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Medici dipendenti Ssn. Cimo-Fesmed chiede un “accordo ponte” in attesa del rinnovo del contratto


“Nel 98% degli ospedali pubblici italiani - sottolinea Cimo-Fesmed - ai medici si continua ad applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009, rinnovato nel 2019 dopo dieci anni di blocco contrattuale ma ad oggi rispettato solo in due aziende che hanno concluso le trattative decentrate. E del CCNL 2019-2021 non si vede nemmeno l’ombra”.

14 APR -

“Un accordo economico immediato, in attesa dell’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto, per recuperare gli arretrati e adeguare gli stipendi dei medici dipendenti del SSN all’aumento dell’inflazione”. È questa la proposta presentata oggi da Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici dipendenti del Ssn Cimo-Fesmed.

La proposta, spiega una nota del sindacato, nasce dall'analisi dell’attuale situazione economica e del comparto. “A fronte di un’inflazione che a marzo ha raggiunto il 6,7% e di una perdita di potere d’acquisto galoppante, che si sommano ai 15.700 euro persi pro capite dal 2010 al 2019 a causa del taglio ai fondi per il trattamento accessorio, nel 98% degli ospedali pubblici italiani - sottolinea Cimo-Fesmed - ai medici si continua ad applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009, rinnovato nel 2019 dopo dieci anni di blocco contrattuale ma ad oggi rispettato solo in due aziende che hanno concluso le trattative decentrate. E del CCNL 2019-2021 non si vede nemmeno l’ombra”.

“È uno scenario che rende dunque necessario un intervento straordinario. Considerato che nel DEF approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri si suppone che il perfezionamento dei contratti della dirigenza sanitaria relativi al triennio 2019-2021 avverrà nel 2023, non si può più attendere. Chiediamo quindi una soluzione ponte, sull’esempio di accordi simili raggiunti in passato con altre categorie, per ristabilire delle retribuzioni che siano al passo con lo scenario attuale”, prosegue Quici.

“Inoltre – aggiunge - l’aumento dell’inflazione cui stiamo assistendo dovrebbe far riflettere sull’opportunità di rivedere le regole della contrattazione collettiva, negoziando gli incrementi salariali ad intervalli di tempo più ravvicinati in modo da evitare importanti cadute del potere d’acquisto in caso di improvvise variazioni del costo della spesa: la strada da percorrere è un adeguamento biennale, o addirittura annuale, delle retribuzioni, come avviene in molti Paesi d’Europa”, conclude il Presidente del sindacato.



14 aprile 2022
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