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Corte “contro” Corte. Ma la sanità funziona o no? Due rapporti contraddittori

di Cesare Fassari

La sanità ha ricevuto oggi una bella mazzata dalla Corte dei conti, in termini di affidabilità ed efficienza. Ma solo pochi mesi fa la stessa Corte ne cantava le lodi, sostenendo che quella fatta in sanità è “l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa”

05 FEB - Quanto scritto oggi dalla Corte dei conti sulla sanità e in particolare, cito testualmente le parole del procuratore generale Nottola, su “l’eccessività dell’impegno finanziario”, dipendente a sua volta da “una irrazionale distribuzione delle risorse, dalla disattenzione dei pubblici amministratori, dalla moltiplicazione dei centri di spesa, dalla proliferazione delle strutture, talvolta inutili e dalla mancanza di controllo sulla gestione e sul funzionamento degli uni e delle altre”, mi hanno lasciato alquanto perplesso.
Non tanto per i concetti espressi, che, con toni simili, ascoltiamo da tempo da parte dei molti critici della sanità pubblica, quanto per la fonte degli stessi.
 
E la memoria è andata al 5 giugno scorso e in particolare al Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica della stessa Corte dei conti dove, nel capitolo riguardante la sanità, si leggeva: “Anche nel 2011 la gestione della spesa sanitaria presenta risultati migliori delle attese. A consuntivo le uscite complessive hanno raggiunto i 112 miliardi, inferiori di oltre 2,9 miliardi al dato previsto per l’anno e riconfermato, da ultimo, lo scorso dicembre, nel quadro di preconsuntivo contenuto nella Relazione al Parlamento. Per la prima volta da anni in flessione (-0,6 per cento), la spesa riduce la sua incidenza in termini di Pil, che passa dal 7,3 per cento del 2010 al 7,1”.
 
E ancora: “E’ indubitabile che quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario rappresenti l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa (spending review)”. E poi: “Seppur non senza contraddizioni e criticità i progressi compiuti nella definizione di standard nei budget e una sempre più accurata informazione sulla gestione e sulle prestazioni rese dalle strutture di assistenza sono alla base degli interventi operati sugli assetti organizzativi regionali che hanno consentito i miglioramenti nei risultati economici e il recupero di governante”.
 
E così, aggiungeva ancora la Corte: “da settore in squilibrio strutturale di cui era difficile prevedere la dinamica della spesa quello sanitario oggi testimonia i risultati, seppur graduali, che è possibile conseguire nella definizione di una cultura della gestione con la collaborazione tra livelli di governo anche negli anni di crisi”.
 
Verrebbe da dire, “ma a che Corte giochiamo?”.
 
Cesare Fassari

05 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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