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Peste Suina. UE vota a favore della revisione delle restrizioni imposte alla Sardegna e per ripresa export

di Elisabetta Caredda

Hanno avuto il via libera circa l’80% dei Comuni coinvolti. “Nel 50% dei casi questa possibilità sarà percorribile senza vincoli, mentre negli altri la movimentazione extraregionale sarà consentita secondo deroghe”. Costa: “Quella di ieri è solo una prima risposta, auspico che l'intera isola possa prossimamente diventare Zona Bianca”. Nieddu: “Tante le tante aziende del comparto zootecnico della nostra Regione che potranno cominciare a respirare”. All’entusiasmo sopraggiunto, attraverso il consigliere Corrias i Comuni esclusi dalla revisione non nascondono, però, l’amara delusione

16 DIC -

Come ci aveva anticipato due mesi fa l’ex sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il comitato tecnico rappresentato dagli Stati membri della UE ha deciso all’unanimità a favore della proposta della Commissione europea che ha consentito la revisione delle restrizioni imposte alla Sardegna per il contrasto alla diffusione della peste suina africana, in vigore dal 2011. Hanno avuto il via libera all’export circa l’80% dei Comuni coinvolti.

“Ieri è stata una giornata storica per la Sardegna – dichiara a Quotidiano Sanità Andrea Costa, oggi Responsabile dell’area Salute di Noi Moderati -. Dopo oltre 40 anni termina l’embargo delle carni suine sarde e gran parte delle relative restrizioni imposte per il contrasto alla diffusione della Peste suina africana. Lo ha deciso all'unanimità il comitato tecnico degli Stati membri su proposta della Commissione europea. Da Sottosegretario mi sono occupato personalmente della questione confrontandomi direttamente con le Istituzioni europee e oggi sono profondamente orgoglioso del traguardo raggiunto. Finalmente gran parte dell'isola torna ad essere in Zona Bianca e i produttori potranno così esportare i propri prodotti”.

“È un segnale importante per le tante attività produttive del territorio ma anche per tutto il Paese – prosegue Costa -, soprattutto per le zone dove il virus della peste suina è ancora presente, come Liguria, Piemonte e Lazio: se si individuano strategie comuni e se si seguono percorsi e protocolli condivisi si possono ottenere ottimi risultati e si possono risolvere le criticità. Sono consapevole che quella odierna è solo una prima risposta ma sono convinto che nelle prossime settimane l'intera isola potrà diventare Zona Bianca”.

Soddisfatto per l’esito del voto anche il Presidente della Regione Christian Solinas: “La fine dell’embargo con la cancellazione del divieto assoluto di movimentazione dei capi e dei prodotti suinicoli dalla nostra regione, rappresenta una svolta fondamentale per il comparto zootecnico sardo, nonché il raggiungimento di un traguardo che l’Isola inseguiva da tempo”.

“Per comprendere la portata di questo risultato e le possibili ricadute sul comparto zootecnico della suinicoltura – spiega il governatore -, è sufficiente considerare che in circa l’80% dei comuni dell'Isola sarà possibile riprendere a commercializzare gli animali vivi e le carni verso tutto il mondo. Nel 50% dei comuni questa possibilità sarà percorribile senza vincoli, mentre negli altri casi la movimentazione extraregionale sarà consentita secondo le deroghe previste dai regolamenti europei. Considerando i numeri dei capi censiti, l’84% della produzione suinicola sarda potrà riaffacciarsi sul mercato globale”.

“Le modifiche approvate a Bruxelles entreranno formalmente in vigore a gennaio – prosegue Solinas -, con l'aggiornamento al regolamento comunitario. Pertanto nelle prossime settimane definiremo con il Ministero della Salute le linee di indirizzo sulle deroghe alla movimentazione per le aree del territorio ancora soggette a restrizioni in virtù delle sieropositività registrate nei cinghiali e nei suini domestici nei dodici mesi precedenti. Ma l'aspetto più importante deriva dal fatto che tutte queste aree, oltre a poter usufruire di deroghe per la movimentazione degli animali e dei prodotti, saranno soggette a una rivalutazione periodica con una progressiva revisione dei vincoli, fino alla loro completa cancellazione su tutto il territorio regionale qualora il quadro epidemiologico dovesse rimanere invariato. Inoltre nelle aree della così detta ‘zona rossa’, dove al momento permangono limitazioni alla movimentazione degli animali vivi, abbiamo già pronti 5 milioni di euro per gli indennizzi alle aziende".

“Abbiamo lavorato duramente per raggiungere questo traguardo – conclude il Presidente -. Un risultato di tutti i sardi, reso possibile grazie a un impegno corale, che ha visto in prima linea non solo l’Unità di progetto, l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, il Corpo Forestale, Forestas, Laore e i servizi veterinari delle Asl, ma anche i sindaci, i cacciatori e le associazioni di categoria che, in questi anni, hanno dato un contributo fondamentale”.

Non nasconde l’entusiasmo anche l’ex assessore alla Sanità, Mario Nieddu, che ha seguito a Bruxelles tutti gli incontri. Commenta così al nostro giornale: "Un impegno e un lavoro costante sui tavoli di Bruxelles che alla fine ci hanno premiato. Sono molto contento. Ci ho sempre creduto. E oggi possiamo festeggiare insieme alle tante aziende del comparto zootecnico della nostra Regione".

"Un risultato eccezionale su cui ho personalmente lavorato appena insediato come assessore alla Sanità partecipando attivamente a tutti gli incontri, anche a Bruxelles - spiega ancora Nieddu -. Certo, mi sarebbe piaciuto festeggiare questa giornata insieme alle nostre aziende ma sono felice lo stesso perché col nuovo anno possono finalmente riprendere a commercializzare gli animali vivi e le carni verso tutto il mondo. Adesso sarà fondamentale, una volta entrate in vigore le nuove norme, proseguire sulla strada da noi tracciata in questi anni per arrivare a un completo e totale azzeramento dei vincoli su tutto il territorio comprese le cosiddette ‘zone rosse’ dove al momento permangono limitazioni alla movimentazione degli animali vivi e che saranno oggetto di ristoro come proposto alcuni mesi fa".

Come accennato, non proprio tutti i Comuni coinvolti hanno avuto il via libera all’esportazione delle carni. A portare la preoccupazione dei Sindaci dei Comuni esclusi è il consigliere Salvatore Corrias (PD), residente in uno di questi Comuni, Baunei, che attraverso una nota sottolinea: Le restrizioni non sono purtroppo finite. E’ vero che il comitato tecnico degli Stati membri ha approvato la revisione delle restrizioni imposte alla Sardegna per il contrasto alla diffusione della peste suina africana, ma che non riguarda tutta l’isola. Se nell’80% dei comuni sarà possibile riprendere a commercializzare gli animali vivi e le carni, in parte senza vincoli, in parte secondo le deroghe previste dai regolamenti europei, nel resto del territorio sarà zona di restrizioni, da gestire, apprendiamo, secondo linee di indirizzo che la Regione dovrà condividere con il Ministero della Salute”.

“Una situazione su cui sinceramente c’è poco da esultare, specie se i sacrifici, nel tempo, li hanno fatti gli altri – commenta il consigliere -. Una situazione che avevamo annunciato perché temevamo che si avverasse, nonostante confidassimo nel giudizioso ravvedimento della Commissione europea. Che non c’è stato, non nei termini che avremmo voluto. E si palesano, oggi, le contraddizioni già portate all’attenzione del Presidente della Giunta dai Sindaci di Baunei, Urzulei, Orgosolo e Talana, con i quali concordo, in tutto e per tutto. A cosa è servito l’impegno assiduo e costante a far rispettare le regole? A cosa è servito usare ogni sforzo per garantire la tenuta sociale delle nostre comunità? Oggi vien da dire che non sia servito a niente, e che tutto, d’ora in poi, rischia di complicarsi”.

“Ci dicano dunque, il Presidente e la Giunta, per quanto tempo dovremo stare dentro il recinto della riserva e facciano tutto ciò che occorre fare per uscirne. Lo facciano subito e lo facciano bene. Allora, solo allora, posto che ci siamo meriti da conferire, daremo loro tutti gli onori. Qua, o ci si salva tutti o non si salva nessuno. Altro che indennizzi. Cinque milioni di euro non bastano per ripagare i sacrifici di chi ha fatto del buon senso e del rispetto delle leggi la propria bandiera. Noi, che non cerchiamo meriti, siamo pronti a dare il nostro contributo di protesta e di proposta, affinché si esca una volta per tutte da questo cronico imbarazzo, che non riusciamo più a capire, che non possiamo più accettare”.

Elisabetta Caredda



16 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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