Meno risparmi del previsto dalla rinegoziazione dei prezzi dei farmaci. De Filippo alla Camera: “Risparmi complessivi per 314 mln”. Ma Governo e Regioni se ne aspettavano almeno 500

Meno risparmi del previsto dalla rinegoziazione dei prezzi dei farmaci. De Filippo alla Camera: “Risparmi complessivi per 314 mln”. Ma Governo e Regioni se ne aspettavano almeno 500

Meno risparmi del previsto dalla rinegoziazione dei prezzi dei farmaci. De Filippo alla Camera: “Risparmi complessivi per 314 mln”. Ma Governo e Regioni se ne aspettavano almeno 500
Il dato sugli effetti del lavoro dell'Aifa concluso i primi di ottobre è infatti al di sotto di quanto  messo nero su bianco nell'intesa Stato Regioni del 2 luglio scorso. A rivelarlo è stato lo steso sottosegretario alla Salute rispondendo a un'interrogazione di Giulia Grillo (M5S). Eppure, appena lo scorso 4 agosto, era stata la stessa Aifa a confermare alla nostra redazione che i 500 milioni di risparmio erano fattibili. Che è sucesso? Ma questo de Filippo non lo spiega. 

“Complessivamente, la manovra sui farmaci porterà un risparmio per il Servizio sanitario nazionale su base annuale di 314,3 milioni di euro, corrispondente ad un risparmio atteso di 707,1 milioni di euro fino al 31 dicembre 2017. L'attività negoziale ha interessato 1.064 confezioni, corrispondenti a 694 specialità medicinali individuate nell'ambito di 13 raggruppamenti terapeuticamente assimilabili, comprendenti i medicinali a maggiore impatto sulla spesa farmaceutica convenzionata. Inoltre, la rinegoziazione ha complessivamente interessato 72 confezioni, corrispondenti a 27 specialità di medicinali biotecnologici privi di copertura brevettuale e senza la concomitante disponibilità di un biosimilare”. Così il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, ha risposto oggi in aula alla Camera ad un’interrogazione presentata dalla capogruppo del M5S in commissione Affari Sociali, Giulia Grillo, riguardante gli attesi risparmi derivanti dalla rinegoziazione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale, nell’ambito di raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili.

De Filippo ha quindi spiegato che, complessivamente, l’ammontare del risparmio derivato dalla rinegoziazione è stato di 314,3 mln. I raggruppamenti di medicinali, ha spiegato De Filippo, sono stati considerati “per giungere ad un effettivo risparmio per il Servizio sanitario nazionale, anche in considerazione della mancanza di un'indicazione precisa del risparmio atteso in tale norma, che potesse supportare giuridicamente l'attività di contenimento dei prezzi al di sopra di quella a cui l'Aifa è giunta”.
 
In realtà l’indicazione precisa, come ricordato dalla stessa Grillo, c’era. Ed era presente nella precedente intesa Stato Regioni del 2 luglio 2015. Qui, i risparmi previsti per la rinegoziazione del prezzo dei farmaci, erano stati calcolati in 500 mln l’anno. Cifra ben chiara alla stessa Aifa che, infatti, appena lo scorso 4 agosto, confermava alla nostra redazione il rispetto degli obiettivi di risparmio previsti appunto dall'Intesa. Per il Servizio sanitario nazionale si profila dunque un mancato risparmio di 186 mln di euro su base annua.
 
"Il mancato risparmio dalla rinegoziazione del prezzo dei farmaci, effettuata in queste settimane dall'Agenzia italiana del Farmaco, costerà alla collettività circa mezzo miliardo di euro – hanno sottolineato in una nota i deputati del M5S -. È questa la differenza che emerge tra i dati forniti oggi dal sottosegretario De Filippo, e quanto riportato nell'Intesa Stato-Regioni del 2 luglio 2015, che definiva i tagli alla sanità per 2,3 miliardi".

Quanto poi alla mancata distribuzione del pay back a favore delle regioni, De Filippo ha spiegato: “L'Aifa – dopo aver ricevuto i dati di interesse delle aziende – ha prontamente reso disponibili detti dati alle aziende interessate, dando tempestiva ottemperanza alle sentenze del Tar. L'ulteriore ragione che ha determinato la scelta di dare ottemperanza alle decisioni di primo grado del giudice amministrativo, è derivata dalla circostanza che, in alcuni dei contenziosi in questione, le aziende farmaceutiche effettivamente sono state in grado di dimostrare che i dati delle regioni erano sbagliati. Le regioni, pur avendo ricevuto le notifiche dei ricorsi dinanzi al Tar, non si sono costituite in alcuno dei giudizi avviati dalle aziende farmaceutiche, senza quindi proporre alcuna difesa al proprio operato. Le stesse regioni avrebbero in ogni caso potuto proporre autonomo atto di appello in Consiglio di Stato, ma neanche questa azione è stata intrapresa. In ogni caso, l'Agenzia ha riavviato il procedimento, dando accesso a tutti i dati richiesti dalle aziende”.

Una risposta che non è piaciuta alla capogruppo in XII commissione del M5S: “Nella risposta del Governo le Regioni ricevono un durissimo attacco dall'Aifa . Quest'ultima, di fatto, addebita alle Regioni la responsabilità del mancato pagamento del pay back a carico dell'industria del farmaco. Insomma, è chiaro che rispetto ad una partita che vale complessivamente circa 2 miliardi di euro – a tanto ammonta il pay back, sommando i fondi per gli anni dal 2013 al 2015 -, il caos regna sovrano. Il quadro che emerge è esplosivo: la mancanza di trasparenza, abbinata alla discrezionalità da parte dell'Aifa, non consente la corretta gestione della spesa pubblica per i farmaci che, complessivamente, supera i 20 miliardi di euro". 
 
Giovanni Rodriquez

G.R.

23 Ottobre 2015

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