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Abruzzo. Intersindacale: “Paolucci sbandiera fine commissariamento, ma riorganizzazione avviene senza coinvolgimento operatori”

Per i sindacati abruzzessi, in particolare, non è mai stato aperto un confronto sul riordino della rete ospedaliera. “Inaccettabile che si programmi di uscire dal commissariamento senza aver prima coinvolto i rappresentanti degli operatori sanitari del pubblico e del privato e i rappresentanti dei cittadini le scelte necessarie a configurare il nuovo Servizio sanitario regionale”.

22 DIC - Nelle ultime settimane l’assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, ha più volte garantito che si avvicina la fine del commissariamento in sanità, prevista per gennaio. “Una notizia che non può che essere accolta favorevolmente da noi operatori sanitari”, commenta in una nota l’intersindacale abruzzese, che tuttavia esprime disappunto “per non essere sempre coinvolti nella riorganizzazione del nostro Servizio Sanitario".  E, precisa l’intersindacale, “pur uscendo dal commissariamento, la Regione non può scegliere, ma deve essere posta in Piano di rientro per un periodo più o meno lungo secondo la normativa nazionale, un periodo collegato ai tempi necessari a raggiungere gli obiettivi che la nostra Regione si prefiggerà di raggiungere in un Piano operativo da concordare con gli organi ministeriali preposti”. Per i sindacati, però, un dato è certo: si potrà fare a meno della struttura commissariale e dell’Advisor contabile Kpmg, “presente nell’Assessorato alle Politiche della Salute da circa quindici anni e che costa agli abruzzesi 1.500.000 euro l’anno”.

L’intersindacale non è quindi soddisfatto del livello di coinvolgimento registrato sino a oggi, avvenuto “soltanto per la realizzazione del Piano operativo per la riduzione delle liste di attesa che, adottato il 25 giugno scorso con Decreto Commissariale, a distanza di sei mesi non ha ancora prodotto nessun beneficio per i cittadini abruzzesi”. E viene ricordato che, durante l’ultima campagna elettorale, fu proposto un coinvolgimento degli operatori sanitari che tutti i candidati alla Presidenza, compreso D’Alfonso, sottoscrissero.

La piattaforma si basava su alcuni punti essenziali:
♦L’istituzione di una Consulta Regionale della sanità
♦La riduzione delle lunghe liste di attesa per le prestazioni sanitarie diagnostiche;
♦La riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale;
♦La realizzazione della informatizzazione del Servizio Sanitario Regionale raccordando i tanti progetti esistenti fra di loro non dialoganti e costati tantissimo ai contribuenti;
♦La rimodulazione delle progettualità riferibili ai progetti prioritari del Piano Sanitario Nazionale in un unico progetto regionale da attuare livello aziendale per evitare che i fondi (35 milioni annui) si perdano in rivoli nei progetti di cui ancora si attendono la rendicontazione e la dimostrazione dei benefici ottenuti per la popolazione;
♦Il contenimento della spesa farmaceutica attraverso percorsi terapeutici e la distribuzione diretta prevista dalla legge 405/200

“Non avevamo posto allora, fra le priorità da condividere – sottolinea l’intersindacale - il riordino della rete ospedaliera che è diventata una necessità dall’aprile di quest’anno con l’emanazione del decreto ministeriale n° 70”. Una proposta in materia è quindi arrivata lo scorso 30 settembre, incentrata sulla creazione di":
♦Due Presidi di 2° livello: uno per Chieti-Pescara con due sedi erogative e uno per L’Aquila-Teramo con due sedi erogative in attesa della costruzione di due nuove strutture dedicate;
♦Cinque Presidi di 1° livello (Avezzano, Giulianova, Lanciano, Sulmona, Vasto);
♦Tre presidi di base (Atessa, Castel di Sangro, Sant’Omero);
♦Quattro presidi da riconvertire (Atri, Ortona, Penne, Popoli) in strutture riabilitative (USAP, etc.), in strutture residenziali, in ospedali di Comunità e in ospedali territoriali.

“Tutto questo – si spiega - ritenendo indispensabile l’avvio un confronto specifico per definire anche le modalità di inserimento e di partecipazione delle due facoltà di Medicina e Chirurgia e delle Case di Cura private accreditate (obbligate dal decreto ad aggregarsi) al riordino della rete ospedaliera che, per noi, dovrebbe comunque tener conto che":

►La dotazione dei posti letto accreditati (3,7 per mille abitanti di cui il 3 per mille per acuti, lo 0,2 per mille per lungodegenza e lo 0,5 per mille per riabilitazione ospedaliera)nella nostra Regione dovrà essere rispettosa della distribuzione della popolazione, provincia per provincia, senza penalizzazioni per le zone interne caratterizzate da una particolare condizione orografica;
►Le eventuali riduzioni di posti letto per disciplina dovranno essere adottate in proporzione sia nella rete ospedaliera pubblica che in quella privata accreditata;
►La rete ospedaliera del privato accreditato, fermo restando i reparti di eccellenza esistenti nel pubblico, dovrà essere utilizzata per offrire prestazioni complementari e di supporto alla rete ospedaliera pubblica evitando la duplicazione di discipline.

“Un confronto – evidenzia l’intersindacale - mai programmato e mai organizzato che vede, nel silenzio più assordante di tutte le forze politiche e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, porre in essere iniziative non condivise con l’Amministrazione Regionale, almeno in tavoli ufficiali a noi noti, che vorrebbero trasferire posti letto per acuti da una provincia ad un'altra e viceversa posti letto per riabilitazione da una provincia ad un’altra senza far riferimento a una programmazione sanitaria che la Regione Abruzzo meriterebbe di avere senza subire le solite ‘influenze condizionanti’ di alcune lobbies”.

In definitiva i sindacati ribadiscono “di non poter accettare che si programmi di uscire dal commissariamento senza aver prima coinvolto i rappresentanti degli operatori sanitari del pubblico e del privato e i rappresentanti dei cittadini (Cittadinanzattiva, Codici, Federconsumatori, etc.) a concertare – conclude la nota - le scelte necessarie a configurare il nuovo Servizio Sanitario abruzzese”.
 

22 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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