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Codice deontologico infermieri. Il testo proposto da Pisa potrebbe essere una buona sintesi

di Carmine Ausiello e Rosaria Avallone

10 APR - Gentile direttore,
In merito alla vicenda del nuovo Codice Deontologico degli infermieri, attualmente in discussione, vorremmo umilmente dare il nostro contributo partecipando alla discussione. Solo per cominciare crediamo che ancora una volta gli infermieri italiani abbiano perso un’occasione per esprimere con forza e chiarezza la loro posizione in merito a tantissimi temi etici, che volenti o nolenti siamo costretti a vivere quotidianamente durante la nostra attività lavorativa come categoria.

Occasione persa perché, la Federazione centrale invece di stringere a se gli infermieri piu’ illuminati intorno ad un Codice Deontologico di nuova emanazione, inteso come spina dorsale di una professione sanitaria matura, esso ha prodotto invece solo ulteriore disgregazione e confusione ed ha prospettato addirittura provvedimenti disciplinari per coloro i quali hanno osato proporre una versione migliorata di tale documento.

Tale guazzabuglio di elementi così diversi tra loro, ha solo dato un’arma in più nelle mani dei soliti delatori e detrattori che non hanno perso tempo, tacciandoci subito di immaturità come professionisti e di essere incapaci di saper e di poter esprimere concetti chiari su tematiche etiche così delicate.
 
Si resta poi basiti nel leggere anche le argomentazioni espresse in merito dagli illustri giuristi come il Dr. Rodriguez e il Dr. Benci, che in modo oggettivo, chiaro e competente hanno sostenuto, senza peli sulla lingua, che il Codice Deontologico partorito dalla Federazione Nazionale IPASVI, tutto è tranne che una guida per il professionista; insomma, senza usare giri di parole, tutto si può dire ma tranne che sia un Codice Deontologico, per il semplice motivo che di etica in quel documento non vi è traccia.

Inoltre mi sembra davvero una vicenda strana, degna delle pagine di un romanzo kafkiano, quella in cui un Collegio provinciale propone un Codice Deontologico, a nostro parere ben redatto con giuste articolazioni, cogenti e puntuali argomentazioni, mentre la Federazione Centrale non solo lo snobba, ma addirittura minaccia severe sanzioni con indiscutibili ripercussioni nei confronti del Presidente di quel Collegio.

Ma caso ha voluto che nel frattempo, merito dell’effetto rebound, il Collegio dei “dissidenti”, abbia incontrato altri Presidenti di Collegio Provinciale ad appoggiare proprio quel documento che la Federazione Centrale ha bocciato.

Va anche detto con serenità ed onestà intellettuale, che la professione infermieristica nonostante i tempi, le norme, la crescita culturale conquistata, pare ancora legata a vecchi stereotipi di sudditanza e referenza nei confronti di altre professioni sanitarie. Sembra, vista con sguardo distaccato, una professione votata eternamente a vivere all’ombra rassicurante di una interposta categoria, una professione che opera ancora per delega e che continua a ripararsi sotto l’ombrello largo e rassicurante di qualcun altro.

Incapace di muoversi e camminare con le proprie forze.

Invece noi crediamo nell’opposto, e cioè che gli infermieri italiani hanno di uscire alla luce del sole, allo scoperto, di esprimere il loro potenziale ed occupare poltrone dove si discute e si decide di salute, non sono più disposti ad accettare supinamente le scelte prese da altri. Vogliono essere i protagonisti del proprio futuro.

Chiedono solo di essere aiutati e sostenuti nel cambiamento e nell’abbandonare finalmente l’ancillarietà e la sudditanza, e questo anche con il sostegno chiaro e convinto della Federazione, ed il Codice Deontologico proposto dai colleghi di Pisa ne è un esempio.

Bisogna dire ormai basta a questo atteggiamento inveterato di sudditanza nei confronti della classe medica, con la paura implicita che ci fosse sempre qualcuno pronto a toglierci quello che fino ad ora è stato conquistato, una professione in perenne ricatto.

Sarebbe il caso di dire che attualmente gli infermieri sono al punto di partenza e non al punto di arrivo.

Un Codice Deontologico deve essere solco da seguire da tutti gli infermieri, deve dare risposte chiare ed inequivocabili al professionista e mai deve essere alibi per compensazioni aziendali, lasciando spazio a soggettive interpretazioni da parte dei decisori.

Lecito però è porsi una domanda: perche’ mai il professionista infermiere dovrebbe compensare le carenze di personale di una struttura? Perché tale norma viene reinserita, nonostante le numerose proteste che ha suscitato, sotto mentite spoglie in un Codice Deontologico?

Forse si potrebbe pensare che tale documento sia stato scritto insieme a figure che inseguono solo logiche aziendali, orientate al contenimento del budget, e non da figure che giornalmente si confronta con la sofferenza umana e che ogni giorno si confronta con carichi di lavoro sempre maggiori e per dare dignità all’uomo malato.

Riteniamo infine che la Federazione Centrale debba promuovere a livello nazionale uno studio per capire se davvero tutte le norme che sono state emanate in queti ultimi 10 anni, siano state recepite da tutte le Aziende sanitarie pubbliche e private, se davvero in queste Aziende esista una dirigenza delle professioni, se nelle Università italiane i piani di studio siano davvero aderenti alle esigenze formative della categoria.

Per concludere riteniamo quindi che il Codice Deontologico proposto dal Collegio di Pisa sia un buon documento e che con piccoli correttivi potrebbe essere una buona sintesi per mettere d’accordo Infermieri, Federazione Centrale e Collegi provinciali. E come dicevano i latini   ut sementem feceris ita metes”.

Questo per gli infermieri é il momento di seminare…
 
Dr. Carmine Ausiello
Coordinatore Rianimazione

 
Dr.ssa Rosaria Avallone
Infermiera di dialisi

10 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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