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Microbiota intestinale: può influenzare qualità di vita e depressione

di Maria Rita Montebelli

Alcuni batteri possono facilitare la comparsa di depressione, altri invece possono migliorare la qualità di vita. Lo suggeriscono i risultati di uno studio che è andato ad analizzare le sostanze prodotte dai diversi ceppi batterici. Coprococcus e Dialister migliorano la qualità di vita e la loro carenza correla con la depressione; i Bacteroides di enterotipo 2 sono correlati alla depressione. Si profila dunque la possibilità di modulare il tono dell’umore intervenendo sulla composizione del microbiota intestinale.

06 FEB - La depressione può dipendere anche dal tipo di batteri che alberghiamo nel microbiota intestinale. A rivelarlo è uno studio dell’Università di Lovanio (Belgio), appena pubblicato su Nature Microbiology.
 
“La relazione tra metabolismo del microbiota intestinale e salute mentale è molto intrigante e controversa – spiegano gli autori dello studio (primo nome Mireia Valles-Colomer) e la comunicazione bidirezionale tra microbiota intestinale e cervello è stata finora studiata prevalentemente su modelli animali.”
 
Per facilitare il processo traslazionale potrebbero venire in aiuto gli studi di metagenomica su vasta scala, ma al momento mancano ancora delle banche dati dedicate e strumenti che consentano di studiare a fondo il potenziale neuroattivo del microbiota.
 
I ricercatori di Lovanio hanno cercato di colmare, almeno in parte questo gap di conoscenza, andando a studiare i microbiota di una vasta coorte di popolazione del Flemish Gut Flora Project e valutando come le caratteristiche di questi microbiota correlino con la qualità di vita dell’ospite e con la depressione.
 
I risultati dello studio indicano che ceppi batterici quali Faecalibacterium e Coprococcus, produttori di butirrato, sono associati in maniera significativa ad indicatori di migliore qualità di vita.
Viceversa, la carenza di Dialister e di Coprococcus spp. correla con la depressione, anche dopo aver considerato il fattore di confusione della terapia anti-depressiva.
 
I ricercatori belgi hanno dunque messo a punto una sorta di catalogo del potenziale neuroattivo dei batteri intestinali; studiando i metagenomi fecali hanno così evidenziato che i batteri in grado di sintetizzare il l’acido 3,4-diidrossifenilacetico (DOPAC, un metabolita della dopamina) correla in maniera positiva con la qualità di vita mentale, mentre hanno suggerito un possibile ruolo della produzione di acido gamma-aminobutirrico nella depressione.
 
Maria Rita Montebelli

06 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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