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Psoriasi lieve-moderata. Per 8 dermatologi su 10 ha gestione più complessa rispetto ad altre patologie della pelle. I risultati dell’indagine Doxapharma


Ma grazie alle nuove terapie migliora la qualità del trattamento e la salute del paziente. Questi i dati emersi dall’indagine “Psoriasi lieve-moderata, la parola ai medici: che impatto ha l’innovazione delle terapie sulla vita del paziente?”, di Doxapharma con il sostegno di Leo Pharma. L'INDAGINE

04 APR - Ansioso, preoccupato, rassegnato, difficile. È questo l’identikit del paziente con psoriasi lieve-moderata emerso dall’indagine “Psoriasi lieve-moderata, la parola ai medici: che impatto ha l’innovazione delle terapie sulla vita del paziente?”, presentata oggi a Roma, condotta da Doxapharma con il sostegno di LEO Pharma con la finalità di indagare l’impatto che l’innovazione terapeutica ha sulla vita del paziente con psoriasi. Per otto dermatologi su 10, la psoriasi lieve-moderata ha una gestione più complessa rispetto a tutte le altre patologie della pelle proprio per l’impatto che la malattia stessa ha sulla componente psicologica.
 
Dall’indagine è emerso che, secondo i clinici, gli aspetti che rendono più complessa la gestione della patologia sono appunto quelli emotivi connessi alla patologia, come ansia, depressione, vissuto di stigmatizzazione (con un voto medio di 8,4 su una scala da 1 a 10), le caratteristiche cliniche specifiche dell’andamento della patologia come cronicità e recidive (voto medio 8,1) e la frequente non-aderenza involontaria o intenzionale al trattamento (voto medio 7,6). Il paziente con psoriasi lieve-moderata è considerato quindi dai dermatologi un paziente complesso (voto medio 7,7) anche rispetto a pazienti con altre patologie della pelle: per il 78% è un po’ o molto più difficile da gestire rispetto ad altri pazienti. “
 
Questa forma di psoriasi impatta enormemente sul vissuto emotivo e sulla qualità di vita dei pazienti poiché intimamente legata all'esperienza soggettiva di malattia della persona”, ha spiegato Antonella Demma, Psicologa-Psicoterapeuta, Docente della Scuola di Psicoterapia AETOS, Venezia. “Il paziente affetto da psoriasi lieve-moderata ha un profilo psicologico che può essere caratterizzato da ansia relazionale e tratti depressivi, soprattutto se la patologia colpisce aree visibili o sensibili del corpo (come ad esempio le parti intime), unitamente a preoccupazione e pessimismo, legati soprattutto all'assenza di certezze relative al decorso della malattia. Specialmente questi ultimi aspetti, correlati alla percezione di limitato controllo sull'andamento della patologia, sono alla base di un vissuto di frustrazione che può impattare negativamente sulla gestione della malattia”.
 
Dall’analisi è emerso che il paziente reagisce ad una patologia cronica e degenerativa come la psoriasi lieve-moderata in modo differente: “da un lato vi è il paziente che tende a sottovalutare la propria condizione e quindi sfocia nel rifiuto di qualsiasi trattamento e dall’altro c’è il paziente che al contrario ingigantisce la patologia e incorre in sovratrattamento”, ha precisato Giuseppe Venturelli, Managing Director Doxapharma. Tuttavia, il cambio di passo delle terapie topiche per la psoriasi degli anni recenti ha avuto un impatto positivo sulla gestione della patologia da parte del dermatologo, e sul rapporto e sulla comunicazione con il paziente.

Il rapporto medico-paziente
Una buona comunicazione tra medico e paziente è sicuramente alla base di una corretta gestione della patologia: su questo è d’accordo (voti tra 7 e 10) il 97% dei dermatologi, con un valore medio di 9,1. Quello che è stato individuato come uno dei problemi principali del rapporto medico-paziente con psoriasi è che si tratta di un rapporto “farmaco-mediato”, ovvero influenzato dal tipo di terapia. Secondo i dermatologi, a volte sono più difficili da gestire i pazienti con forme lievi-moderate, trattate con terapie topiche che presuppongono un ruolo più ‘attivo’ e consapevole del paziente, rispetto a quelli con forme moderate-gravi trattate con farmaci biologici che agevolano una maggior aderenza terapeutica. L’aderenza alle terapie topiche è dunque il principale ostacolo sulla strada che porta al successo terapeutico. “Indubbiamente la scarsa aderenza alla cura, soprattutto a livello topico, rappresenta un grande limite per la possibilità di raggiungere i migliori outcome terapeutici e quindi un migliore controllo della patologia”, ha precisato Gabriella Fabbrocini, Direttore di Dermatologia e Venereologia, Università degli Studi Federico II di Napoli.
 
“Per tale motivo, è fondamentale ascoltare il paziente sin dall’inizio, conoscere le sue abitudini lavorative e ricreative, cercando di prestare attenzione non solo alle lesioni cutanee, ma anche al suo vissuto emotivo e ai suoi bisogni insoddisfatti. Grande importanza deve essere fornita inoltre all’educazione dello stesso, in maniera tale che prenda coscienza della sua patologia e delle sue caratteristiche, potendo mettere in atto tutta quella serie di comportamenti e stili di vita che possano aiutare a contenere e a gestire la patologia nel lungo termine”. Rispetto al rapporto con il paziente sono emersi due approcci differenti tra i dermatologi: da una parte gli “olistici”, altamente coinvolti dalla patologia e dal paziente, con un atteggiamento accogliente e un approccio educativo-didattico, per i quali la relazione è una vera e propria arma terapeutica e di fidelizzazione; dall’altra i “tecnici”, con un atteggiamento più distaccato e che risente maggiormente delle difficoltà relazionali dettate dalle caratteristiche psicologiche del paziente e per i quali il focus è la gestione efficace della patologia. Dall’indagine è emerso che “questa dicotomia di approccio - ha precisato Venturelli - riflette un dualismo regionale: nelle regioni del nord Italia si predilige un approccio tecnico, mentre nelle regioni del centro-sud un approccio olistico”.

L’innovazione terapeutica
In questo quadro, l’innovazione terapeutica che ha caratterizzato gli ultimi due anni ha rappresentato una svolta nella presa in carico del paziente con psoriasi lieve-moderata. Secondo i medici interpellati da Doxapharma, l’introduzione di un nuovo prodotto in schiuma spray a base di calcipotriolo-betametasone, ha contribuito a cambiare radicalmente lo scenario.
 
“La novità della formulazione in schiuma ha diversi vantaggi e riesce a unire, allo stesso tempo, potenza e rapidità di azione sulle lesioni della psoriasi associate ad una formulazione comoda da usare e cosmeticamente accettabile per il paziente”, ha specificato Fabbrocini. Dall’analisi si evince che il 97% dei dermatologi interpellati si dichiara infatti soddisfatto per i trattamenti oggi a disposizione ed il livello di gradimento è aumentato vertiginosamente negli ultimi due anni, passando da 6,4 (con il 51% di voti da 1 a 6, statisticamente considerati negativi) a 8,5 (con 1% di voti da 1 a 6 e il 44% di voti da 9 a 10). Non è un caso che la combinazione delle due molecole in formulazione schiuma spray rappresenti la terapia di riferimento per 7 dermatologi su 10: i motivi principali alla base di questo incremento nella soddisfazione risultano essere appunto la nuova formulazione in schiuma, unitamente ad una maggiore efficacia in generale. Inoltre, sempre dall’indagine è emerso che l’innovazione terapeutica ha sensibilmente migliorato la qualità di vita dei pazienti, con un voto medio salito da 5,5 a 7,5 e contribuisce, per il 93% degli intervistati, a migliorare il rapporto tra medico e paziente. “Le nuove terapia hanno il grande vantaggio di non impattare sulla vita di tutti i giorni del paziente e questo è importante per non far sentire il paziente sempre e solo un malato, ma una persona che ha parte attiva, con dei risultati, nella gestione della propria patologia”, ha precisato Demma.

Il campione e metodologia dell’indagine
L’indagine ha coinvolto 77 dermatologi tra ospedalieri, ambulatoriali, privati su tutto il territorio italiano, con una metodologia mista tra quantitativa ad hoc, attraverso interviste online (CAWI - Computer-Assisted Web Interview), e qualitativa, attraverso 9 focus group in altrettante città: Torino, Milano, Mestre, Roma, Genova, Catania, Bologna, L’Aquila e Lucca. Il campione era equamente suddiviso tra uomini (48%) e donne (52%), con un’età media di 48 anni, dei quali 18 anni in media di anzianità professionale. Quanto alla distribuzione territoriale, il 39% del campione veniva dal Nord-Ovest, il 18% dal Nord-Est, il 23% dal Centro Italia e il 20% da Sud e Isole.

Focus terapia
La nuova formulazione di calcipotriolo e betametasone dipropionato a dose fissa somministrata in schiuma spray è arrivata in Italia un anno fa, grazie all’impegno nella ricerca di LEO Pharma. “Negli ultimi anni ci siamo focalizzati sulla ricerca di soluzioni topiche innovative, sia dal punto di vista farmacologico che di modalità di applicazione, che potessero rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti con psoriasi migliorandone la vita - afferma Paolo Pozzolini, Country Lead di LEO Pharma Italia - la formulazione di calcipotriolo e betametasone in schiuma spray, a un anno dal suo arrivo, riesce a dare una risposta concreta a queste esigenze e l’apprezzamento da parte dei dermatologi che emerge dall’indagine di Doxapharma ne è una prova importante, un riscontro tangibile nella quotidianità della gestione della patologia”.
 
Marzia Caposio

04 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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