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Trento. Ginecologa scomparsa a marzo. I sindacati chiamano in causa l’Ospedale: “Clima intimidatorio, i vertici lo sapevano e non hanno mai fatto nulla”

di Endrius Salvalaggio

Il 4 marzo Sara Pedri, giovane ginecologa di 31 anni, scompare. Sotto accusa finisce la sanità provinciale e l’ospedale Santa Chiara di Trento dove, secondo le testimonianze, regna un clima di terrore, ansia e umiliazioni. I sindacati accusano i vertici di avere messo la testa sotto la sabbia: "La fuga di medici dall’ospedale parlava chiaro. E la questione era stata anche posta all’assessore con una interrogazione in Consiglio”. Per fare chiarezza anche il ministero della Salute ha inviato gli ispettori.

12 LUG - Riflettori accesi da mesi sull’ospedale Santa Chiara di Trento dove, dallo scorso marzo, è scomparsa una giovane ginecologa, Sara Pedri, originaria di Forlì e che da qualche tempo prestava servizio nell’U.O. di Ginecologia ed Ostetricia. Una vicenda che ha coinvolto l'ospedale e lo ha travolto in pieno, perché, secondo alcune testimonianze, il clima di terrore, ansia e umiliazione vissuto dalla dottoressa in ospedale potrebbe essere alla base della sua scomparsa. Sarà la magistratura a chiarire cosa sia accaduto a Sara Pedri, ma intanto i sindacati (Cesare Hoffer per il Nursing up Trento, Giuseppe Varagone per la UIL FPL e Sonia Brugnara per la Cimo) sono scesi in campo per confermare le accuse mosse dal personale sanitario di quel reparto.

“Al di la della tristissima vicenda che ha visto la scomparsa di una giovane ginecologa di appena 31 anni, e sul cui giallo che coinvolge l’ospedale Santa Chiara di Trento dovrà far luce la magistratura, sono a constatare come in quel reparto ancora oggi continui a permanere un clima molto pesante se non addirittura intimidatorio – afferma Cesare Hoffer di Nursing up –. Questo quando le figure preposte, come la direzione Aziendale APSS e la Provincia di Trento, non solo dovrebbero garantire  il miglior clima di lavoro possibile a tutti i professionisti, ma intervenire altresì a reprimere ogni atteggiamento vessatorio ed intimidatorio. Questo a tutela del benessere psicofisico dei nostri e delle nostre professionisti! Personale già provato da quasi due anni di pandemia che continua a lavorare in un clima sempre più difficile ma che, allo stesso tempo, deve garantire alle mamme ed ai nuovi nati un'adeguata qualità assistenziale”.

“Sulla questione - ricorda Hoffer - era già intervenuto nel 2019, dunque più di due anni fa, il consigliere Filippo Degasperi presentando un'interrogazione all'assessore alla salute Stefania Segnana evidenziando come fosse possibile la fuga dei medici nell’U.O. di Ginecologia ed Ostetricia; addirittura 19 medici negli ultimi tempi erano andati via e nessuno si era mai chiesto il perché. Ecco, quell’interrogazione non ha ancora ricevuto una risposta da parte dell’Assessore alla salute Stefania Segnana e nel frattempo è accaduto quello che è sotto ai nostri occhi. Ora ci aspettiamo risposte certe, volte a ripristinate la verità dei fatti ed un clima di lavoro più sereno”.  

In questo contesto, secondo la UIL FPL Sanità del Trentino, a poco serve l’’indagine interna avviata dall’azienda APSS, “che oltre a trovare il tempo che trova, ancora oggi - riferisce Giuseppe Varagone Segretario della UIL FPL Sanità del Trentino - non ha interloquito con alcun sanitario dell’U.O., nonostante loro stessi avessero formalmente richiesto di essere sentiti. Recentemente, come se non finissero mai le sorprese, c’è stata anche una lettera interna che il personale infermieristico, ostetrico ed OSS, avrebbe dovuto sottoscrivere a difesa del reparto. Iniziativa, quest’ultima, inopportuna in quanto ha creato un ulteriore clima di tensione e vessazione in un personale già in difficoltà per quanto accaduto”.

A dire la sua è anche la rappresentante dei dirigenti medici Cimo Trentino, che pur non entrando nel merito della vicenda rileva che da un punto di vista sindacale, nonostante il clima nell'ambito del reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento fosse noto da tempo e non soltanto agli addetti ai lavori, non si sono trovati gli strumenti operativi per riuscire ad aiutare e correggere tale situazione.

“E' curioso osservare come l'alta dirigenza aziendale in questi anni abbia mai preso una posizione – incalza  il Segretario dei dirigenti medici CIMO Trentino, Sonia Brugnara - e che all’indomani del fatto si sia subito affrettata a dichiarare di non essere mai stata a conoscenza della situazione interna a quel reparto, quando non più tardi del gennaio 2019 almeno il nostro Sindacato con comunicazione via Pec chiedendo ad DG di allora conto di quanto veniva segnalato dalla stampa, a riguardo  dell’interrogazione di Degasperi e sulla situazione nel reparto di ginecologia. E' oltretutto curioso come a quella Pec nessuno abbia mai pensato di rispondere nemmeno per togliere qualsiasi dubbio”.

E' evidente continua Cimo, alla luce di quanto sta emergendo in questi giorni, che allora si è preferita la strada del silenzio, ad una opportuna necessità di verifica che avrebbe portato ad altre verità. Nuovamente, rileva Cimo “una estrema e annosa difficoltà ad interloquire con APSS che ha spesso puntato sul mancato riscontro alle nostre sollecitazioni anche formali quasi non fossimo considerati titolati ad intervenire su aspetti quali benessere e tutela della salute dei lavoratori”.

“Osserviamo con profonda amarezza che solo l'intervento esterno degli ispettori ministeriali ha  garantito l'imparzialità almeno formale della procedura, ma anche a questo passaggio si è arrivati attraverso una progressione mediatica che non dovrebbe essere il normale percorso nell'identificazione e la risoluzione dei problemi della sanità pubblica”, conclude Brugnara.

Endrius Salvalaggio

12 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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