A poche ore dalla cerimonia inaugurale dell’VIII edizione di FarmacistaPiù, è uil caso di sottolineare un altro aspetto affrontato dal Congresso: la valenza sociale dell’opera dei farmacisti, il contributo della rete delle farmacie anche alla coesione e alla solidarietà nelle comunità di riferimento. Il che riconduce all’importanza di valorizzare al massimo questa rete di professionisti e presidi che già rappresenta il concetto di prossimità. Ne parla Mario Giaccone, tesoriere della FOFI.
Tesoriere Giaccone, partiamo da un aspetto particolare. Nella prima giornata di lavori balza all’occhio il convegno intitolato La violenza domestica durante l’emergenza pandemica. Ce ne parla?
E’ il convegno dedicato al Progetto Mimosa, la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne promossa dall’Associazione “Farmaciste Insieme” nel 2014, che per la sua azione fa perno sulle farmacie e sulle professioniste e i professionisti che vi operano. Farmaciste Insieme, guidata dalla dottoressa Angela Margiotta, è una delle espressioni della componente femminile della nostra professione e, proprio per il tema che affronta, è una dimostrazione non solo della necessità, anche per noi, di affrontare con impegno le questioni di genere ma anche della valenza sociale e solidale del ruolo del farmacista nella sua comunità di riferimento. Tra le relatrici al convegno, infatti, vi sono anche Daniela Musolino, presidentessa dell’Ordine di Reggio Calabria e coordinatrice della Commissione Pari opportunità della FOFI, e Anna Olivetti, presidentessa dell’Ordine di Gorizia, che coordina la Commissione sulla medicina di genere.
Ritiene che la farmacia possa essere un riferimento anche per questi aspetti?
Nel corso dell’emergenza i casi di violenza e stalking sono aumentati in misura impressionante: secondo l’Istat le denunce sono cresciute dell’80% e questo fenomeno non era certo sfuggito alle colleghe e ai colleghi che operano sul territorio. Del resto la nostra professione ha le competenze sociali per affrontare anche tematiche attinenti al privato, anche in forza del fatto che da sempre siamo a stretto contatto con le nostre comunità, che c’è una consuetudine a confrontarsi con “la persona” che si ha di fronte non con “il malato”. Non si dimentichi, poi, che nell’aprile 2020 FOFI, Federfarma e Assofarm hanno firmato un protocollo con la Ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, proprio per informare le donne vittime dell’esistenza della rete dei centri antiviolenza, della possibilità di ricorrere al numero 1522 e per sostenerle nell’accesso al servizio. Un protocollo che ha funzionato, tanto è vero che anche recentemente, dopo la fine del lockdown, in Sardegna è stato riportato il caso della giovane che si è recata in farmacia per denunciare una lunga storia di molestie. E’ stato molto più facile entrare nella farmacia vicina a casa che rivolgersi al Commissariato.
E qui si arriva al tema della prossimità, un altro elemento chiave del dibattito sul futuro della sanità
Un tema che come farmacisti ci appartiene, da sempre. Chiunque avverta per strada un malore si guarda attorno in cerca di una farmacia, non è un luogo comune è un dato di fatto e questo dice tutto. Oggi questa prossimità può e deve assumere anche altre valenze. La farmacia è innegabilmente la porta di accesso al servizio sanitario, basti pensare a servizi consolidati come la prenotazione delle prestazioni e ad altri più recenti come l’attivazione del FSE. Ma accanto a questo aspetto c’è la sua natura di presidio polifunzionale, dove le persone possono ottenere risposte immediate ai bisogni di salute, cioè le prestazioni professionali e i servizi cognitivi previsti dal modello della farmacia dei servizi, resi possibili dalla preparazione dei farmacisti e dalla capillarità dei presidi. Non credo che sia necessario ipotizzare reti alternative di strutture di prossimità, la rete c’è già: è quella delle farmacie e va messa sistema.
Quest’ultimo punto rimanda direttamente agli investimenti per l’ammodernamento del SSN e quindi al PNRR…
Naturalmente. Nella missione 6 SALUTE del Piano si indicano tra gli obiettivi le reti di prossimità, le strutture per l’assistenza territoriale, la telemedicina e i servizi domiciliari e siamo fermamente convinti che le farmacie e i farmacisti debbano rientrare in questo capitolo. Già oggi svolgono queste funzioni, basti pensare ai servizi di consegna a domicilio dei medicinali messi in campo durante l’emergenza COVID, o il contributo fondamentale che abbiamo offerto al controllo dell’andamento epidemiologico con l’esecuzione dei tamponi rapidi o, ancora, con le vaccinazioni.
Però si parla di case di comunità….
Sì, ma sottovalutare l’esistente sarebbe un errore. E anche una contraddizione con quanto prevede la Missione 5 COESIONE E INCLUSIONE a proposito del potenziamento delle farmacie dei piccoli centri, con investimenti mirati. E per questi presidi si indicano funzioni come la partecipazione all’ assistenza domiciliare, l’erogazione di prestazioni sanitarie attraverso percorsi diagnostico-terapeutici, il monitoraggio dei pazienti con la cartella clinica elettronica e il fascicolo farmaceutico. E’ questo il modello da seguire, associato a una stretta collaborazione con il medico di medicina generale, il pediatra, l’infermiere e l’assistente sociale, come prevedono tanto il Piano nazionale della cronicità e il modello della farmacia dei servizi. In ultima analisi, abbiamo da una parte una nuova rete, le case di comunità, il cui schema parte da lontano ma la cui efficacia deve esser ancora provata, dall’altra una rete già consolidata, che nella pandemia ha dato prova di saper rispondere ai bisogni della popolazione, andando anche al di là delle aspettative della politica. Chiediamoci che cosa si potrebbe ottenere se si concentrassero su questa rete gli investimenti.
Lei ha detto che l’opera svolta dai farmacisti durante la pandemia ha aumentato le aspettative dei cittadini e che è fondamentale moltiplicare l’impegno per soddisfarle…
E da allora credo che queste aspettative siano ulteriormente cresciute. C’è stata una risposta importante dei farmacisti che dobbiamo mantenere viva e anche il nostro Congresso è un passaggio fondamentale per raggiungere questo obiettivo. Senza indulgere all’autocompiacimento, abbiamo fatto molto in questi mesi, dobbiamo analizzare tutte le implicazioni e su questa base continuare a proporre soluzioni concrete. Lo faremo anche in questa VIII edizione di FarmacistaPiù