Liberalizzazioni. Anche le Regioni contro. “Tradiscono il Patto per la Salute e per le nuove farmacie abbiamo già fatto i concorsi”. Intervista a Claudio Montaldo

Liberalizzazioni. Anche le Regioni contro. “Tradiscono il Patto per la Salute e per le nuove farmacie abbiamo già fatto i concorsi”. Intervista a Claudio Montaldo

Liberalizzazioni. Anche le Regioni contro. “Tradiscono il Patto per la Salute e per le nuove farmacie abbiamo già fatto i concorsi”. Intervista a Claudio Montaldo
Per l'assessore alla Sanità della Liguria e rappresentante delle Regioni al tavolo della convenzione con le farmacie, le proposte allo studio del Governo sono "estemporanee" e non tengono conto della realtà. "Tutte le Regioni hanno già fatto i bandi e presto apriranno nuove farmacie e poi il Patto indica la farmacia come componente del Ssn, una visione in antitesi con le liberalizzazioni di Guidi"

“Dico no a questo processo di liberalizzazione. E per tre motivi. In primis perché contraddice il Patto della Salute, secondo poi perché non prende in considerazione il fatto che le Regioni hanno già bandito i concorsi per coprire i posti vacanti delle farmacie e quindi per aumentarne il numero. Terzo, perché vengono meno gli elementi quadro per il rinnovo delle convenzioni con il Ssn”.
È una bocciatura su più fronti quella che arriva alle proposte del ministro Guidi da Claudio Montaldo, Vicepresidente e assessore alla sanità della Liguria, nonché Presidente del Comitato di settore sanità, chiamato proprio in questi giorni a varare l’Atto di indirizzo che aprirà le porte alle trattative sindacali per il rinnovo delle convenzioni per le farmacie.
E così dalle parole di Montaldo, sembra che sulle farmacie italiane più che un vento di liberalizzazione stiano per scatenarsi pesanti turbolenze.
 
Assessore Montaldo, la sua posizione è netta: il Ddl liberalizzazioni del ministro Guidi, per quanto riguarda le farmacie, è da rispedire al mittente. Ci spiega nel dettaglio perché?
Innanzitutto, perché è una proposta estemporanea che non prende in considerazione il fatto che stiamo già gestendo un percorso per accrescere il numero delle farmacie, non senza difficoltà. Tutte le Regioni hanno, infatti, già bandito i concorsi per coprire i posti vacanti e quindi per aumentarne la presenza sul territorio. Mi chiedo a questo punto se questa cosa sia nota. Da una parte si sta attuando quando già deciso dal decreto Monti proprio sulle liberalizzazioni, e dall’altra si riparte con un’ulteriore gigantesca liberalizzazione e quindi con un nuovo aumento del numero delle farmacie. È paradossale.
 
Il secondo motivo della sua contrarietà?
Questa misura è palesemente in contraddizione con il Patto per la salute che definisce la farmacia come una componente del sistema sanitario dedicata alla distribuzione dei farmaci, ma anche ad una funzione di servizio. Quindi, una funzione di accompagnamento, di consulto, di consiglio al cittadino. Un tema che va, appunto, in contraddizione con quanto sostenuto nella proposta del ministro Guidi. Se liberalizziamo, venderemo farmaci dovunque, anche quelli con ricetta medica che oggi sono di solo appannaggio delle farmacie. Avremo pertanto sedi non specializzate che potranno distribuire farmaci insieme ad altro. Ossia, viene meno la funzione di servizio della farmacia che non è quella di somministrare una scatola di medicinale, ma di dare informazioni. Non dimentichiamo inoltre che, ormai in tutte le Regioni, sono stati attivati nelle farmacie servizi funzionali alla razionalizzazione del sistema sanitario: penso alla prenotazione degli esami, della diagnostica, al pagamento ticket, alla restituzione dei referti. Tutte funzioni che non si possono dare a chiunque, ma solo a una struttura specialistica.
 
Insomma, una débâcle?
Per molti aspetti sì. Consideriamo che nel panorama delle farmacie italiane una deregulation così violenta porterebbe alla chiusura delle farmacie più piccole e di quelle collocate nelle periferie. Il sistema perderebbe quindi da un lato unità imprenditoriali e dell’altro danneggerebbe quelle fasce di popolazione più deboli, come gli anziani che non avrebbero più la farmacia vicino casa come punto di riferimento. Inoltre, non si tiene conto della crisi che ha investito nel corso di questi anni anche le farmacie.
 
Ossia?
Il controllo attento della prescrizione, l’arrivo dei generici che hanno abbassato il prezzo di molti farmaci, l’introduzione dei tetti di spesa, hanno prodotto importanti risultati sul fronte della razionalizzazione del sistema, ma hanno anche avuto ripercussioni sul volume di attività delle farmacie, soprattutto di quelle più periferiche, importantissime, come ho già detto, per il cittadino. In questo scenario pensare di istituire 20 mila farmacia è destruente. Andiamo a toccare un settore che va sicuramente chiamato alla sfida dell’innovazione, per cui una revisione complessiva del ruolo delle farmacie stesse nell’erogazione dei servizi sarebbe comunque opportuna. Ma è pur sempre un settore, che sulle linee del patto per la Salute può fare molto in un sistema sanitario che cambia. Non può essere preso a cannonate.
 
Assessore, questo avrà ripercussioni sulle trattative per l’accordo collettivo?
Non ci sono dubbi, la convenzione non avrebbe alcun senso. Che cosa convenzioniamo? Vengono meno gli elementi di quadro sulle quali convenzionare le farmacie.
 
Ester Maragò

Ester Maragò

11 Febbraio 2015

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