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Coronavirus. Il M5S del Lazio chiede alla Regione l’istituzione di un “Pronto soccorso a domicilio”

Il nuovo sistema passerà attraverso la chiamata al 118. L'operatore della centrale valuterà se inviare, con l’ambulanza, un medico a casa del paziente. Il medico, attraverso la visita e gli opportuni accertamenti, deciderà se trasferire o no il paziente al Pronto Soccorso, effettuando in via preliminare il test seriologico Covid19. Se il paziente non è grave sarà rimandato al medico di famiglia. La proposta, spiega il M5S, permettere di “evitare l’eventuale sovraffollamento della rete di emergenza” e di “implementare ulteriormente il percorso per una sanità regionale di prossimità assistenziale avviato con le Usca”.

30 APR - “Un 'Pronto soccorso a domicilio' per evitare l’eventuale sovraffollamento della rete di emergenza che potrebbe innescarsi con il progressivo allentamento delle misure di sicurezza e per implementare ulteriormente quel percorso di costruzione e rafforzamento di una sanità regionale di prossimità assistenziale, già avviato con l'istituzione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), nate da una nostra proposta poi accolta dalla Giunta regionale, volte a curare a casa i pazienti positivi al covid19 con sintomi lievi o i casi sospetti, e decongestionare così la rete ospedaliera”. A proporlo, nel Commissione sanità del Consiglio regionale del Lazio, sono stati i consiglieri regionali del M5S.
 
In base a quanto spiegato in una nota dal consigliere regionale 5stelle, Loreto Marcelli, vicepresidente in Commissione Sanità, iIl 'Pronto Soccorso a domicilio' dovrebbe funzionare così: “Il servizio della centrale del 118 fa da filtro delle richieste d’intervento, dopo la consueta anamnesi telefonica, valuta la possibilità di inviare, con l’ambulanza, il medico a casa che, attraverso la visita e gli opportuni accertamenti, darà indicazione, in base alla gravità del paziente, se è il caso di procedere con al trasferimento in Pronto Soccorso, effettuando in via preliminare il test seriologico Covid19, o se invece, per le situazioni meno gravi, è possibile rimandare il paziente al medico di famiglia che a sua volta attiverà la USCA del territorio per l'assistenza a domicilio. La cosa fondamentale è che il paziente non viene lasciato solo e allo stesso tempo garantiamo un’erogazione mirata ed efficiente del servizio pubblico”.
 
“Una proposta - evidenzia il Movimento - contenuta all'interno di un'analisi più ampia in risposta alla memoria presentata oggi dalla Giunta regionale in Commissione Sanità e che essenzialmente si limita a tracciare il quadro attuale senza però dare una prospettiva futura con interventi di medio e lungo termine. Il Pronto Soccorso a domicilio dovrà innestarsi ovviamente su una rete di prossimità assistenziale ben strutturata. Ecco perché infatti abbiamo chiesto verifiche su altri temi per verificare se e come stanno funzionando sul territorio le varie USCA e come si intenda procedere per gestire e smaltire le già sovraffollate Liste d’Attesa”, proseguono i 5stelle.
 
Tra le altre questioni portate in Commissione, è stata proposta la riapertura del tavolo con i sindacati, includendo anche le sigle sindacali attualmente escluse, per rimodulare l'indennità covid19 da due a tre fasce, aggiungendone rispettivamente a quella di 1.000 euro (per coloro che sono maggiormente a contatto con pazienti Covid) e 600 euro (per quelli meno esposti al rischio di contagio), anche una terza fascia di 300 euro per tutti gli altri operatori sanitari, esclusi dal provvedimento, ma esposti allo stesso rischio. Accolte le nostre proposte anche sulla telemedicina per i medici specialisti, sulla regolamentazione dell’attività degli informatori scientifici, per la quale sarà reso pubblico a breve un apposito protocollo e l’estensione dei test sierologici anche per la Polizia Locale”, concludono i 5stelle.

30 aprile 2020
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