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Covid. Per fermare i focolai nelle Rsa di Bari, test ogni 15 giorni ai dipendenti


Sono attualmente 12 i focolai di infezione da Sars Cov-2 nelle strutture per anziani della provincia di Bari. Oltre al rischi di salute, “la diffusione del virus in queste comunità comporta l'isolamento del personale, difficoltà a garantire i livelli di assistenza e quindi la necessità da parte della ASL di venire in supporto alla gestione delle strutture”, spiega la Asl. L'obiettivo è anche evitare “le pesanti conseguenze economiche che impattano su una struttura colpita da un focolaio”.

11 DIC - Test anti Covid ogni 15 giorni a tutti gli operatori delle RSA per prevenire l’insorgenza di nuovi focolai nelle strutture sanitarie e socioassistenziali. E’ quanto disposto da ASL Bari – per il tramite del servizio Spesal del Dipartimento di prevenzione – sulla base delle direttive regionali in merito a  “Monitoraggio e controllo delle misure di contenimento dell’infezione da SARS-CoV-2 nelle strutture territoriali regionali sanitarie e socioassistenziali.

“L’obiettivo - spiega la Asl in una nota - , attraverso uno stretto e costante monitoraggio dei lavoratori, è quello di intercettare in tempi rapidi eventuali casi di positività e mettere in atto tutte le misure di contenimento dei contagi. In base al protocollo, spetta al medico competente delle strutture la scelta di eseguire test diagnostici molecolari o antigenici rapidi mediante tampone rino – oro – faringeo con una periodicità non superiore alle due settimane per tutta la durata della emergenza sanitaria".  

La presenza di focolai di infezione da Sars Cov-2 nelle strutture per anziani - attualmente dodici in provincia di Bari, spiega la Asl -ha determinato la necessità di predisporre un intervento urgente di contenimento e prevenzione. Questo per tutelare la salute. Ma anche perché, fa notare la Asl, “la diffusione del virus in queste comunità comporta a sua volta isolamento del personale, difficoltà a garantire i livelli di assistenza e quindi la necessità da parte della ASL di venire in supporto alla gestione delle strutture”. Ma l’obiettivo è anche “evitare pesanti conseguenze di natura economica che impattano su una struttura colpita da un focolaio”.

Dunque, “considerato che la principale via di penetrazione del virus è rappresentata dai lavoratori delle strutture (visto che ormai da tempo sono impedite le visite e i contatti diretti tra gli ospiti e i loro parenti) e tenuto conto delle disposizioni regionali impartite nei mesi scorsi in materia di sorveglianza sanitaria integrativa per i lavoratori delle strutture sanitarie, il servizio Spesal ha disposto ai medici competenti e ai titolari delle RSA ed RSSA l’effettuazione dei test per la diagnosi dell’infezione da Covid 19 con una periodicità non superiore a 15 giorni”. Tale indicazione, chiarisce la Asl, “risponde agli indirizzi tecnico-scientifici emanati dalla Regione e alla evoluzione (e maggiore disponibilità) dei test disponibili per effettuare diagnosi di infezione da Covid-19 così come indicato  dalle direttive del Ministero della Salute del 23 ottobre (Test di laboratorio per Sars Cov 2 e loro uso in sanità pubblica)”.

“Controllare il personale ogni 15 giorni aumenta la possibilità di bloccare l’unica via sostanziale di diffusione del virus in queste strutture – spiega il dottor Fulvio Longo, direttore Spesal area metropolitana di Bari – e di prevenire così l’ insorgenza di un focolaio. Una volta individuati precocemente lavoratori positivi – continua il dottor Longo – si possono adottare tutte le misure di contenimento dei contagi, mentre il Dipartimento di prevenzione subentra per la conferma del caso, mediante test molecolare, e per il monitoraggio degli ospiti”.

11 dicembre 2020
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