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Alzheimer. Il rischio genetico è anche nei parenti lontani

di Linda Carroll

Un gruppo di ricercatori della Utah School of Medicine di Salt Lake City, negli USA, grazie a un registro della popolazione dello Stato dello Utah con informazioni sanitarie dal 1800 a oggi, è riuscito a ricostruire, per ogni individuo, un “albero genealogico” della Malattia di Alzheimer. Il rischio genetico può essere rappresentato anche da parenti lontani

14 MAR - (Reuters Health) – Avere parenti di secondo o terzo grado con l’Alzheimer aumenta il rischio individuale di sviluppare la malattia. È quanto emerge da un nuovo studio statunitense. “Questo studio ribadisce quanto sia importante conoscere la storia familiare per la previsione del rischio”, dice l’autrice principale, Lisa Cannon-Albright, della University of Utah School of Medicine di Salt Lake City.
 
E’ stato possibile realizzare questo lavoro solo perché Cannon-Albright e i suoi colleghi sono stati in grado di attingere a una genealogia completa, il Database della popolazione dell’Utah, che contiene informazioni su famiglie risalenti ai pionieri che hanno colonizzato lo Stato nel 1800.
Le storie familiari sono collegate ai certificati di morte dello Utah, che mostrano non solo la causa di morte, ma anche altre cause che costituivano le comorbidità.

Lo studio
Da questo database, i ricercatori hanno selezionato 270.080 persone che avevano almeno tre generazioni con dati per entrambi i genitori, tutti e quattro i nonni e almeno sei degli otto bisnonni. Tra loro c’erano 4.436 persone con un certificato di morte che indicava la Malattia di Alzheimer come causa. Le persone che avevano un parente di primo grado con l’Alzheimer – un genitore o un fratello – riportavano 1,73 volte maggiori probabilità di sviluppare la malattia rispetto a quelle senza storia familiare.

Due o più parenti di primo grado con l’Alzheiemr hanno avuto un impatto molto più grande: le persone in questa categoria avevano 3,98 volte più probabilità di quelle senza una storia familiare di sviluppare la malattia neurodegenerativa. Avere solo uno o due parenti di secondo grado affetti – nonni, zii e fratelli con un solo genitore in comune – ma nessun parente di primo grado colpito, invece, ha avuto un piccolo impatto sul rischio.

Ma le cose sono cambiate drasticamente con tre o più parenti di secondo grado colpiti. In quel caso, il rischio di sviluppare l’Alzheimer è salito a 2,46 volte rispetto a quello di chi non aveva una storia familiare con questa patologia. Il rischio è aumentato anche per le persone con un parente di primo grado colpito e due parenti affetti di secondo grado: queste avevano infatti 21,29 volte più probabilità di sviluppare l’Alzheimer rispetto alle persone senza storia familiare.

I ricercatori, infine, hanno anche scoperto che le persone con una storia di Alzheimer in tre o più parenti di terzo grado – bisnonni, prozii e cugini di primo grado – avevano 1,43 volte più probabilità di quelli senza storia familiare di sviluppare la malattia.

“L’aumento del rischio (in quelli con soli parenti di terzo grado) sottolinea il ruolo forte della predisposizione ereditaria nell’Alzheimer – sottolinea Cannon-Albright – È probabile che i geni condivisi da questi parenti siano responsabili della predisposizione. Quindi, anche nella situazione in cui qualcuno non ha parenti stretti colpiti, è probabile che condividano i fattori genetici predisponenti”.

Fonte: Neurology
 
Linda Carroll
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

14 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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