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Patologie ambientali e il mesotelioma. Oggi ad Alessandria Giornata Scientifica sugli strumenti a supporto della ricerca

Nel corso della giornata sarà fatto il punto anche sulla trasformazione che l’Ao sta compiendo per diventare ospedale universitario e il percorso verso l’Irccs a patologie ambientali e mesotelioma. Corrado Magnani (Uni. Piemonte Orientale): “In Italia sono stati condotti negli ultimi anni studi di rilievo internazionale sugli effetti dell’esposizione lavorativa ed ambientale ad amianto ed a fibre amiantosimili. I modelli previsionali stimano che siamo vicini alla discesa della curva di incidenza del mesotelioma ma prevedono anche che tale discesa si protrarrà per molti anni”. IL PROGRAMMA

04 DIC - “Strumenti e metodi a supporto della ricerca: le patologie ambientali e il mesotelioma”. Questo il titolo dell’ormai tradizionale appuntamento con la Giornata scientifica dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, che si svolge oggi, 4 dicembre in versione completamente virtuale. Evento che affronta la patologia Covid in modo trasversale, senza però dimenticare la trasformazione che l’Azienda Ospedaliera sta compiendo per diventare ospedale universitario e il percorso verso l’Irccs a patologie ambientali e mesotelioma. E proprio su questi aspetti interverranno i relatori della giornata che collaborano con l’Azienda Ospedaliera, ad evidenziare lo stato della ricerca scientifica: Daniele Mandrioli, ricercatore presso la Johns Hopkin Blooberg School of Public Health dal 2013 e ricercatore presso l’Istituto Ramazzini dal 2012,  si concentra sulla Evidence Based Toxicology (EBT) e la Ricerca sul Cancro, con la sua relazione sulle fibre e i loro molteplici effetti, tra cui spicca l’amianto per gli effetti legati al mesotelioma pleurico, oltre che altre numerose patologie.

La seconda relazione sarà focalizzata sull’epidemiologia del mesotelioma e delle altre malattie causate dall’esposizione da amianto, con il prof. Corrado Magnani dell’Università del Piemonte Orientale, che ricorda: “L’esposizione ad amianto è uno dei maggiori rischi cancerogeni occupazionali, ancora presente in molti paesi. L’associazione tra esposizione ad amianto e malattia è riconosciuta in modo certo, in particolare per il tumore del polmone, il mesotelioma, i tumori della laringe e dell’ovaio, oltre che ovviamente per l’asbestosi, ma esistono ancora diversi aspetti che richiedono approfondimenti e valutazioni a partire da dati epidemiologici. In Italia sono stati condotti negli ultimi anni studi di rilievo internazionale sugli effetti dell’esposizione lavorativa ed ambientale ad amianto ed a fibre amiantosimili. Queste ricerche mettono in chiaro che tutte le patologie da amianto, incluso in particolare il mesotelioma, sono dose dipendenti; che tutte le fibre di amianto, incluso il crisotilo, causano mesotelioma; che l’esposizione ambientale ad amianto ed a fibre amiantosimili è un importante fattore di rischio. I modelli previsionali stimano che siamo vicini alla discesa della curva di incidenza del mesotelioma ma prevedono anche che tale discesa si protrarrà per molti anni”.

A moderare questa prima sessione di lavori Marinella Bertolotti, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia Clinica e Biostatistica afferente al Dipartimento delle Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi, che introdurrà i lavori della giornata insieme al Direttore Generale dell’Azienda Giacomo Centini.

La giornata prosegue con un approfondimento sul ruolo delle Biobanche, piattaforme fondamentali per la ricerca, come illustreranno Barbara Parodi dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e Daniela Capello responsabile dell’UPO Biobank, moderate da Roberta Libener del Centro Raccolta Materiale Biologico dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria. La ricerca infermieristica al centro della terza sessione, con Tatiana Bolgeo, referente dell’Unità Ricerca Professioni Sanitarie, Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione AO AL ad introdurre due buone pratiche italiane realizzate da Gabriele Caggianelli al Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione Università di Roma Tor Vergata e Alberto Dal Molin, Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale all’Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Saranno Guglielmo Pacileo, Responsabile SSA Governo Clinico Qualità Accreditamento ASL AL e Caterina Bianciardi, Responsabile settore Gestione Operativa - Area Sviluppo Strategico e Innovazione Organizzativa dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, moderati da Annalisa Roveta del Clinical Trial Center i protagonisti della sessione dedicata alla ricerca gestionale, fondamentale nel supporto alla ricerca.

Al pomeriggio i lavori saranno dedicati alla presentazione della rendicontazione scientifica del 2019, che contiene un anno di lavori e i risultati scientifici che saranno illustrati da Marta Betti, biologa in forza al Laboratorio di Epidemiologia Clinica e Biostatistica.

Grande spazio poi al partner “storico” dell’Azienda Ospedaliera, il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale, con la presentazione dello stato dell’arte delle progettualità che i ricercatori UPO e AO AL stanno realizzando insieme ormai da anni.

Per quanto riguarda la sinergia con l’UPO e la trasformazione in ospedale universitario, va segnalato che l’Azienda Ospedaliera di Alessandria rappresenta il naturale riferimento quale polo formativo per gli studenti di Medicina, ormai al terzo anno, Infermieristica e dal 2020 anche Fisioterapia, oltre ad ospitare numerosi specializzandi grazie a collaborazioni con varie Scuole di Specialità, disciplinate da specifiche convenzioni. Il percorso di riconoscimento verso l’IRCCS rafforza e qualifica il corso di laurea di Medicina avviato nel 2018: l’università costituisce il luogo privilegiato di creazione e diffusione del sapere e di formazione di capitale umano ad elevata specializzazione, oltre a svolgere una serie di attività di trasferimento tecnologico e di rapporto con il territorio ed il tessuto economico-sociale. Ecco perché la ricerca, un centro di ricerca, l’università possono davvero essere elementi di ricchezza per il territorio in una industria “immateriale” capaci di dare risposte sempre più qualificate ai pazienti e di favorire una maggiore mobilità sociale sul territorio.

04 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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