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Responsabilità professionale. Ordine medici Milano: “No a differenze di trattamento tra dipendenti e liberi professionisti”

In una lettera al ministro Lorenzin criticate alcune ipotesi della Commissione ministeriale.Roberto Carlo Rossi: “Non sono un giurista, ma mi pare davvero azzardato e capzioso affermare che la responsabilità contrattuale operi per il libero professionista, ma non per il convenzionato o per il dipendente. Non c'è differenza né da un punto di vista logico né giuridico”. 

20 AGO - Il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha inviato una lettera al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dove, assieme all’apprezzamento per il documento messo a punto dalla “Commissione Consultiva per le Problematiche in Materia di Medicina Difensiva e di Responsabilità Professionale degli Esercenti le Professioni Sanitarie”, ne sollecita una rapida traduzione legislativa. Segnala, però, anche, una preoccupante diversità di trattamento in materia di responsabilità professionale tra medici dipendenti o convenzionati con il Servizio Sanitario Pubblico e i liberi professionisti.

Nella lettera, il Presidente di OMCeO Milano, a cui fanno riferimento gli oltre 26.000 Medici e Odontoiatri della Provincia di Milano, ricorda, infatti, che in Parlamento giacciono otto progetti di legge, "alcuni davvero buoni, per risolvere l’annosa questione della medicina difensiva e della responsabilità professionale del personale sanitario", senza però che "la discussione venga messa all’ordine del giorno".

“Alcune categorie di medici - scrive Roberto Carlo Rossi - sono particolarmente funestate da tale problema: i Chirurghi in genere, gli Ortopedici, i Ginecologi, i Medici che lavorano in Medicina d’Urgenza. La medicina difensiva rosicchia un’importante fetta della spesa sanitaria e pensare di arginarla istituendo nuove note limitative della prescrizione (come le famigerate note AIFA sulla prescrizione di farmaci) è semplicemente utopico, oltre che sbagliato. Oltre tutto, la parte più preoccupante di questo fenomeno è la medicina difensiva negativa o d’astensione e cioè quella che fa astenere noi medici dall’intraprendere terapie particolarmente di frontiera per curare casi complessi per paura di contenziosi legali”.

Nel documento, poi, è scritto che: “Per il medico dipendente di una struttura sanitaria (ospedale o casa di cura, pubblica o privata) e per quello convenzionato la responsabilità professionale sarà di natura extracontrattuale (art. 2043 c.c.), mentre per il medico libero professionista sarà di natura contrattuale. Per i medici dipendenti e convenzionati l’azione risarcitoria si prescriverà pertanto in 5 anni (non in 10) e l’onere della prova della colpa graverà sul paziente”, mentre toccherà al professionista dimostrare l’assenza di colpa.

“Non sono un giurista – scrive Roberto Carlo Rossi -, ma mi pare davvero azzardato e capzioso affermare che la responsabilità contrattuale operi per il libero professionista, ma non per il convenzionato o per il dipendente. Che differenza ci potrà mai essere, da un punto di vista logico prima che giuridico, tra un cliente/paziente, poniamo, di un odontoiatra privato e il paziente/cliente di un medico di continuità assistenziale o di un reparto di ortopedia?”.

Per OMCeO Milano questo principio “va difeso unitariamente non solo da tutti i medici, ma anche da tutti i cittadini, perché rischia di minare il loro diritto ad avere sempre e dovunque le cure più adeguate”.

20 agosto 2015
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