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Diabete: dall’insulina orale al pancreas artificiale le nuove variazioni sul tema ‘futuro’

di Maria Rita Montebelli

L’insulina è il farmaco per antonomasia nel trattamento dei diabete e anche quello di più lungo corso. Ma è giusto guardare oltre, per migliorare il compenso glicemico dei pazienti e per migliorare la loro qualità di vita. E questa settimana, due delle principali riviste scientifiche, PNAS e il NEJM, pubblicano due studi che sanno di futuro: una nuova formulazione di insulina orale e un sistema ad ansa chiusa (pancreas artificiale) per migliorare il compenso glicemico nei soggetti con diabete di tipo 2, durante il ricovero in ospedale.

26 GIU - L’insulina, uno dei capisaldi della terapia del diabete viene somministrata, come è noto,  per via sottocutanea. Da molti anni tuttavia, ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di trovare un modo per somministrarla anche per via orale, per facilitarne l’assunzione, migliorando allo stesso tempo la compliance e la qualità di vita dei pazienti. La strada per l’insulina ‘in pillola’ si è rivelata più difficile del previsto e quello che sembrava un sogno a portata di mano, si è andato allontanando sempre più, per i mille ostacoli che la somministrazione orale di una proteina comporta.
 
A provarci questa volta è un gruppo di bioingegneri americani dell’Università della California di Santa Barbara e di Harvard, che pubblicano i risultati della loro ricerca su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). La loro proposta è quella di una formulazione di insulina orale in liquidi ionici (composti costituiti solo di ioni e loro combinazioni, liquidi a temperatura ambiente), che sarebbe in grado di migliorare in maniera significativa l’assorbimento di insulina per via orale, eludendo le barriere gastro-intestinali. La nuova formulazione è stabile sia a temperatura ambiente (per 2 mesi), che in frigorifero (fino a 4 mesi). Già testata in vitro e su animali da esperimento, ha tutte le caratteristiche secondo gli autori per ambire ad un programma di sviluppo clinico.
 
Il liquido ionico usato per questa nuova formulazione di insulina orale è il CAGE (colina e geranato). Nell’esperimento pubblicato il CAGE ha potenziato il trasporto paracellulare di insulina, proteggendola dalla degradazione enzimatica e assottigliando lo strato mucoso. Nei ratti, l’insulina-CAGE ha mostrato delle ottime performance farmacocinetiche e farmacodinamiche, dopo somministrazione digiunale.
Un dosaggio modesto della nuova formulazione di insulina (3-10 U/Kg) ha prodotto una significativa riduzione dei livelli di glicemia anche per lunghi periodi (fino a 12 ore).
Questa tecnologia potrebbe essere applicata anche ad altri biologici, attualmente disponibili sul mercato solo in formulazione iniettiva.
 
Pancreas artificiale nel diabete di tipo 2
Per i soggetti con diabete di tipo 1, sono sempre più numerose le evidenze riguardo il fatto che il pancreas artificiale (i cosiddetti sistema ad ansa chiusa) possa migliorare il compenso glicemico. E visto che nei pazienti con diabete di tipo 2, il ricovero non è quasi mai una mano santa per il compenso metabolico, un gruppo di ricercatori del gruppo di Roman Hovorka (uno dei maggiori esperti mondiali di pancreas artificiale) dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna) è andato a vedere se il pancreas artificiale potesse essere d’aiuto anche in questa tipologia di pazienti, durante il ricovero in ospedale.
 
Questo studio in aperto, pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM), è stato condotto in un ospedale inglese e in uno svizzero, su 136 soggetti con diabete di tipo 2, trattati con insulina; i pazienti sono stati randomizzati al ‘pancreas artificiale’ (70) o alla tradizionale somministrazione sottocutanea di insulina (66). Endpoint principale dello studio era il tempo trascorso in un range di glicemia compreso tra 100 e 180 mg/dl (come rilevato da un glucosensore), fino a 15 giorni dopo la dimissione.
 
Al termine dello studio non è emersa alcuna differenza in termini di ipoglicemia, né di quantità di insulina somministrata. Importanti differenze sono emerse invece nella percentuale di tempo trascorso con la glicemia a target (65,8% nel gruppo ‘ansa-chiusa’ contro il 41,5% del gruppo di controllo) e nella percentuale dei valori sopra range (23,6% nel gruppo ‘ansa-chiusa’ contro il 49,5% del gruppo di controllo). Infine, la glicemia media nel gruppo trattato col pancreas artificiale era di 154 mg/dl contro 188 mg/dl del gruppo di controllo.
 
Lo studio dimostra dunque che tra i pazienti non critici con diabete di tipo 2 ricoverati in ospedale, l’impiego di un sistema di rilascio dell’insulina automatizzato, ad ansa chiusa, determina un controllo della glicemia nettamente migliore rispetto alla terapia convenzionale per via sottocutanea, senza esporli ad un aumentato rischio di ipoglicemia.
 
Maria Rita Montebelli

26 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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