel Centro Parkinson. Servizio, quest’ultimo, riorganizzato ed entrato in piena funzione nel quarto trimestre del 2018. “Numeri importanti che testimoniano l’impegno messo in campo dalla Asl di Viterbo sul fronte del potenziamento dei servizi e del miglioramento della qualità erogata nella presa in carico dei cittadini affetti da patologie neurodegenerative”, evidenzia la Asl in una nota, in cui si ricorda come, proprio nel 2019, sia nata la rete aziendale delle demenze, attraverso l’attivazione di quattro centri territoriali per i disturbi cognitivi ad Acquapendente, Tarquinia, Civita Castellana e presso la Cittadella della salute di Viterbo e di uno ospedaliero a Belcolle.

Non solo attivazioni di percorsi, ma anche investimenti in termini di tecnologia e di incremento delle capacità diagnostiche. Tra questi il Portal, un software di aggiornamento della risonanza magnetica, acquistato con fondi regionali per un importo di circa 120mila euro.

“Portal – spiega il radiologo Paolo Cardello – permette all’ospedale di Belcolle di compiere un significativo passo in avanti rispetto allo studio dell’avanzamento della patologia, garantendo una valutazione oggettiva e non più solo soggettiva e legata esclusivamente al giudizio del radiologo. Ad esempio, in ambito neurodegenerativo, il software consente di definire una precisa volumetria delle regioni cerebrali, di valutarne la riduzione dimensionale nel tempo e, attraverso una valutazione trattografica, di individuare le vie maggiormente compromesse. L’aggiornamento, in ambito neurochirurgico, permette di misurare il corretto posizionamento degli stimolatori di sostanza profonda nei pazienti affetti da morbo di Parkinson sottoposti a intervento chirurgico, ma anche, per i tumori cerebrali, una corretta dimensione e il coinvolgimento del tessuto, con l’obiettivo di risparmiare le vie nobili non interessate dalla malattia. Questi sono solo alcuni dei benefici legati all’innovazione tecnologica che l’azienda ha messo a disposizione della Diagnostica per immagini di Belcolle”.

“Questo contesto favorevole ha facilitato la crescita dell’offerta di salute per le malattie neurodegenerative dell’ospedale di Viterbo – commenta il referente del centro per le malattie neurodegenerative Daniele Mei - che, oltre all’impegno dell’equipe neurologica, si avvale della preziosa collaborazione di un team multidisciplinare composto da professionisti della neurochirurgia, della medicina nucleare, della psicologia, della radiologia, e del pronto soccorso. Quest’ultimo determinante, in particolar modo, per le segnalazioni delle forme precoci. La maggiore interazione dei professionisti, la stesura di percorsi diagnostico-terapeutici ad hoc e l’acquisto di nuove strumentazioni e di software hanno prodotto dei risultati tangibili, a partire da una maggiore facilità nella diagnosi dei disturbi cognitivi e dei parkinsonismi nelle fasi di esordio della malattia, soprattutto nella popolazione giovane”.

“Il prossimo obiettivo che la Asl di Viterbo intende perseguire nel 2020 – conclude il direttore generale Daniela Donetti – è l’attivazione della rete aziendale delle malattie neurodegenerative, attraverso la quale i percorsi diagnostico-terapeutici per i disturbi cognitivi, del movimento e delle malattie neuromuscolari, come la sclerosi laterale amiotrofica, saranno integrati sia a livello ospedaliero che territoriale. La rete rappresenterà il sistema di riferimento di presa in carico delle persone affette da malattie neurodegenerative e dei caregivers, garantendo un accesso equo all’assistenza centrata sulla persona e un miglioramento del coordinamento dell’offerta socio-sanitaria. In tutto questo processo di sviluppo di percorsi e di processi, determinante è il ruolo che chiederemo di svolgere ai medici di medicina generale, alle amministrazioni locali e alle associazioni dei pazienti, sia per la diffusione di messaggi legati alla prevenzione e all’adozione dei corretti stili di vita, sia per promuovere una adeguata conoscenza della malattia, attraverso una puntuale attività conoscitiva e informativa”.

30 gennaio 2020
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