Ossido di etilene per sterilizzare biberon e tettarelle. Dopo denuncia di Report pediatri e neonatologi ne sconsigliano l’utilizzo
Il 3 aprile scorso la trasmissione di Rai 3 aveva denunciato che negli ospedali italiani è largamente usato l'ossido di etilene per sterilizzare biberon e tettarelle dei neonati ricoverati. Una prassi che ora Sin e Sip sconsigliano, dopo aver raccolto un parere tecnico ad hoc, invitando però il ministero della Salute a una presa di posizione ufficiale sulla questione.
12 MAG - "Sarebbe opportuno evitare l'utilizzo dell'Ossido di Etilene per la sterilizzazione di biberon e tettarelle monouso impiegati nei reparti di neonatologia e nelle Terapie Intensive Neonatali".
La presa di posizione della Socità italiana di neonatologia (Sin) e la Società italiana di pediatria (Sip) viene dopo il servizio della
trasmissione televisiva Report di Rai 3, andata in onda la sera del 3 aprile 2017, dove si sottolineavano i rischi dell'allattamento con biberon e tettarelle in ospedale dove sarebbe diffuso l'uso dell'Ossido di Etilene per la sterilizzazione.
Oltre un anno fala Direzione della prevenzione del ministero della Salute aveva raccomandato di non utilizzarli se non in casi particolari, ma alle Asl italiane - secondo quanto riferiva sempre Report - non è stato comunicato e nel frattempo gli appalti sono andati avanti.
Secondo Report, "Sette milioni di biberon e tettarelle trattati con l’ossido di etilene continuano ad essere utilizzati negli ospedali italiani, anche se in Europa già dal 2007 è vietato sterilizzare con questo gas i contenitori ad uso alimentare. Com'è possibile?", si chiedeva la trasmissione.
A fronte di questa denuncia la Sin ha chiesto
un parere tecnico in merito a
Giuseppe Bacis responsabile dell'unità Tossicologia-Centro antiveleni dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e sulla base di questo parere i Presidenti di Sin,
Mauro Stronati, e Sip,
Alberto Villani, consigliano, laddove è possibile, di utilizzare metodi alternativi nella sterilizzazione di biberon e tettarelle e contestualmente hanno inviato una lettera al Ministro della Salute sollecitando un parere formale sul tema.
Lorenzo Proia
12 maggio 2017
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