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Dipendenze. FederSerd: “Nuova legge regionale smantella i servizi pubblici”

La Federazione si scaglia contro la legge regionale approvata a dicembre che ha dato “un altro colpo alla sanità territoriale mentre è in corso la pandemia da COVID”

25 GEN - “La legge regionale approvata dicembre 2020 “Nuovo sistema di intervento sulle dipendenze patologiche” non considera la realtà attuale. Infatti la Regione Lombardia attualmente si appresta su indicazione ministeriale a rivedere la legge di evoluzione della riforma socio sanitaria del 2015 con previsti cambiamenti organizzativi che impatteranno sicuramente su alcuni contenuti della legge regionale. Su questi temi sta già operando, all’interno del Comitato per la Salute mentale e le Dipendenze istituito dalla stessa Regione, uno specifico tavolo di coordinamento”. È quanto evidenzia il direttivo regionale della Lombardia di FeDerSerD.
 
“Risulta assente – evidenzia la Federazione -, nella nuova legge, la valorizzazione del lavoro dei Servizi pubblici delle dipendenze – SerD  che trattano il 90% della domanda di cura (pari a 40.000 cittadini annui) e sono gli invianti nel 90% dei casi alle strutture residenziali, oltre ad erogare le prestazioni di prevenzione. Appare confusa la Governance: proliferano tavoli organizzativi con sicuri rallentamenti operativi e manca una catena decisionale chiara, mancanza già evidente con la frammentazione del sistema ed il disgiungimento della prevenzione dalla clinica sortito con la legge del 2015”.
 
In sostanza per FederSerd “la legge approvata non affronta nessuno dei veri punti critici del sistema”:
Personale - La depauperazione del personale dei servizi a fronte dell’incremento dell’utenza trattata. La clinica delle dipendenze si basa sulla valutazione e l’intervento multidisciplinare integrato. I profili professionali sono disegnati dalla normativa nazionale (DM 444/90) e sono riferiti a: medici specialisti, infermieri, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori professionali, amministrativi. Prioritario sarebbe garantire la presenza di un’equipe multidisciplinare come indicata da normative nazionali oltre che dalla letteratura sulla clinica delle dipendenze. spesso assicurata da personale non stabilizzato, in particolare nei contesti carcerari.
Finanziamenti - La presenza di molte attività con finanziamenti troppo spesso legati a progettualità a termine e che, pur con un impatto positivo, non vengono messi a sistema.
Residenzialità – Accanto a strutture che negli anni hanno accompagnato il lavoro del servizio pubblico e aggiornato il patrimonio di conoscenze e competenze, permane una rete di strutture residenziali numericamente rilevante ma a bassa specificità e ancora troppo spesso legata ad una visione superata della dipendenza e gravemente carente da un punto di vista clinico. Manca un’importante professionalità in grado di gestire situazioni complesse e specialistiche sia nell’area minorile/adolescenziale che in quella di cronicità e pluripatologie associate.
 
Lavoro di sanità pubblica svolto dai SerD - I Servizi delle Dipendenze svolgono numerosi compiti di sanità pubblica che devono essere riconosciuti come parte della rete sanitaria territoriale e di raccordo con gli ospedali. Ad esempio lo screening delle patologie sessualmente trasmesse, dell’HIV e delle epatiti, le azioni per la microeliminazione dell’HCV, la rete degli ambulatori vaccinali per le persone a rischio per patologie e condizione, vanno sistematizzati con il riconoscimento delle risorse adeguate.
“A questo – prosegue la Federazione - si aggiungono gli interventi di natura medico-legale, relativi ai compiti di sicurezza sociale svolti in collaborazione con le Prefetture, le Commissioni Medico Legali per le patenti, gli Istituti di Pena, gli organi e i servizi del Ministero della Giustizia. Le previsioni di intervento proposte per  i minori  ignorano l’attività svolta complessivamente dal sistema (servizi ambulatoriali,  e sperimentazioni già in atto in numerose ASST con lavoro condiviso fra dipendenze, psichiatria e neuropsichiatria dell’infanzia). Considerare quest’ambito esterno ai servizi ambulatoriali è un grave errore che finirebbe per far ripercorrere la storia drammatica della relazione fra neuropsichiatria e psichiatria degli adulti. Anche per quanto attiene quest’area la realtà in Regione Lombardia è la mancanza di strutture residenziali ad alta specializzazione e ad alta assistenza specialistica”.
“Separare – prosegue la nota - l’area della prevenzione selettiva e indicata dall’area dei servizi ambulatoriali e residenziali è un gravissimo errore che inciderà sulla capacità/possibilità di una valutazione precoce e di un intervento tempestivo che vanno condotti da professionisti esperti in una logica multidisciplinare e non sono di esclusiva valutazione psicologica/educativa. Vengono cambiati i nomi ai servizi inventando acronimi esotici in contrasto con la legislazione nazionale (TU 309/90 e Legge 79/14), solo per venire incontro alle esigenze del privato in barba alla chiarezza dei riferimenti per i pazienti e i cittadini”.
“Questa legge frettolosa e sbagliata -conclude FederSerd - ripercorre ed amplia gli errori del passato, depotenzia la medicina pubblica territoriale delle dipendenze, punto di riferimento per tanti cittadini anche durante la pandemia COVID, frammenta gli interventi in contrasto con ogni indicazione scientifica, legislativa ed operativa”.
FeDerSerD, “insieme agli operatori lombardi, porrà in atto tutti gli interventi possibili per affermare la tutela dei cittadini con problemi di dipendenza e la dignità degli operatori del servizio pubblico, e si impegnerà  nei previsti contesti applicativi della norma per evitarne i danni più gravi”.         
    
 

25 gennaio 2021
© Riproduzione riservata

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