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Trastuzumab. I benefici superano gli effetti indesiderati

di Maria Rita Montebelli

L’anticorpo monoclonale che ha rivoluzionato il trattamento di una delle forme più aggressive di tumore del seno, quello HER2-positivo, può dare effetti indesiderati a livello cardiaco, soprattutto se associato a regimi di chemioterapici con antracicline. Ma i benefici sulla sopravvivenza restano tali da surclassare i rischi. Lo dimostra una revisione della Cochrane Library

13 GIU - Tutte le terapie efficaci, è noto, hanno anche il risvolto della medaglia, cioè gli effetti collaterali. E un giudizio di efficacia su una terapia non può dunque prescindere da un bilancio che tenga conto anche degli effetti indesiderati. A questa regola non è immune una delle terapie più innovative ed efficaci introdotte dall’inizio di questo secolo, il trastuzumab, anticorpo monoclonale umanizzato diretto contro il recettore HER2, iperespresso nel 20% circa dei tumori della mammella, ma anche in alcune forme di tumore dello stomaco e polmonari. Il farmaco, che ha rivoluzionato la prognosi dei tumori della mammella HER2 positivi, passati così dall’essere una delle forme più aggressive, ad una delle più curabili, non è privo di effetti collaterali. Tra i più temuti ci sono quelli di tossicità cardiaca. Questo argomento è stato oggetto di una revisione sistematica condotta dalla Cochrane Library che, in analogia a quanto presentato una settimana fa al congresso ASCO di Chicago, ha concluso che, restano comunque molto più numerose le donne che beneficiano di questa terapia, rispetto a quelle nelle quali il trastuzumab provoca un danno.

L’analisi condotta dalla Cochrane ha preso in considerazione le pazienti con tumore della mammella HER2 positivo, in fase avanzata; in particolare sono stati esaminati i dati provenienti da sette studi clinici condotti su 1.497 donne, che sono state trattate con trastuzumab in associazione ad altri farmaci, in prima linea (prima della progressione del tumore) o alla progressione. La sopravvivenza senza progressione (PFS), nelle donne trattate con l’anticorpo monoclonale è risultata aumentata da 2 a 11 mesi e anche la sopravvivenza a due anni è risultata più elevata. Il trastuzumab risultava inoltre particolarmente efficace quando utilizzato come trattamento di prima linea o in associazione ai taxani.

"Questa review - commenta il dottor Lorenzo Moja, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute presso l' Università degli Studi di Milano e tra gli autori della revisione - suggerisce che, nelle donne con tumore della mammella in stadio avanzato HER2-positive, il trastuzumab permette di allungare significativamente la speranza di vita. Le pazienti trattate con trastuzumab sono sopravvissute più a lungo e il loro tumore è progredito meno rapidamente." Con le terapie standard, risultano ancora vive a due anni 300 donne su 1000, mentre aggiungendo il trastuzumab in terapia sopravvivono a due anni 373 donne su mille. Tra tutte queste, sviluppano problemi cardiaci 10 donne trattate con la terapia standard e 35 di quelle trattate con trastuzumab, che per questo devono interrompere la terapia. E una volta interrotto il trattamento, gli effetti collaterali cardiaci in genere regrediscono. A particolare rischio di effetti indesiderati a carico del cuore sono le donne trattate con l’associazione trastuzumab-antracicline. I benefici della terapia comunque sorpassano di gran lunga i sui effetti indesiderati.

Maria Rita Montebelli

13 giugno 2014
© Riproduzione riservata

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