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Stamina. Vannoni: “Ecco i risultati. Anzi no”. Ennesino tira e molla di Stamina Foundation

di Laura Berardi

Si è svolta ieri l’attesa conferenza stampa dopo la bocciatura della sperimentazione. La promessa era quella di consegnare o quanto meno illustrare le cartelle cliniche dei malati trattati. E invece, dopo aver ribadito che il metodo funziona, ancora una volta non è stato fornito nessun dato. Le accuse alle istituzioni di "mentire al paese"

25 OTT - “Siamo qui per presentarvi i risultati clinici ottenuti dall'applicazione delle terapie compassionevoli, non per dare dati di ricerche scientifiche”. Con queste parole stamattina Davide Vannoni ha iniziato la prima conferenza stampa di Stamina Foundation, che presiedeva oggi a Roma insieme a Marino Andolina, il medico che in questi anni gli è stato a fianco nel percorso di Stamina e Massimo Sher, neurologo e medico legale, pagato da alcune associazioni dei pazienti nell'ultimo mese e mezzo per rivedere le cartelle cliniche delle persone trattate con il metodo Vannoni. “Non si tratta di risultati che derivano da sperimentazione – perché questa non c'è mai stata, ed è uno dei principali problemi che da sempre vengono imputati ai medici coinvolti (n.d.R) – né opinioni dei malati o dei loro parenti, sono dati concreti”.
 
34 pazienti, affetti da dieci patologie diverse sia per sintomi che per eziologia(leucodistrofia metacromatica e di Krabbe, sindrome di Niemann Pick, paralisi cerebrale infantile, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, sindrome di Sandhoff, sclerosi laterale amiotrofica e atrofia muscolare spinale di tipo 1 e 3), alcuni dei quali hanno finito la terapia, mentre altri si sono sottoposti a solo una parte delle cinque infusioni di staminali previste dal metodo. E per i quali i segni positivi, registrati anche a partire da 20 giorni dopo la prima infusione e che secondo i medici che hanno inventato il metodo durano a lungo, vanno da riduzione del dolore al miglioramento nei movimenti, nella respirazione o nella visione, passando per una aumentata capacità relazionale.
 
Il tutto – a detta di Sher - “senza alcun effetto collaterale, perché questi non sono mai stati rilevati o segnalati”. “Sono pazienti che sarebbero destinati a peggiorare se fossero trattati con le terapie standard e che invece rimangono stabili o addirittura migliorano”, ha commentato durante la conferenza stampa Vannoni. “Quando si guardano le analisi del sangue di un paziente e si vede che sono decuplicati i livelli di enzimi che la loro malattia dovrebbe impedire di produrre, non può essere un caso”.
 
Dati e risultati molto interessanti, non c'è che dire. Ma che non sono mai stati veramente “presentati”,neanche durante questa conferenza stampa: nessuna cartella clinica è stata proiettata o fornita a sostegno di quanto detto dai medici presenti, nessun dato certificato – pubblicato o meno che fosse – è stato messo a disposizione, almeno per ora. Durante la conferenza Vannoni ha accennato ad elettroencefalogrammi, elettrocardiogrammi, ecografie e test enzimatici, ma queste analisi non sono mai state mostrate, oggi come in passato. Così come, è bene ricordarlo, non è ancora chiaro alla comunità accademica quali siano i protocolli su cui si basa il metodo, ovvero gli standard che in medicina sono necessari affinché una terapia possa essere riprodotta e non vari caso per caso: Vannoni e Andolina non li hanno infatti mai resi pubblici e disponibili per la peer-review.
 
Nessun dato in più rispetto a prima dunque, anche se i creatori del metodo dicono di stare preparando due articoli scientifici, probabilmente case studies, e di aver già ricevuto disponibilità da scienziati che lavorano all'estero per cominciare a mettere su una sperimentazione vera e propria.
 
In Italia, secondo Vannoni, questo non sarebbe possibile, perché chi deve giudicare il metodo è in qualche modo prevenuto, come aveva già detto in passato a seguito della bocciatura ufficiale. Un concetto che oggi Andolina riprende e approfondisce, affermando che “gli esperti sono stati nominati solo in base al loro 'curriculum' che prevedeva di aver parlato male di Stamina” e “hanno mentito per bloccare cure che avrebbero potuto funzionare”. Per il pediatra, tutte le motivazioni di rischio addotte dal Comitato scientifico al momento della bocciatura e del successivo stop alla sperimentazione, sarebbero infatti delle bufale, nonostante le perplessità e le preoccupazioni sul metodo Vannoni non provengano soltanto dal Comitato scientifico ma siano in realtà state sollevate dall'intera comunità scientifica sia italiana che internazionale, compreso il premio Nobel Shinya Yamanaka, che ha ricevuto il riconoscimento proprio grazie ai suoi studi sulle cellule staminali mesenchimali.
 
Si tratta, tuttavia, di affermazioni che per ora lasciano il tempo che trovano, almeno finché non sarà dimostrato tramite i dati promessi quale sia la verità. Ma perché i risultati possano essere accettati, dovranno prima essere resi pubblici per la comunità accademica, con standard che siano riproducibili, in modo che possano essere validati in un trial che provi efficacia e sicurezza della terapia.
 
Laura Berardi

25 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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