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Terzo settore. Scattolin (Cgil Venezia): “Serve un contratto unico e portare a compimento la riforma degli Ipab”

Manca un contratto omogeneo per tutti gli operatori sanitari, le condizioni di lavoro sono sempre più precarie e negli anni si è assistito ad un vero e proprio esodo verso il pubblico. E ancora, manca personale sanitario e un sistema di controllo regionale su chi fa cosa. Questa la denuncia del segretario Cgil Italia Scattolin della provincia di Venezia, che evidenzia inoltre come in dieci anni di governo Zaia si è assistito ad una ascesa di nuove strutture private che nel complesso contano circa il 60%.

di Endrius Salvalaggio
15 OTT - In Veneto ci sono in totale 378 residenze per anziani, di cui 242 in gestione privata e 136 strutture a gestione pubblica. Su questi numeri girano una serie di criticità come l’applicazione di oltre cinque contratti, un esodo di operatori sanitari ed infermieri verso la sanità pubblica e turni di lavoro “non stop” causati proprio dalla mancanza di personale interno alle strutture per anziani. “La fotografia rappresentata da queste cifre – commenta la Segretaria Fp Cgil di Venezia Italia Scattolin – è che circa il 60% delle strutture per anziani è gestito da mano privata con la conseguenza che i contratti applicati agli operatori sono cinque e applicati dalla tipologia della società o cooperativa”

I contratti nazionali di riferimento in ambito socio sanitario assistenziale privatistico sono: Uneba, Cooperative sociali, Anaste, Aris, Anffas, oltre al contratto per le strutture pubbliche. Questi cinque contratti che regolano il settore socio assistenziale privato prevedono condizioni economiche e normative diversificate ai lavoratori, con forti oscillazioni sia in termini economici che di diritti. E tutti questi cinque contratti in ambito di salario hanno un gap di -25/30% rispetto al pubblico.

“Dai nostri report sulle 31 strutture della provincia Veneziana – continua Scattolin – gli operatori sanitari che lavorano in queste strutture sono oltre sedicimila e la situazione generale è molto pesante. Confermiamo che Oss ed infermieri che lavorano in queste strutture, oltre ad avere salari più bassi del pubblico, soffrono di condizioni lavorative molto precarie considerato che il personale è sempre meno e che nell’ultimo anno in queste strutture ci sono stati oltre 600 cessati tra operatori sanitari e infermieri. C’è secondo noi una grossa responsabilità da parte del governo regionale che da oltre dieci anni non ha mai prodotto  una riforma sulle Ipab e cosa che ha fatto pagare un costo alto anche sul terreno della valorizzazione del settore del personale socio assistenziale”.

La Cgil, così come gli altri sindacati, chiedono da anni la riforma delle Ipab in modo da omogeneizzare con regole nuove e paletti il terzo settore dell’assistenza per anziani che è oltre alla metà  gestione da privati.

“Sul tema della riforma delle Ipab – continua la Segretaria Fp Cgil di Venezia– vale la pena soffermarci. La Cgil si è mobilitata molto su questa riforma e abbiamo sempre chiesto che venissero dettate nuove regole sugli accreditamenti, sbaragliando imprenditori di grandi gruppi anche esteri che si collocherebbero fra i gestori con il solo obbiettivo di fare business. Altro tassello importante e che manca tuttora, è la questione sulle responsabilità e sulle espulsioni: bisogna togliere gli accreditamenti a chi ha dimostrato incapacità ed irregolarità nel gestire i servizi per anziani e persone fragili. Ricordiamo che non c’è un sistema di monitoraggio regionale su chi eroga assistenza nel terzo settore ma esiste un sistema basato sull’autocertificazione che, se tanto mi dà tanto, la storia di Sereni Orizzonti è nota a tutti. Infine, la nuova riforma delle Ipab, che in pieno covid diventa ancora più urgente, doveva mettere a disposizione anche nuove risorse. In questo contesto fra contratti bassi e condizioni di lavoro non sempre delle migliori, che ha portato ad un esodo di operatori verso il settore pubblico, in dieci anni di giunta Zaia sono state accreditate diverse centinaia di nuove strutture private”.

Tanti posti letto per gli anziani con insufficienti impegnative per gli anziani. “Tradotto - incalza la Fp Cgil di Venezia - vuol dire che molte famiglie se vorranno ricoverare un proprio caro in una di queste strutture dovranno pagarsi la retta. La Regione Veneto non mai voluto parificare le impegnative di queste strutture con le impegnative del pubblico. Come sindacato siamo impegnati oggi ancor di più sul terreno della mobilitazione nei confronti della Regione che deve rispondere con un tavolo che affronti le forti trasformazioni in atto nella fase del covid che richiamano ad un nuovo tipo di servizio per questi utenti, sapendo che se vogliamo la qualità serve dare risposte ai tanti Oss ed infermieri rafforzando l'occupazione e la nuova formazione, ma soprattutto la valorizzazione del ruolo che svolgono e che passa anche attraverso una condizione economica e di diritti pari agli operatori sanità. Solo così si può sperare in un salto di qualità della nostra assistenza provinciale e veneta”.

Endrius Salvalaggio

15 ottobre 2020
© Riproduzione riservata

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