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Cardiologia ASL VC. Impiantato l’“ombrellino” che mette al riparo dall’ictus

Il nuovo dispositivo previene l’insorgere di possibili ischemie cerebrali in pazienti, affetti da aritmie, che non rispondono alle terapie tradizionali. “Recenti studi  sull'uso di tali dispositivi nella prevenzione delle  tromboembolie celebrali in pazienti con fibrillazione atriale hanno riportato risultati molto incoraggianti  sia in termini di sicurezza che di efficacia, spiega il direttore della Cardiologia, Francesco Rametta. 

19 DIC - Ha la forma di un piccolo ombrello e in effetti la sua è una funzione protettiva. È stato installato per la prima volta nei giorni scorsi dalla cardiologia dell’Asl di Vercelli, diretta dal dott. Francesco Rametta, un dispositivo particolare che previene l’insorgere di possibili ischemie cerebrali in pazienti, affetti da aritmie, che non rispondono alle terapie tradizionali.

Si tratta di quella categoria di pazienti che più frequentemente possono andare incontro alla formazione di ostruzioni che, quando sono incontrollate,  finiscono con il colpire generalmente il distretto cerebrale. Nel 90% dei casi i trombi hanno origine nell’auricola sinistra, cavità che fa parte dell’atrio sinistro del cuore ed ha una forma di cono. Questo dispositivo consente di chiudere completamente l’auricola e impedire che eventuali trombi possano circolare.

Un ulteriore integrazione, dunque, nel pacchetto di prestazione specialistiche che la cardiologia dell’Asl di Vercelli offre ai suoi pazienti. Il dispositivo viene inserito accedendo per via percutanea attraverso una vena della gamba, viene portato fino all’trio destro per poi raggiungere l’auricola sinistra occludendola completamente.  La procedura, attuata in anestesia generale,  è stata eseguita in sala di emodinamica da una équipe multidisciplinare  di cardiologi ed anestesisti, con la collaborazione di due esperti internazionali. 

“Recenti studi  sull'uso di tali dispositivi nella prevenzione delle  tromboembolie celebrali in pazienti con fibrillazione atriale – sottolinea il dott. Francesco Rametta – hanno riportato risultati molto incoraggianti  sia in termini di sicurezza che di efficacia. Attualmente i pazienti candidabili a un intervento di questa natura sono coloro che soffrono di fibrillazione atriale permanente,  che presentano una controindicazione all’uso dell’ anticoagulante e sono a più alto rischio di sanguinamento e ictus”.

19 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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