I giovanissimi italiani bevono sempre meno. E preferiscono i drink a basso contenuto alcolico. E sette su dieci sono consapevoli dei danni dell’alcol
La fotografia dei consumi di alcol tra i 13/14enni è dell'Osservatorio Permanente Giovani e Alcool, curato dalla Società italiana di medicina dell'adolescenza e dal Laboratorio Adolescenza. I risultati presentati all'Università di Pavia mostrano una flessione di tutti gli indicatori di consumo. Il primo goccio è avvenuto comunque insieme ai genitori in circostanze speciali, ma il vero tentatore resta il "gruppo" di amici
19 NOV - Rispetto al 2012, oggi i dati relativi al consumo di bevande alcoliche da parte di ragazzi di 13 e 14 anni diminuiscono di più di 7 punti percentuali (7,2%). Si tratta di un risultato presentato dall’Osservatorio Permanente Giovani e Alcol (Opga). Il risultato emerge dalla seconda indagine su preadolescenti e consumo di alcol, realizzata dalla Società Italiana Medicina dell’Adolescenza (Sima) in collaborazione con il Laboratorio Adolescenza su un campione di 2.156 ragazzi italiani di 13 e 14 anni, che frequentano la classe terza media. I risultati sono stati presentati da Opga presso la Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCC Policlinico S. Matteo, in occasione del Seminario di studio “Fattori di rischio e protezione nel consumo di alcol”.
Nonostante il trend positivo, che mostra un calo dei consumi dell’alcol, dall’analisi emerge che ancora, rispetto alla famiglia, il ‘gruppo dei pari’ esercita un’influenza maggiore sul singolo individuo, relativamente all’abitudine di bere alcolici: dunque, è importante non abbassare la guardia rispetto all’uso e all’abuso di alcol tra i più giovani.
I risultati dell’indagine, commentati da numerosi studiosi del settore, sono stati comparati con un’analoga ricerca del 2012, svolta sotto il coordinamento del Prof.
Carlo Buzzi dell’Università di Trento. Tale ricerca ha fotografato i comportamenti dei giovani adolescenti e il loro rapporto con l’alcol; il tutto con l’obiettivo di ottenere informazioni utili alla definizione di strumenti di prevenzione e di contrasto all’abuso.
Il consumo di alcol in numeri*
In base all’indagine presentata dall’Opga, nella fascia d’età preadolescenziale si registra una flessione rispetto al consumo precoce di alcolici da parte dei preadolescenti: infatti, in base ai dati rilevati da Sima e Laboratorio Adolescenza, rispetto al 2012 oggi
aumentano i non bevitori, cioè coloro che non hanno mai assunto alcol, che rappresentano il 40,4% di tutti gli intervistati; mentre si riducono(-8,3%) i bevitori occasionali, cioè coloro che consumano alcol qualche volta, che si attestano al 45,3% del totale degli intervistati, e infine diminuiscono (-8,8%) anche i bevitori abituali, pari al 14,3% del totale.
Sulle bevande, i 13-14enni mostrano una preferenza marcata per i drink poco alcolici, seguiti dalla birra e a distanza dal vino.
Inoltre, il primo assaggio di una bevanda alcolica viene leggermente ritardato: infatti, per il 37,8% dei ragazzi avviene dopo i 10 anni (-3,8% rispetto al 2012) e in generale le ragazze sono meno precoci dei maschi.
Anche i preadolescenti che hanno avuto un’esperienza di
ubriachezza risultano leggermente diminuiti (dal 19,9% del 2012 al 18,5% di oggi); inoltre, anche in questo caso i maschi sono risultati più esposti a questi episodi (21,2%) rispetto alle femmine (15,6%), mentre dal punto di vista territoriale i giovani del Sud (23,3%) toccano la punta massima di abuso contro quasi la metà (12,5%) dei giovani del Nord-Est, che mostrano l’incidenza più bassa.
In tema di
consapevolezza, rispetto alla precedente indagine del 2012 si registrano ‘luci e ombre’: per il 71,2% dei preadolescenti bere alcolici è sempre dannoso per la salute (contro il 66,5% del 2012), mentre per il 61,6% dei ragazzi rispondenti al questionario è pericoloso guidare anche con un solo bicchiere di birra o vino (contro il 62,5 nel 2012).
L’appartenenza al gruppo come fattore determinante nell’uso di alcol
Un dato positivo riguarda il fatto che tra i 13-14enni intervistati, nel 76% dei casi il primo assaggio è avvenuto sotto la guida dei genitori o di figure familiari, principalmente in circostanze speciali come feste o celebrazioni, mentre solo l’11% ha avuto la prima esperienza in sola presenza dei coetanei.
Tuttavia, il ‘gruppo dei pari’ resta determinante rispetto all’uso di alcol: infatti, la suscettibilità al consumo di bevande alcoliche è risultata correlata al ruolo esercitato dal circolo amicale. Inoltre, alla domanda 'perché i giovani bevono?’, il 46,8% degli intervistati ha risposto ‘per adeguarsi al gruppo’, in aumento rispetto al 2012 (anno in cui la percentuale era del 45,1%). Al contrario, i fattori socio-economici e la facilità di procurarsi tali bevande non assumono un ruolo centrale nel modellare i comportamenti di consumo e di abuso.
Nonostante questi elementi positivi, l’argomento del consumo/abuso di alco lnon sembra particolarmente presente nelle discussioni familiari, tanto che solo una famiglia su sei ha affrontato il tema dei rischi legati al consumo di alcol (46,8% contro il 45,1% del 2012).
“Gli elementi che influiscono maggiormente sul comportamento dei giovani rispetto all’alcol”, ha commentato il Professor
Enrico Tempesta, Presidente del l’Osservatorio Permanente sui Giovani e l‘Alcool, “continuano ad essere i contesti di tipo collettivo, nei quali il gruppo dei pari può agire come leva induttiva del bere, compreso quello eccessivo. Per contro il contesto familiare mantiene una funzione positiva e regolativa, inibendo i consumi eccedentari”.
L'indagine conferma che è sempre molto forte tra gli adolescenti la tendenza a bere per "look" – afferma
Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio Adolescenza. “Il bere non quindi come abitudine radicata (i dati da questo punto di vista sono tutti in contrazione), ma come tributo sociale per confermare l'appartenenza al gruppo”.
Dunque, l’area su cui agire dovrebbe essere proprio questa, secondo gli esperti: “per combattere questo fenomeno”, conclude Tucci, “può essere efficace un intervento a più ampio spettro mirante ad irrobustire, negli adolescenti, la fiducia in se stessi e l'autostima, elementi che si oppongono naturalmente al rischio di subire troppo facilmente condizionamenti esterni”.
Viola Rita
*Sono solo alcuni dei dati emersi dall'indagine condotta da Sima e Laboratorio Adolescenza e presentata dall'Opga all'università di Pavia.
19 novembre 2015
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