Trento. Dottoressa di Guardia medica aggredita. Ordine chiede interventi adeguati
La donna è stata aggredita nel pomeriggio di un giorno feriale da un uomo al quale si era rivolta per capire il motivo della sua richiesta e con l’intento di aiutarlo. Il presidente Ioppi: “Basta dichiarazione d’intenti e di solidarietà, Istituzioni devono intervenire”.
09 NOV - “Una dottoressa, in una postazione di guardia medica, aggredita nel pomeriggio di un giorno feriale da un uomo al quale si era rivolta per capire il motivo della sua richiesta e con l’intento di aiutarlo”. A denunciarlo l’Ordine dei medici della Provincia di Trento.
“Sembra – afferma il Presidente dell’Ordine,
Marco Ioppi - la scena di un film che non avremmo mai voluto vedere, orribile, che mette in evidenza una assurda contraddizione. Pensavamo che potesse accadere altrove ma non da noi e che la realtà trentina fosse esente. Invece è accaduto, in pieno giorno, in un ambulatorio di continuità assistenziale di Rovereto”.
"L’epilogo – prosegue la nota - poteva essere drammatico: solo il sangue freddo della dottoressa, che si è rinchiusa dentro un ambulatorio, ha evitato il peggio.Il dramma delle violenze nei confronti dei medici fa parlare il presidente nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici di “un vero e proprio bollettino di guerra” tanto grave che anche in Parlamento è depositato un disegno di legge di iniziativa governativa per arginare quella che sta diventando una vera emergenza di sanità pubblica”.
Il consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici di Trento, a questo proposito, nel “condannare con forza l’accaduto ed esprimere piena solidarietà e vicinanza alla dottoressa di Rovereto, richiede alle istituzioni competenti un intervento urgente al fine di garantire la sicurezza delle sedi di continuità assistenziale”.
“Questo episodio - prosegue il presidente - evidenzia un grave problema di disagio sociale ed è la punta di un iceberg della esistenza di una ”questione medica” che si manifesta nel venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente senza il quale non è possibile nessuna forma di tutela della salute”.
Di fronte a questi gravi episodi l’Ordine chiede “l’intervento della politica e delle istituzioni nella convinzione che non siano sufficienti le dichiarazioni di intenti e che non basti più neppure la solidarietà, ma fatti concreti e un progetto di recupero culturale che aiuti e impegni i medici a mantenere al centro il paziente, prendersi cura delle sue fragilità in un contesto dove la sanità rimane l’ultimo collante sociale”.
09 novembre 2018
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