Un futuro di speranza inizia mettendo al centro dell’agenda l’assistenza perinatale
di Daniele De Luca
10 APR -
Gentile Direttore,lunedì 7 aprile, in occasione dell’anniversario della sua fondazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanita ha deciso di lanciare la Giornata mondiale della salute perinatale e di scegliere come tema dell’anno “Healthy beginnings, hopeful futures”.
Nessuna scelta poteva essere più opportuna, sia a livello globale che europeo e nazionale. Nel mondo 300.000 donne ancora muoiono per complicanze legate alla gravidanza ed al parto, e 3 milioni di lattanti decedono nel primo anno di vita (in grandissima maggioranza nel primo mese, cioè nell’ età neonatale). L’Europa, ma l’Italia in particolare, soffrono gravemente di bassa natalità e necessitano quindi di più attenzione alla salute dei pochi neonati, soprattutto di quelli con gravi e complesse patologie.
Quello di cui abbiamo bisogno è un radicale cambiamento di visione che metta la medicina materno-fetale e neonatale al centro dell’attenzione pubblica, senza togliere nulla a temi altrettanto importanti quali l’oncologia e la prevenzione/terapia delle malattie infettive o neurodegenerative.
Ginecologi – ostetrici, specialisti di medicina e chirurgia fetale, neonatologi, chirurghi pediatri devono poter lavorare in condizioni ideali non solo per la cura dei piccoli pazienti ma anche garantendo un’informazione adeguata al pubblico che spesso è assolutamente ignaro di gravi e rare malattie feto-neonatali, a meno di non averne, purtroppo, personale esperienza.
Cosa fare?
Non si tratta dell’ennesima richiesta di finanziamenti dedicati. Sarebbe invece necessaria una maggiore consapevolezza istituzionale su questi temi, con una maggiore partecipazione di ginecologi – ostetrici, e neonatologi nelle istituzioni al fine di prendere decisioni adeguate alle madri e piccoli pazienti e non basate sull’esperienza o sui dati accumulati in altri campi della medicina. Gli organi collegiali dei ministeri, delle agenzie regolatorie e di altri enti cruciali dovrebbero adeguatamente comprendere ed ascoltare questi specialisti. Dare un maggior valore alla competenza iper-specialistica in questo campo di nicchia è l’unico modo per avanzare significativamente e fare dell’Italia un Paese modello per la salute di madri e neonati.
Qualche segno c’è ma siamo solo all’inizio e c’è tanto da fare: si pensi ad un approccio più proattivo che favorisca la ricerca in questo campo (oggi bloccata da troppi cavilli e da una mentalità “difensiva”) per tante malattie feto-neonatali orfane. Si pensi alla creazione di reti con centri di riferimento ove coesistano sala parto ed unità di rianimazione con tutti gli specialisti ed i servizi per una gestione ottimale dei casi più complessi. Si pensi ad una adeguata programmazione della formazione di specialisti in medicina materno fetale e neonatologi. Si pensi al pieno riconoscimento della neonatologia con un percorso di formazione dedicato. Si pensi alla formazione dei centri più piccoli che devono effettuare screening, riconoscere e trasferire i casi più complessi, magari usando semplici strumenti di telemedicina. Servono chiari documenti scientifico-organizzativi per realizzare queste innovazioni a livello nazionale per il bene di madri e neonati.
L’elenco potrebbe continuare a lungo e si tratta di azioni tanto essenziali quanto relativamente semplici se l’esperienza e la competenza in questi campi vengono applicate. Esse certamente possono trasformare la nascita che per alcuni è stato un momento critico, in un futuro pieno di speranza, di cui l’Italia ha la possibilità di essere l’esempio per tanti altri
Prof. Daniele De LucaImmediate Past President European Society for Pediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC)
10 aprile 2025
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