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Ancora sulla fuga dagli Ospedali

di Roberto Mora
27 APR - Gentile direttore,
Gianni faceva il ginecologo e del suo lavoro era entusiasta. C’era lui quando sono nati i miei due figli. Quando ha raggiunto l’età della pensione era dispiaciuto e preoccupato. Parlandomene, al bar dell’ospedale, mi confidava che lui la professione voleva continuare a farla. Gli piaceva. E’ morto all’improvviso e solo dopo la sua morte , quando ho ricevuto la telefonata della collega della “banca degli occhi di Mestre ” (aveva donato le cornee) che mi chiedeva informazioni su di lui, ho scoperto che era tra i miei pazienti. In tanti anni non aveva mai avuto bisogno di me.
 
Neanche di un certificato di malattia. Lavorare e fare il medico era la sua passione al punto che non aveva mai avuto il tempo di ammalarsi.

Ora, quando passo al bar dell’ospedale, quello che mi confidano i colleghi che incontro è che non ce la fanno più e non vedono l’ora di andarsene in pensione.

Qualcuno se n’è andato anzitempo, senza nemmeno aspettare il massimo della contribuzione pensionistica. Qualcuno, più giovane e più intraprendente, ha deciso di passare al privato dove “si rischia meno e si guadagna di più”.

Carlo Palermo, il vice segretario nazionale vicario ANAAO ASSOMED, ha postato su Quotidiano Sanità un suo commento. S’intitola: “2018: fuga dagli ospedali”.

Vi si legge che “nei prossimi 5 anni (2018-2022) ci sarà un esodo di medici dipendenti del SSN per pensionamento o dimissioni a qualsiasi titolo superiore ai 30.000 previsto potendo arrivare fino a circa 40.000”.

La notizia era ripresa anche da un nostro quotidiano locale che pochi giorni dopo riportava le rassicurazioni del Direttore Generale dell’Azienda locale che affermava che da noi va tutto bene e che il personale sanitario dal 2015 è addirittura aumentato di 20 medici e 38 infermieri.

Pensare che non ce ne eravamo accorti… !

Ci piacerebbe fargli notare che le previsioni non riguardano la sola Verona ed il suo ospedale (dove a suo dire va tutto bene). Ricordare che la riduzione del personale potrebbe trascinarsi a rimorchio una ulteriore riduzione dei posti letto il cui numero percentuale è già oggi uno dei più bassi d’Europa.
Che con l’uscita di chi ha imparato in anni di esperienza verrà a mancare quel trasferimento di competenze che è sempre stato una delle ricchezze del nostro SSN ; con il risultato che a soffrirne potrebbe essere la sicurezza e la qualità delle cure.

Ma sono discorsi che potrebbero trovare interlocutori sordi.

Specie se si hanno orecchie solo per intendere quello che si deve raccontare alla gente per rassicurarla.

Quando penso al perché questo accada mi viene in mente quello che scriveva qualche mese fa il mio amico Giancarlo, Presidente dell’Ordine di Bologna, che è convinto che le cause della disassuefazione dei medici alla professione siano dovute al fatto che “per le insensate politiche di definanziamento della Sanità Pubblica, oggi si considera appropriato solo ciò che è compatibile con le risorse disponibili e non ciò che è adeguato alle necessità della cura”.
 
Con il risultato che “i nostri doveri morali, la nostra a autonomia di giudizio, la nostra integrità scientifica sono diventati un problema per la sostenibilità finanziaria” e sono in atto, ormai da tempo, misure che tendono a limitare la nostra “libertà professionale” per creare una medicina “amministrata” dove i professonisti siano dei meri esecutori di quello che conviene all’economia.

Un disegno, questo, che rischia di rompere il patto di fiducia che ci ha sempre legato a chi si affida alle nostre cure, e che snatura la “mission” della nostra professione.

I medici non si sentono più gratificati di quello che fanno e si identificano più negli ideali per cui hanno scelto di diventare tali.

La gente non si fida più e ci identifica addirittura come i responsabili di quanto non funziona.

Le aggressioni, anche fisiche, diventano sempre più frequenti, e sono, da questo punto di vista, un epifenomeno.

Sono sempre più frequenti e capitano non solo a Palermo e a Bari, ma in tutta la penisola.

Un mese fa è capitato anche ad un collega del Pronto Soccorso di Legnago.

Siamo comunque in buona compagnia.

La stessa cosa capita anche nella scuola dove gli insegnanti devono difendersi dai “discepoli” e dai loro genitori.

Anche loro soffrono della discrepanza tra i compiti e le risorse disponibili.

Intanto, per frenare questa emorragia ….

Qualcuno cerchi di spiegarlo ai colleghi che se ne stanno andando …. che la nostra non è una professione usurante !
 
Roberto Mora
Medico di famiglia e Past-President Omceo Verona 

27 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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