“Finalmente, dichiarando di essere persone con fibromialgia, non si sarà più derisi”.
Così il direttivo di CFU- Italia, presieduto da Barbara Suzzi e composto da Katia Bugli e Sabrina Albanesi, accoglie la notizia che la sindrome fibromialgica potrebbe rientrare nei Lea di prossima approvazione.
“Il condizionale è d’obbligo perché è anni che noi pazienti e noi come associazione di pazienti che si batte con il Legislatore, alterniamo aspettative, speranze, delusioni”, osserva Suzzi. Tuttavia “se davvero la fibromialgia dovesse essere inserita nei Lea, sarebbe un passo fondamentale. Sarebbe codificare l’esistenza della fibromialgia.
Significherebbe che una fetta delle persone con fibromialgia - non tutte - ma quelle che soffrono di una condizione più severa, potrà godere di esenzioni”.
CFU- Italia vuole essere prudente: “Aspettiamo la pubblicazione in Gazzetta e aspettiamo di leggere le condizioni. Se sarà così non potremo che rallegrarcene. Sembra assurdo - puntualizza - rallegrarsi di ‘avere una patologia’ ma avere una patologia non riconosciuta è come non esistere. Con l’inserimento nei Lea, finalmente, per il Ssn esisteremo”.
Il pensiero “va alla nostra rete, capillare, che instancabilmente in questi anni ha lavorato per sensibilizzare e divulgare la letteratura scientifica esistente. Collaborando, ogni volta che si è reso necessario, con altre associazioni di pazienti col nostro stesso obiettivo”.