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Liste d’attesa. L’Associazione Coscioni lancia la campagna contro i ritardi nelle prenotazioni  


Sul sito dell’Associazione è scaricabile un modulo da inviare direttamente ai responsabili sanitari per segnalare il ritardo e “pretendere” che una vista o un esame siano garantiti (al costo del ticket) entro i tempi massimi previsti. Ass. Luca Coscioni: “Le liste d’attesa costituiscono una delle criticità più gravi che affliggono il sistema sanitario. Siamo pronti ad attivarci in caso di risposte negative da parte delle strutture sanitarie”.

14 MAG - L’Associazione Luca Coscioni lancia una nuova iniziativa per aiutare i cittadini a far valere i propri diritti, questa volta di fronte al problema dei grossi ritardi delle prenotazioni di prestazioni sanitarie nel sistema sanitario pubblico. Sul sito dell’Associazione, infatti, è ora disponibile un modulo scaricabile che consente agli utenti di richiedere l’applicazione del cosiddetto “percorso di tutela” nel caso in cui la struttura sanitaria a cui ci si è rivolti per prenotare una visita o un esame non sia in grado di assicurare l’esecuzione della prestazione entro i tempi massimi previsti per legge.

Il modulo va presentato cartaceo o via e-mail o PEC al Direttore Generale, al RUA (Responsabile Unico Aziendale per le Liste di Attesa) e all’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) della azienda sanitaria presso cui si è prenotata la prestazione.

“Se la risposta non dovesse arrivare in tempo o non dovesse proprio arrivare, l’Associazione Luca Coscioni si impegna ad attivare tutti gli strumenti necessari, per poter affermare il diritto alle cure di tutti i cittadini e le cittadine”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, Tesoriere e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.

“Le liste d’attesa – aggiungono - costituiscono una delle criticità più gravi che affliggono il sistema sanitario. Ogni anno, un numero enorme di pazienti si trova ad affrontare ritardi significativi nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici, con conseguenze concrete sulla loro salute. Liste di attese “patologiche” rischiano di minare il diritto di accesso alle cure e la loro gratuità, cioè le caratteristiche fondanti del Servizio Sanitario Nazionale. Questo problema non si limita al settore pubblico: coinvolge anche quello privato, dove cresce la richiesta di prestazioni a pagamento”, concludono Cappato e Gallo.

Attualmente la normativa prevede che ogni prescrizione per visita specialistica o esami diagnostici di primo accesso debba essere erogata in tempi massimi fissati. La prescrizione del medico – di medicina generale o specialistico – contiene la classe di priorità, ossia il tempo massimo, così definita: (U – con attesa massima 72 ore; B – con attesa massima 10 giorni; D – con attesa massima 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami; P – con attesa massima 120 giorni). Ogni struttura sanitaria è tenuta al rispetto di questi tempi massimi di erogazione. Se la struttura sanitaria non è in grado di rispettare i tempi di legge sopra indicati, allora il cittadino ha diritto all’attivazione del percorso di tutela, ovvero ricevere la prestazione entro il tempo massimo della classe di priorità, tramite una visita o esame eseguito in regime di intramoenia ( libera professione) interna alla struttura o presso un'altra struttura privata; in entrambi i casi non è previsto alcun costo aggiuntivo, ma solo il costo del ticket se previsto per quella prestazione.

14 maggio 2025
© Riproduzione riservata

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