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Epilessia e Vaccino anti-covid. Lice: “Ad oggi nessuna conseguenza emersa per chi ne soffre”


La Lega Italiana Contro l’Epilessia rassicura le oltre 500 mila persone che soffrono di Epilessia in Italia. “Ad oggi nessuna evidenza di interazione tra i vaccini anti-COVID e i farmaci antiepilettici. Chi soffre di Epilessia non rientra nella categoria degli “estremamente vulnerabili” prevista dal Piano Vaccinale, salvo i casi in cui è associata a disabilità gravi o altre patologie. Tra gli effetti indesiderati va tenuta in considerazione soprattutto la febbre che, in casi particolari, potrebbe facilitare o peggiorare le crisi”.

08 APR - “Nessuna conseguenza dei vaccini anti-COVID per chi soffre di Epilessia. Non ci sono al momento evidenze che tali vaccini aggravino la patologia, né che le persone con Epilessia abbiano un più alto rischio di effetti indesiderati dopo la vaccinazione. L’Epilessia di per sé non costituisce una controindicazione per la vaccinazione anti COVID-19”.
 
La Lega Italiana Contro l’Epilessia - LICE chiarisce qualsiasi dubbio, seppur legittimo, sull’opportunità o meno da parte di persone con Epilessia di seguire il protocollo vaccinale previsto per l’emergenza COVID-19. Per nessuno dei tre vaccini ad oggi disponibili (Comirnaty® - vaccino BioNTech/Pfizer, vaccino Moderna e Vaxzevria®- vaccino AstraZeneca) sono riportate controindicazioni assolute per l’Epilessia, né potenziali rischi da interazioni con i farmaci antiepilettici.
 
Per informare e tenere aggiornata la propria community LICE ha pubblicato sull’home page del proprio sito le FAQ su vaccinazione anti COVID-19 nelle persone con Epilessia, visibili al link www.lice.it.
 
“La vaccinazione contro il COVID-19 – ribadisce Laura Tassi, presidente LICE - costituisce una importante modalità di prevenzione, minimizzando il rischio di contrarre la patologia virale per la quale al momento non sono disponibili terapie etiologiche. I benefici sono nettamente superiori ai potenziali rischi, rappresentati dai possibili effetti indesiderati dei vaccini. Non ci sono al momento evidenze che questi vaccini aggravino l’Epilessia, né che le persone con Epilessia abbiano un più alto rischio di effetti indesiderati dopo la vaccinazione.  Sebbene non siano stati condotti specifici studi di interazione, sappiamo che i vaccini agiscono con meccanismi diversi da quelli dei farmaci convenzionali e gli eccipienti contenuti nei tre vaccini non hanno potenziali conflitti con i farmaci antiepilettici assunti in concomitanza. Vaccinarsi è un dovere nei confronti di noi stessi e dei nostri cari”.
 
Attualmente le persone con Epilessia, circa 500 mila in Italia, non rientrano tra quelle definite estremamente vulnerabili ed inserite nella prima categoria disposta dal Ministero della Salute per l’ordine di priorità del Piano Nazionale di Vaccinazione, a meno che non abbiano altre patologie concomitanti, neurologiche o di altro organo, o siano comprese tra le persone portatrici di disabilità gravi.
 
“Come per ogni altro vaccino, alcune persone possono sviluppare un rialzo termico. E questo – sottolinea Oriano Mecarelli, past president LICE – in alcuni casi può abbassare la soglia epilettogena e, raramente, portare ad una crisi o alla ricorrenza di crisi in rari e particolari quadri clinici, come ad esempio la Sindrome di Dravet o altre encefalopatie epilettiche. Ma i benefici del vaccino sono nettamente superiori ai potenziali rischi di eventuali effetti indesiderati, in genere di nessuna o lieve entità, che si risolvono entro uno o due giorni dalla vaccinazione”.
 
In caso di un rialzo della temperatura corporea a seguito della vaccinazione è eventualmente opportuno – su indicazione del medico curante - un trattamento sintomatico antipiretico, per contenere la possibilità di un alterato controllo delle crisi in relazione alla febbre.
 
Tale indicazione si applica a ciascuno dei vaccini disponibili oggi, i quali non hanno una indicazione preferenziale specifica per le persone con Epilessia o con crisi epilettiche: pertanto può essere utilizzato indifferentemente qualsiasi vaccino. Ѐ tuttavia sempre doveroso riferire al medico curante ed al personale sanitario ogni condizione morbosa ed ogni trattamento in atto, farmacologico o di altra natura.
 

08 aprile 2021
© Riproduzione riservata

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