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Aids e cancro. Ecco le linee guida dell'Ema per la bioequivalenza di 16 farmaci generici

di Viola Rita

Pubblicate dall’EMA le linee guida su 16 sostanze attive, per testare la loro 'bioequivalenza' rispetto ai farmaci specifici. Tra le sostanze analizzate, diversi antitumorali e anti-Aids. Nel caso dell’Aids, alcune associazioni aprono il dibattito sull’effettiva “uguaglianza”con i branded

03 DIC - Una guida su 16 principi attivi generici per la cura di diverse malattie, tra cui il cancro e l’Aids, per capire se equivalgono biologicamente ai farmaci di riferimento. Ad averla effettuata è l’Agenzia Europea per i medicinali (EMA), che ha reso pubblici i 16 documenti con le linee guida, uno per ciascuno di questi principi prodotti dalle compagnie di farmaci generici. Tali documenti, disponibili per la consultazione fino al 15 febbraio 2014, rappresentano il primo esempio di linee guida sulla bioequivalenza (BE): lo ha affermato l’EMA, che ha già pianificato di rilasciarne un’altra serie per il prossimo anno.
 
Nelle finalità dell'EMA, la guida intende perciò accompagnare le compagnie nel realizzare programmi di studio che incontrino le aspettative delle norme dell’Unione Europea, permettendo una migliore trasparenza e prevedibilità della stima scientifica durante tutte le procedure di autorizzazione.
Gli studi sulla BE rientrano nel percorso di sviluppo di un medicinale generico, per dimostrare che esso è bioequivalente alla medicina di riferimento. Questa dimostrazione, però, può essere richiesta anche in altri casi, come ad esempio nella valutazione di variazioni dell’autorizzazione per la distribuzione del farmaco.
In generale, due medicinali contenenti la stessa sostanza attiva sono considerati bioequivalenti se sono farmaceuticamente equivalenti oppure se sono farmaceuticamente alternativi e le loro biodisponibilità dopo somministrazione alla stessa dose molare oscillano all’interno di accettabili limiti predefiniti: questa definizione si legge in un documento disposto dall’EMA nel 2010 per indagare appunto la BE.
 
I 16 documenti guida pubblicati, uno per ciascuna sostanza attiva, si basano appunto su tale studio. L’analisi odierna include alcuni dei principali antitumorali, antimicotici e l’antivirale Oseltamivir (il Tamiflu); l’elenco completo delle sostanze è il seguente: Capecitabina, acido carglumico, Dasatinib, Emtricitabina/Tenofovir Disoproxil, Erlotinib, Imatinib, Memantina, Miglustat, Oseltamivir, Posaconazolo, Ripaglinide, Sirolimus, Sorafenib, Tadalafil, Telitromicina e Voriconazolo.
 
L’EMA dà informazioni su ciascuna sostanza, sul suo posto nel sistema di classificazione biofarmaceutica (BCS), sul metodo analitico utilizzato per l’indagine e sulla valutazione di bioequivalenza BE.
 
Due esempi
Tra i 16 documenti EMA attualmente consultabili, in quello sull’antitumorale Imatinib si legge che esso è “un composto ad alta permeabilità, ma le informazioni complete sulla solubilità non sono ancora disponibili”. In questo caso lo studio si è basato su volontari sani (si tratta di uno studio “crossover” a singola dose). L’antitumorale capecitabina, come si legge in un altro dei 16 documenti EMA, è “un composto instabile in un mezzo acido, l’assorbimento è quasi completo ma i dati sulla solubilità non permettono una classificazione BCS”. La metodica, simile alla precedente, è stata applicata ai pazienti.
 
Il caso Hiv-Aids
Anche per il trattamento dell’Hiv-Aids sono ormai in commercio i farmaci equivalenti alle specialità medicinali originali, che nei prossimi cinque anni aumenteranno ulteriormente a seguito di diverse scadenze di brevetto.
Ad interrogarsi sulle opportunità e sui rischi è il Network Persone Sieropositive (NPS italia), che sottolinea come i pazienti, ma anche i medici, manifestino da tempo forti perplessità sull’effettiva bio-equivalenza dei generici anti Aids, sia per le modalità di fabbricazione che per quelle relative all’effettiva “uguaglianza” tra specialità e generico soprattutto in termini di quantità di principio attivo e alla conseguente “equivalenza terapeutica”.
 
Dall’altra parte esiste per i pazienti sieropositivi il rischio che l’introduzione dei farmaci antiretrovirali generici comporti una contrazione degli investimenti per la ricerca e la messa in commercio di farmaci antiretrovirali innovativi. Da qui la necessità di reinvestimento di almeno parte del risparmio di spesa ottenuto con l’introduzione dei farmaci generici per la cura dell’infezione da Hiv nella ricerca di farmaci innovativi per la cura delle patologie legate allo stato di sieropositività.
Per fare il punto su questi due aspetti, strettamente collegati, Nps e il Centro Studi “Gianni Grosso” hanno prodotto due dossier analitici, curati dal Dottor Dario Cattaneo, il Professor Alessandro Battistella, il Dottor Giovanni Apollone e Rosaria Iardino.
 
Viola Rita

03 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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