"Il tema del benessere psicologico e della salute mentale è sempre meno una prerogativa esclusiva del settore sanitario e sempre più al centro della programmazione che include scelte di politica sociale".
Così il Presidente di Federsanità e Dg del Policlinico Umberto I di Roma Fabrizio d'Alba, in occasione del Giubileo della Salute mentale che si è svolto ieri presso la Pontificia Università Lateranense.
"Viviamo in un contesto demografico con una rilevante componente di persone anziane, che richiedono un’assistenza prolungata, spesso ad alta complessità, e in cui le cronicità e le disabilità sono condizioni strettamente connesse e, di conseguenza, con notevole assorbimento di risorse sanitarie. Questo lascia facilmente presumere che avremo a che fare con un aumento delle patologie neurodegenerative che, quindi, vanno ad invadere la sfera della salute mentale. Di contro abbiamo invece altri cittadini che numericamente sono sempre meno, ovvero i giovani che rappresentano il futuro che, anche se tendenzialmente meno incidente, rappresentano un pezzo prezioso del nostro paese. E’ per loro che dobbiamo pensare a politiche mirate, non foss'altro perché rappresentano il futuro di tutti noi. E’ quello su cui dobbiamo porre più attenzione, cercando di contrastare tutti quei fenomeni che portano i nostri giovani a non avere una crescita funzionale che li faccia diventare uomini e donne pieni, soddisfatti, inseriti, produttivi, compiuti.
Ma attenzione, nel mezzo c'è un qualcosa che fa uscire dalla politica sanitaria e fa entrare in un tema di politiche integrate: quei vecchi e quei giovani hanno accanto dei genitori, dei figli, dei caregiver, delle famiglie. E il tema del disagio non è che riguarda solo queste due categorie, ma investe l’intero tessuto sociale in cui vivono e sono inseriti. Rispondere ai bisogni che derivano da questa condizione significa pensare in termini di politiche integrate, mettere in dialogo come fa Federsanità da trent’anni la governance della sanità con le realtà territoriali, i sindaci, attraverso le Anci regionali, che sono i primi interlocutori dei cittadini. Mettere in dialogo - ha sottolineato d'Alba - i diversi sistemi istituzionali e gli interlocutori significa costruire percorsi di ascolto e presa in carico di un bisogno complesso, che coinvolge dimensioni differenti e che esulano dal confine prettamente sanitario. Però a monte vi è una domanda: perché se nessuno “bussa alla porta” dello sportello di un centro di salute mentale il sistema non riesce ad intercettare il bisogno? Probabilmente perché non esiste ancora una sensibilità diffusa. E qui, entriamo in un ambito prettamente sociale e su che cosa sia il disagio che, a volte, si tende a sottovalutare, con tutto quello che comporta. Quindi prima ancora di un tema di informazione vi è un tema di consapevolezza. L'informazione infatti non basta, bisogna rendere i cittadini consapevoli. Ma cosa significa? La consapevolezza del disagio altrui può significare immedesimarsi nei sentimenti degli altri, mostrando empatia. L'empatia è una capacità che può aiutare a costruire relazioni sociali e ad essere di aiuto e, quindi, a far emergere un bisogno che magari per troppo tempo è rimasto nascosto".
"Questo tipo di consapevolezza contribuisce a cambiare la narrazione rispetto al tema dell’assistenza e della presa in carico dei pazienti. Perché quando si parla di sanità al centro del dibattito c’è sempre e solo il problema delle liste d'attesa e dei pronto soccorso? Perché è la cosa in cui ci si immedesima di più, che sentiamo più vicina ai nostri problemi. Perché non si parla di salute mentale? Perché da un lato non ci si immedesima, anzi lo si mette all’angolo perché è un pensiero che non vogliamo avere. E quindi, quando la politica fa le sue priorità, le fa in base alle sollecitazioni che gli diamo noi e noi non la sollecitiamo la politica su queste cose, perché è qualcosa fuori dalla nostra sfera di interesse. Ma basta andare in un centro di salute mentale per vedere quanta bellezza c’è da raccontare. Questo corrisponde a fare una contronarrazione del Servizio sanitario nazionale e contribuire con informazione e consapevolezza a riscrivere l’agenda delle priorità nelle scelte di politica sanitaria, e anche sociale, rispetto a temi come la salute mentale e il benessere psicologico. Non è sufficiente migliorare l’accesso a servizi e cure di qualità. Dobbiamo impegnarci tutti - ha concluso - a tutti i livelli, per promuovere una maggiore attenzione e costruire sistemi di cura individualizzati, accessibili, integrati e multisettoriali, prioritari nell’agenda nazionale a livello di policy e di governance, nonché innovativi e volti al futuro".